Una vita a foglietti

L’esame di maturità

scuola_dizionario_phixr_thumb400x275La licenza liceale è segno di una prima maturità raggiunta. E’ la possibilità di raccogliere i frutti di una semina durata anni, che non si conclude definitivamente, ma permette di incamerare buona dose di fiducia, consapevolezza e conoscenza. Ma conoscenza non solo nel campo scolastico, conoscenza nel campo della vita.

Questo è il primo passaggio importante, il primo confronto con il mondo esterno, con quelle regole che vengono fatte per tutti ma che molti  interpretano a modo proprio.

Questo è il primo voto che ti dà una misura del tuo valore, ma a seconda di come lo vuoi leggere.

Questo è il primo momento in cui vieni buttato nella mischia e cominci a capire con che regole si gioca: spesso sporche.

Ovviamente sono coinvolta in quest’anno di “giudizi”, ma voglio precisare che il voto della persona che mi appartiene è stato commentato e accolto con una maturità e una soddisfazione che mi rendono assolutamente orgogliosa. Quello che scrivo è il frutto di considerazioni fatte scoprendo valutazioni generali e perché ho vissuto la storia di questi cinque anni. Conosco molti protagonisti, ricordo molte frasi, molte promesse, molte aspettative, molti complimenti e anche tante atteggiamenti che speravo migliorassero nel momento cruciale. Ma così non è stato. E allora mi interrogo a voce alta insieme a un foglio bianco.

Se quello che si raccoglie all’esame di stato è il frutto degli anni precedenti, se il voto buono, ma veramente buono deve essere riconosciuto a chi ha dimostrato di essere il migliore in tutto per tutti gli anni, allora è giusto così. Il 100 è per pochi, è il segno di un’eccellenza. Qualcuno potrebbe dire che eccellenti si può esserlo non solo nelle materie scolastiche, ma anche per personalità, inventiva, capacità di relazionarsi, ma queste non sono nel percorso scolastico e quindi… Ma quando poi l’eccellenza diventa per tanti, un po’ perde del suo sapore speciale. E anche chi lo riceve, forse non proprio meritatamente, nel segreto della propria coscienza avrà un po’ di vergognoso ritegno a confessarlo a chi quel percorso lo ha condiviso e sa quanto sia vero o falso.

Ma il problema non è per il voto 100. Il problema è per il modo in cui si arriva a stabilire un qualsiasi voto.

Le mie domande sono : cosa si premia in un esame di Stato? La continuità del percorso scolastico? La prova scritta? La prova orale? La capacità di saper essere esaminato da persone “estranee” e reggere la sfida? La tolleranza per chi credi che stia balbettando per l’emozione? Perché in quello che ho visto c’è un insieme di tutte queste cose, ma non per tutti valutato allo stesso modo. Come mai? Ci sono regole che decidono un modus operandi di tutte le commissioni? O ognuna può avere un metro di giudizio diverso dall’altra? Perché si vedono voti talmente bassi che ti chiedi come abbiano potuto avere l’ammissione agli esami e come ci sono arrivati al quinto anno di liceo? Sono talmente scadenti ma te ne accorgi solo adesso? O prima non si potevano bocciare perché altrimenti i nuovi non si iscrivono? E senza un tot numero di alunni la scuola non va avanti? E allora che vadano tutti avanti e vengano poi umiliati con un misero 60 o 65. No, non dovrebbe andare così!

E ritorno al dilemma dei nostri tempi: come mai l’Italia è messa così male? Come mai esiste tanta corruzione? Come mai abbiamo tanta gente incompetente in ruoli di strategica importanza? Come mai siamo succubi e schiavi di un’Europa e di un mondo che sa delle nostre ricchezze e sta tramando per portarcele via? Come mai non abbiamo speranza e morale e codici etici a governare la nostra vita e le nostre azioni? Una risposta è questa: perché da subito, dalle piccole cose, noi mostriamo il peggio ai nostri ragazzi.

Questi nuovi licenziati (in maniera preventiva), cosa porteranno come fresco ricordo delle loro fatiche? Saranno tutti contenti, soddisfatti e volenterosi di affrontare la vita, il mondo del lavoro o l’Università, che a detta di chi l’ha già fatta “è peggio?” Quanto sapranno capire delle loro reali potenzialità con tutta questa confusione e dubbi che sono nati in loro? Confusione che riguarda la maggior parte di loro, indipendentemente dal voto preso.

Gli insegnanti dovrebbero rispondere a questa domanda. Dovrebbero spiegare qual è il trucco che trasforma il 6 in un 9, dovrebbero chiedersi come mai i ragazzi non si sentono quasi mai tutelati, dovrebbero sapere che da quelle prime magie che compiono, nasce poi la cattiva predisposizione a credere che le cose siano dovute e non da meritare, che la vita è per chi ha simpatia e non capacità, che il futuro in qualche modo è scritto nelle nostre conoscenze e non nelle nostra applicazione.

Meditate cari professori, altrimenti la prima insufficienza tocca a voi e al vostro sistema malato che ha fatto diventare le scuole delle aziende con profitti da far maturare a fine anno e non il luogo dove ci sono ragazzi da istruire alla scuola della conoscenza e della vita, per essere poi donati al mondo.

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