La sosta del tempo
La morte è uno spazio sospeso nel tempo. Troppo spesso non gliene dedichiamo il giusto per entrare nella nostra vita, per capirla, sentirla, farla nostra. La guardiamo male, la vorremmo cancellare, la condanniamo e non ne capiamo l’importanza, tantomeno il senso.
Ma oggi il tempo un po’ si è fermato.
Siamo in questi nostri giorni eppure tutto pareva sospeso, portato indietro. Sarà stata la piatta calma di una domenica pomeriggio, sarà stato rivedere volti che mi mancavano da tanto e che tanto tempo fa vedevo molto più spesso, sarà stata quella folla di persone in un cortile, uno spiazzo sul corso vecchio di Nocera, ma che poteva essere il cortile di Cupa o di uno di quei posti antichi che ho visto tante volte.
In casa comportamenti che mescolavano la tradizione dei festeggiamenti con i dolci sul tavolo, con gli abbracci silenziosi e gli occhi lucidi dei parenti.
Angelo è andato via. Si è allontanato da questa nostra compagnia e nel momento della sua morte, io, e non solo, scopriamo di grandi scelte che ha fatto attraverso piccoli gesti. Un nome in più su un manifesto, una persona inserita tra i figli legittimi, ma i figli chi sono? Quelli che partoriamo o quelli che cresciamo con amore?
Mi vengono in mente situazioni vecchie, tanti ragazzi che pensavano a scherzare, a divertirsi e nel frattempo crescevano e maturavano valori che avrebbero portato nella vita di ogni giorno.
Nel tempo… questo tempo a cui continuo a pensare, guardando le rughe sui nostri volti, dettagli nelle crepe dei muri e quella scala; una scala che ha impiegato tempo ad occupare spazio, e quell’erba che, con ancora più pazienza, se ne è appropriata, non permettendo più nessun passaggio.
Tempo immobile, segnato dalla quantità incredibile di mozziconi di sigarette sul cemento dissestato. Anche all’aperto l’aria è piena di nicotina, non fumavo così involontariamente da tanto.
Poi il lungo applauso quando lasci per l’ultima volta la tua casa. Il tratto di strada fino in chiesa è breve, ti portano a spalla. Non ci sono macchine a disturbare il cammino, non c’è nessuno che abbia fretta in questa calda domenica di marzo.
Sei nei ricordi di tutti. Non ci sono stati gesti eclatanti, tanto contegno e parole, ricordi. Pensieri di chi ti ha raccontato come un esempio. Tu, il gigante buono colpito alle spalle, tu, che hai tenuto altissimo il valore della famiglia e dell’amicizia, te ne sei andato per primo. Come un fratello maggiore che va in avanscoperta, a tastare il terreno, a verificare che sia tutto a posto
Ti sei preso del tempo rispetto a noi. Noi siamo stati premiati di altro tempo rispetto a te.
Torniamo indietro, la strada è stata riaperta al traffico, come sempre la vita riprende. Siamo silenziosi, ripassiamo davanti a quella scala che voglio ricordare e vedo che tutto è stato ripulito; niente più cicche a terra, nessuno più in cortile, porte chiuse, solo silenzio. In abbondanza.
È durato poco questo nostro incontro caro Angelo, ma è stato bello essere con te, con tutti voi ancora una volta, come ai vecchi tempi. Quando in quei vicoli sorridevamo della nostra gioventù, certi che il tempo fosse dalla nostra parte. Ora tu ci hai ricordato che può sfuggirci e, col tuo sacrificio, sembra che tu ci dica ancora qualcosa: abbiatene cura, perché prezioso è il tempo e quando si ferma per farci riflettere, non abbiamo il diritto di sprecarlo.
Questa piccola parentesi in una calda domenica di marzo, ci è costata una vita.
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