Una vita a foglietti

Il lungo tappeto blu

20160525_151842Esiste una finestra in Via Gaudiosi. È stretta, ma ha due particolarità: affaccia su Monte Finestra ed è piena di sole. Cosa c’entra questa finestra lasciata più di 25 anni fa in questa Chiesa di Napoli? Sarà la grande luce che arriva anche qui, o queste mura di pietra che sanno d’antico, sarà quella figura che mi torna in mente. La vedo lì, in quella finestra a godere di una luce che non so se oggi esiste per davvero anche nella sua vita, mentre penso che i sui occhi guardano proprio qui. Qui, dove doveva essere e non c’è.

Guardo questo lungo tappeto blu, anzi lunghissimo. È una chiesa immensa e anche questo non mi sembra casuale.

Vedo la coppia che si avvia dal portone così lontano, quasi posso contare i loro passi e leggere i loro pensieri. Ma sono i loro o i miei? Un lui e una lei sottobraccio. Bellissimi, emozionati, ogni passo è un allontanarsi da una vita vecchia per andare incontro ad una nuova, ma è anche un macigno in più che segna barriere ancora più alte. Un piede dopo l’altro, non fanno rumore non alzano polvere, ma affondano in qualcosa che è una specie di colla invisibile che stringe il cuore, ma non lo può soffocare. Non deve.

Questo abbiamo detto è un inizio, è una nuova tappa, una nuova storia.

Allora ascoltiamo l’Ave Maria. I brividi di questa musica, indefinibile nella sua delicatezza, appoggia una mano affettuosa sul nostro cuore in tumulto e non resta molto spazio per altro che non siano i sorrisi e le lacrime, di gioia, per questi giovani sposi. Ave Maria, gratia plena… e la promessa diventa realtà.

sposiIl ritorno verso il portone è diverso, la coppia cambia, fuori ci mescoliamo tutti; riso, fuochi di carta e mentre la Jaguar porta gli sposi verso una Posillipo meravigliosa, noi rifacciamo la strada a piedi dentro questi vicoli rumorosi, affollati, che mostrano e offrono di tutto. E se sei in giro per Napoli che fai, non prendi il caffè? Prima sosta in un bar; De Crescenzo in sottofondo e in questo momento ci sta benissimo. Il caffè è degno della fama della città e un novo flash si chiude.

Terzo tempo. Undicesimo piano al centro della città, una terrazza con vista mozzafiato. Il traffico arriva ma non è un rumore, siamo troppo in alto per avvertirne il fastidio. Arriva come l’odore del mare delicato e pregnante, persistente e infinito.

Siamo pochi, tanti, siamo quelli che restano. È un giorno bellissimo, Carmine e Giovanna sono bellissimi. Non per il significato in sé del termine, no. Sono belli perché sono sereni. Si sono voluti, hanno scelto un gesto che definisse un rapporto già solido e questo li rende distesi e consapevoli.

Lo guardo, non voglio essere di parte, ma lui l’ho tenuto in braccio. Mi tornano in mente le prime immagini della sua comparsa in famiglia, la prima volta che l’ho portato con me, i suoi studi, le passioni con cui l’ho infettato, dai Mac alle fotografie…

È questo che rende famiglia: la storia. Non sempre sono ricordi belli, ma l’importante è averli. Sono quelli che mancano che fanno male. Ma noi di questo giorno potremo raccontare la piacevole accoglienza, l’intrattenimento sapiente dell’hotel, la tranquilla attesa dopo le maratone dei giorni passati. E come non citare i bambini splendidi, da Matilda di pochi mesi appena a Marta, Ilaria, Stefano, Paky che abbiamo appena conosciuto. E poi storia a parte la fa Greta. Mi scuseranno gli altri, ma lei meriterebbe parole a fiumi perché da quando è arrivata, poco più di un anno fa, non ha fatto altro che regalarci sorrisi e felicità. Grande merito va ovviamente ai suoi genitori, Valeria e Stefano che la colmano d’amore senza opprimerla, rendendola solo gioiosa e meravigliosamente splendida.

Le sue passeggiate tra i tavoli, le foto che tutti le scattavano e a cui non negava mai un sorriso come una vera star, gli occhi dolci per zio Carmine che è assolutamente ai suoi piedi, sono state qualcosa di veramente bello. Bello come solo i bambini sanno essere.

Ci siamo divertiti, abbiamo dovuto e saputo scegliere: tra la rabbia e il dolore e abbiamo voluto la pace. Ci sono compagni di viaggi che restano con te fino al capolinea, atri scendono prima, qualcuno sale in corsa. Questo è il nostro percorso e dobbiamo andare avanti.

Il lungo tappeto blu resterà come un ponte tra quello che è stato e quello che sarà. In ogni caso con gratitudine, perché ogni passo che abbiamo compiuto ci ha resi ciò che siamo e noi, ne siamo estremamente orgogliosi .

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