La magia di sei mesi
Siamo arrivati già, o forse appena, a sei mesi. Centottanta giorni di scoperte, di conquiste, di cambiamenti piccoli ma straordinari.
Forse questa pagina qualcuno poteva immaginarsela prima, ma l’attesa non è stata casuale. Non aspettavo questo mezzo compleanno, anche se ora ne colgo l’occasione, ma piuttosto una consapevolezza un po’ più mia.
Tanti mesi passati a guardare foto, a vederti crescere, ad aspettare sorrisi e smorfie che riempissero le nostre giornate. Ora qualcosa è cambiato. Non ci sono più attese, il tempo ha un significato diverso e tante cose hanno una prospettiva nuova.
Tutte le volte che mi sono ritrovata a contatto con te, sono tornati vecchi ricordi e mi sono di nuovo meravigliata dell’immensa dolcezza che un bambino emana.
E la domanda più frequente che mi sono fatta è: quanto tempo dedichiamo ai nostri figli? Quante volte ci siamo stati quando hanno improvvisato quel sorriso mentre dormono, “sognando gli angeli”, come dicevano i nostri nonni; quante volte ci siamo lasciati conquistare da quelle piccole braccia che si aggrappano nel momento che precede appena il sonno, quando confidano in noi, quando non possono avere altro che un istintivo senso di fiducia in chi li sta cullando e proteggendo da ogni bruttura del mondo? O quando aprono quelle piccole bocche da uccellini chiedendo la pappa, sorridendo grati ad ogni cucchiaino che ricevono?
Quante volte abbiamo saputo capire quale gioco o quale gesto a loro piace per distrarsi, per sorridere, per scacciare le lacrime dei piccoli dolori, o solo di un risveglio improvviso?
Quanto, del tempo disponibile, abbiamo dedicato proprio a loro, che aspettano di essere accompagnati in ogni piccolo passo, in ogni nuovo gesto.
In tanti ci siamo chiesti a cosa pensano i bambini, ma forse semplicemente non pensano e vivono di solo istinto, ma noi piuttosto, cosa pensiamo grazie ai bambini? Noi che abbiamo facoltà intellettive, noi che siamo intelligenti e con una certa cultura, come ci interroghiamo di fronte al mistero di una vita che ci viene affidata, di cui avremo responsabilità fino a che “morte non ci separi”?
Faccio queste considerazioni e mi tornano in mente immagini di bambini usati, sfruttati, abbandonati, allontanati da quel mondo di protezione che ci impegniamo a creare per loro quando li concepiamo, e che poi non sempre riusciamo a mantenere. E non parliamo di possibilità.
L’amore è un sentimento e come tale non ha un costo. Ma anche se tutti possono amare, non tutti lo fanno.
Eppure vi chiedo di dedicare un po’ del vostro tempo ad un bambino; i loro gesti spontanei, i loro sorrisi disinteressati forse vi faranno ricordare che non sempre le cose devono avere un prezzo.
E se questo concetto restasse un pochino più impresso nelle nostre menti che, crescendo, invece di allargarsi si restringono sempre più, forse guarderemmo il mondo con occhi diversi.
Forse non proprio quelli innocenti di un bambino, ma nemmeno quelli da orsi famelici quali sembra che siamo diventati.
- Dal diario…
- La casa senza tetto
Quante verità!
“Anche se tutti possono amare, non tutti lo fanno”, è bellissima questa osservazione.
Voglio credere che non lo fanno perchè non “sanno farlo”, e il motivo è quasi sempre per la cattiva educazione ricevuta, e per l’egoismo spietato e imperante che toglie ogni possibilità di dedicarsi ad altri. Non ci si dedica più nemmeno ai propri figli, al primo posto c’è l’io, c’è la carriera, lo chiede la modernità, la voglia di apparire, di realizzarsi nel lavoro. Peccato, si perdono molto.
Io sono stata fortunata, i miei figli li ho gustati fin dai primi giorni e per molto tempo.
Mi è negato con i nipoti, ma non si può avere tutto.
Ho una poesia che tratta l’argomernto, mi sono immaginata di parlare a Fili, il mio nipotino, e gli ho detto che “non tutti gli altri corrono felici e che ci sono bambini che portano la croce”.