C’era una volta …
C’era una volta un mese
C’era una volta una città in festa
C’era una volta un sindaco
C’erano una volta due squadre
C’erano una volta degli ultrà
C’erano, come tante volte, interessi …
Una volta c’erano tutte queste cose che si erano ritrovate insieme.
Era dunque una domenica nel mese di novembre e due squadre di città vicine, giocavano un derby calcistico. Una di queste due città però, era famosa per fortuna sua e dei limitrofi perché, grazie al suo sindaco, sapeva illuminarsi, in occasione del Natale, come nessun’altra in Italia. Tutti la volevano vedere. Si organizzavano pullman, comitive, tutti volevano poter dire di aver visto le sue luci.
E dunque, proprio in quella domenica, di quel mese vicino al Natale, quando già gli addobbi erano pronti per esser visti da tanti turisti assetati di luce, comparve il “derby”.
In quelle zone, quando cominciavano a tirar fuori i palloni, non c’era luce che tenesse sapete? Perché anche se portano gente, aumentano il turismo, fanno muovere l’economia, sono anche luci che hanno bisogno di spazio. Perché si intasano le strade, si bloccano le autostrade, i treni sono sovraffollati al punto da non poterci salire. L’altro lato della medaglia. Perché dove c’è chi ride molto, un piccolo prezzo ci sarà da pagare per altri. Fa parte del gioco.
E in quella famosa domenica, quando si seppe che dovevano comparire gli ultrà, nacque appunto un problema. Chi avrebbe dovuto pagare, in quella domenica di quel preciso mese? Il cattivo è sempre l’indiziato migliore e poi ha delle molle che lo fanno scattare sempre allo stesso modo, come un giocattolo, quindi è prevedibile.
Così gli si può preparare uno scherzetto, è da poco passato Halloween, visto che parliamo di fantasia …
Così, come ai bambini a cui prometti di portarli al mare e poi non mantieni la promessa, così ai cattivoni ultrà, prometti i biglietti della partita e poi dici che loro non entreranno. E i pupazzetti con le molle scoperte, scattano proprio come previsto. Urla, minacce, onore messo in discussione, tutti o nessuno! E nasce il colpevole.
Per ordine pubblico però, i bravi tifosi della città delle “luci” erano già allo stadio, solo qualcuno girava per strada e con un certo atteggiamento come dire, un po’ da padrone di casa, chiedeva ai vari turisti di mostrare documenti per riconoscerne la provenienza. Ma parlavamo di ordine pubblico e quindi non dimentichiamo i tifosi allo stadio. Come si fa? Bisogna che la partita abbia inizio. E allora, a fronte delle minacce dei giovanotti a molle scoperte, dei tasti sui portafogli delle società che hanno tutti la stessa combinazione, ecco che il magico fischio d’inizio “fu fischiato”. E tutto iniziò, con sventolii di bandiere e la certezza che si erano risolti un sacco di problemi con poche mosse. Ma …
Ma sotto il maleficio della strega cattiva, molti giocatori ospiti furono colpiti proprio dal colpo della strega e, tramortiti al suolo, non potettero dar vita a quell’incontro che tutti aspettavano. E fu già lì, dopo pochi minuti dall’inizio della festa, che dovettero chiudere le porte, perché mancavano i protagonisti. Che peccato! Davvero venuta male. Solo che poi, quello che forse non era stato previsto, era che di quella festa così mal riuscita, parlasse quasi tutto il mondo. Ognuno diceva qualcosa e trovarono subito e ovviamente i colpevoli.
E chi aveva avuto le molle scoperte era davvero colpevole: di ignoranza e di paura. E chi aveva mosso quelle molle? Un po’ meno, perché non è che tutti avevano davvero pensato che dovessero immolare qualcosa per salvare la città delle “luci”. Non ne aveva tratto nemmeno un po’ di benefici in questa storia. In genere, anche quando ci sono dei cadaveri si cerca di trarre vantaggi, invece nei vari servizi dei giorni a seguire, mai un cenno a quelle belle iniziative che avrebbero rischiato di essere bloccate in quella domenica, in quel mese vicino a Natale.
Nelle favole spesso poi arriva l’eroe e libera tutti. Nella vita non sempre c’è un eroe, ma ce ne dovrebbero essere tanti. Tanti capaci di agire non spinti da molle, ma da un cervello pensante, in modo da sorprendere chi li crede molluschi.
Bisogna avere coraggio per diventare eroi. Sarà per questo che ci sono poche fiabe.
Martin Luther King mi ricorda, da un segnalibri sulla scrivania queste parole:
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò ad aprire e vide che non c’era nessuno”
- Cerco l’uomo.
- Le serate con gli autori
Purtroppo la fiaba è andata in onda, peccato che dalla società interessata non s’è alzato il coraggio ad aprire la porta ma dei semplici uomini interessati e devoti al solo Dio Danaro, che oggi la maggior parte del mondo adora e fa di tutto per averlo. Poi dobbiamo sentirci umiliati dal mondo per la farsa recitata in quanto non conosce tutta la storia, e chi ha richiesto ai giocattoli a molle di dotarsi della famigerata tessera per assistere a tutti gli eventi della propria squadra non ammette la propria sconfitta ma promette il pugno di ferro. Con questo non dò ragione ad una parte e torto all’altra ma dico smettiamola di fare sempre le cose all’Italiana, diamo certezze (anche di pena), purtroppo in un paese come il nostro questa è la normalità e chi paga è sempre chi non riesce a scaricare il barile.
Concludo con una frase del mio professore di diritto che non dice nulla e dice tutto: “L’omm tann è omm quand fa l’omm”.
Complimenti Paola leggerti è bello e fa bene al cervello ed all’anima.
G the angel
Hai ragione, ci inchiniamo al dio denaro e perdiamo di vista molto altro. Questa è la mia rabbia. Sapere che ci sono falsi “uomini” che decidono per molti. Ma convieni con me che spesso i molti danno appunto l’occasione per la loro prevedibilità, manovrabilità e purtroppo strumentalizzazione. Te lo dicevo in tempi non sospetti: potevate aver ragione e far parlare di voi in positivo, come di chi non cade nella trappola, ma un’altra occasione è stata sprecata. Eppure io dico che non è mai troppo tardi. Non mollare è uno dei miei motti e tu lo sai bene.
Sono contenta di procurare un pò di piacere con le mie paroline. Grazie, buona giornata e a presto.