Incontri per crescere: BeHealth
Sono di nuovo in un treno. Torno a casa dalla stessa città da dove qualche tempo fa tornavo ogni settimana, ma con motivazioni completamente diverse.
Un tempo era il mio tempo con Claudio, c’erano i nostri giochi i nostri piccoli segreti, le nostre risate e le nostre ore passate a ripetere all’infinito le stesse azioni che significavano imparare e crescere e conoscere.
Questo è un viaggio diverso. È il seguito di un incontro di qualche mese fa, di una sfida che ho deciso di accettare, di un’opportunità che ho deciso di voler creare. E questo viaggio è la prima risposta.
Incontro con la dirigenza dell’azienda, partecipazione al nuovo che si sta creando; che dovremo creare.
Quando sono arrivata, sola, alla stazione Tiburtina quel 19 di dicembre 2019, avevo un trolley e curiosità come bagaglio. Non c’erano aspettative, non c’erano grandi proclami. Di quelli ne ho sentiti tanti e spesso non sono diventati altro che parole sprecate. C’era molto silenzio dentro di me, non intorno. Intorno c’erano persone nuove, mai viste, ma che per qualche motivo viaggiavano con me per la stessa destinazione.
Un primo pasto veloce, qualche scambio di esperienza che sembravano coincidere, ma continuavano a non conoscersi. E ancora silenzi e occhi aperti.
In azienda ad attenderci oltre a Salvo, altri volti nuovi e ancora di più, le domande.
All’ingresso degli uffici, roll-up con immagini familiari si mescolavano con altri mai visti. Come il nostro gruppo che era cresciuto nel frattempo, e mi aveva regalato vecchie conoscenze: Carmen, Giorgia e Fernanda che era stata con me nel breve trasferimento Tiburtina Formello, senza che l’avessi neanche riconosciuta.
Poi l’arrivo di Guido, Beppe e volti noti. Per noi una sala riunioni, cartelline, posti limitati intorno ad un tavolo e curiosità che si è messa da parte per dare spazio all’attenzione. Non sapevo assolutamente cosa avrebbero detto, ma sapevo che sarebbe stato molto importante.
A quel tavolo io non avevo portato nient’altro che la mia determinazione. Ero fermamente decisa a capire se quell’informazione che avrei ascoltato a breve, potesse diventare la MIA opportunità.
Prima di iniziare la firma per la riservatezza, a sottolineare quanto contava esserci a quel tavolo, per sapere in anteprima ciò che sarebbe stato.
E nelle ore successive, tra Beppe e Guido, abbiamo saputo.
Le mie reazioni sono state contrastanti, confesso. Per alcuni versi scoprivo che alcune delle cose che mi avevano colpito del vecchio progetto, venivano cambiate, ma era anche la logica conseguenza di una necessità di spinta che dentro il mondo del Network non può mancare. E quel nome nuovo che si era andato a formare e quella Formula che diventava ulteriore opportunità. Pensieri su pensieri. Vecchi ricordi, nomi che frullavano in testa e una sola certezza: lavoro, lavoro, lavoro.
La pausa e l’incontro per la cena. A quel punto però tutti insieme. Di nuovo un gruppo. Scollegato, sconosciuto, ma un gruppo. Posti a sedere casuali. Dirigenti, presidente, manager, stranieri, dipendenti e noi. Serata piacevolissima. Come vecchi amici che si ritrovano e si raccontano le cose di tutti i giorni; storie di vita, di famiglia, di amori finiti e altri cominciati, di scelte di lavoro, di passione per il naturale, l’amore per i figli e la scelta di non averne… Pezzi di vita. Come sempre accade quando si è in presenza di vite che si vivono.
Il trasferimento agli alloggi. L’agriturismo già conosciuto, bellissimo che ci aspetta. Io e Fernanda insieme, diverse abitudini che si uniscono e si organizzano. Una notte che comincia tardi, tra i mille pensieri che provano a trovare posti giusti e giuste collocazioni in una storia che ancora non è chiara, ma che vuole delinearsi in maniera prepotente. Una notte che finisce presto, sono le 5,00 quando riapro gli occhi che poco si erano chiusi in verità.
Prepararsi senza dare fastidio e poco dopo le 7,00 essere già nella sala della colazione. Mattina grigia. Il passaggio obbligato nel giardino umido di rugiada, e il cielo che ancora trattiene uno spicchio di Luna curiosa. Poi il camino acceso a ricordare l’odore di casa e quei tavoli vuoti che vado ad occupare insieme alle mie riflessioni.
Dura poco però; non devo essere la sola carica di pensieri. Salvo, poi Giorgia, poi Carmen arrivano. Mescoliamo le nostre prime impressioni tra caffè e dolcini. Un’altra ospite si siede al tavolo accanto e mostra il nostro stesso apprezzamento per il luogo, il servizio, la cortesia.
Ma il tempo è prepotente. Corre mentre tu ti distrai e tra un imprevisto di lavori in corso e strade chiuse, arriviamo in ufficio di nuovo per questa mattinata che ancora non sappiamo cosa ci racconterà.
La sala dove dobbiamo accomodarci non è la stessa di ieri. È più grande, come il tavolo al centro. Tante sedie e si intuisce che questo incontro sarà per tutti coloro che sono stati invitati alla due giorni di lavoro.
Tante donne. Tante bellissime donne sorridenti, entusiaste e curiose. Ci guardiamo scrutandoci un po’. Sappiamo che qualcosa ci unirà ma non ci conosciamo, non sappiamo ancora abbastanza cose le une dell’altra.
I manager si presentano a rotazione. Ritrovo i nostri e scopro i nuovi e poi si va. Ciò che era stato anticipato ieri separatamente, diventa oggi il primo incontro di un percorso che proseguirà in gruppo.
Sono tante le cose dette, sono tante le cose da fare. A tutti è data la parola per presentarsi e scoprire così che veniamo davvero da tanti diversi punti dell’Italia e anche dall’estero: Spagna, Romania, Repubblica Ceca. I commenti più ricorrenti sono giustamente di soddisfazione, di gioia. Quando è il mio turno mi viene fuori una parola un po’ più pesante: responsabilità. Perché davvero di fronte ad un progetto così ambizioso, sarebbe troppo facile vedere solo la luce che brilla e lasciare in secondo piano la necessità di contribuire a tenerla accesa, per certi versi accenderla quella luce.
E tutte queste impressioni vengono poi messe per iscritto. Un foglio da compilare. Pensieri, propositi, mezzi per raggiungerli. Io di nuovo davanti ad un foglio, io di nuovo a trasferire i pensieri e le emozioni su un foglio che qualcuno raccoglierà e che forse un giorno si tirerà fuori per ricordare ad ognuno di noi da dove siamo partiti, e scoprire dove saremo arrivati.
Il tempo che passiamo insieme a ranghi sciolti, mentre gustiamo chicche di una cucina preparata per noi su un tavolo allestito in maniera spettacolare, lo usiamo per scambiare piccole impressioni, prime considerazioni di un futuro che arriverà a breve e che dipenderà da come noi lo faremo essere.
Siamo vicini al Natale, il regalo ci sta. E prima di andar via, sulla lavagna su cui il giorno prima avevamo scoperto parti del nuovo percorso, andiamo a scrivere i nostri nomi. Mentre aspetto il mio turno vedo uno spazio in alto e con i nomi che si susseguono noto che nessuno va ad occuparlo. Lo scelgo per me. Mi piace.
Dopo poco siamo di nuovo in macchina per trasferirci alla stazione, a prendere il treno che ci riporterà a casa. In tante direzioni diverse. Nella stessa valigia del giorno prima sono cambiati i contenuti. Adesso la curiosità è diventata conoscenza. Il lavoro deve arrivare all’obiettivo. Il futuro che sarà, dipenderà da quello che saremo capaci di fare.
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