Mariolina Venezia chiude la Primavera Einaudi con “Rione Serra Venerdì”
È l’ultimo appuntamento della Primavera Einaudi a Cava de’ Tirreni, l’autrice che chiude la rassegna è Mariolina Venezia, già vincitrice del Premio Campiello con il libro “Mille anni che sto qui” e che stasera presenta “Rione Serra venerdì”, un altro libro che ha come protagonista l’investigatrice Imma Tataranni.
Ma stasera, proprio perché si chiude un ciclo, Claudio Bartiromo, responsabile Einaudi e promotore dell’iniziativa, si prende un po’ di tempo in più. Per i saluti, per la presentazione dell’autrice, ma soprattutto per lanciare una nuova sfida. Una di quelle che lasciano a bocca aperta già al solo pensarle, ma, conoscendolo abbastanza bene, immagino che abbia già vagliato a fondo la situazione e che, con la determinazione che lo contraddistingue, avrà buone possibilità di riuscire. E io, ma come tutti immagino, mi schiero dalla sua parte: un Salone Del Libro a Cava de’ Tirreni, sulle orme di quello di Torino, mi sembra cosa notevole. Non aggiungo nulla per lasciare spazio alla fantasia di ognuno nell’immaginare cosa possa significare come potenziale di spinta un’iniziativa del genere per la nostra città e per l’intero territorio. A chi di dovere il compito di rendere vero questo sogno. E il primo a portare il peso di questa proposta è Armando Lamberti, assessore alla cultura della città e che si sente davvero caricare le spalle di un compito così imponente. Noi speriamo che regga!
Dopo questi preliminari che già hanno addolcito la sala come sempre affollata non solo dal Club dei Lettori, alla cui fondatrice Luisa e suo marito Antonio Ferraioli è andato il personale saluto di Claudio, ma anche da semplici appassionati, prende la parola Mimmo Viggiani, a cui è affidata la serata.
Già parlare di un giallo non è mai semplice, ma le poche cose che si potevano dire gliele ha soffiate Claudio e allora resta ancora meno spazio, ma non si lascia scoraggiare. Anche lui di origini lucane, chiede a Mariolina il perché di quel titolo così, apparentemente, strano.
E qui comincia il vero intervento di questa donna minuta, che ha ascoltato tutte le premesse alla sua serata con occhio attento, con rispetto e che, adesso che ha avuto la parola, ci delizierà, come scopriremo, di una serie di aneddoti – racconti, che renderanno l’incontro piacevole e costruttivo.
Matera è una città oggi famosa per i suoi “sassi”; così erano chiamate le antiche abitazioni, quelle che negli anni 50 circa, furono svuotate per insediare gli abitanti, nelle nuove case costruite su quegli appezzamenti di terreno che un tempo coltivavano, le loro serre. Da qui il nome Rione serra venerdì o anche Rione Apache. Questo secondo appellativo, spiega molto del cambiamento obbligato che la zona subì. Quella popolazione agricola, aveva poca dimestichezza con le “modernità” di un appartamento e la nuova gestione non fu propriamente semplice.
Questa spiegazione apre una prospettiva completamente nuova alla conversazione, anche se Mariolina, lasciata con un microfono in mano, sospetto che possa parlare per ore. E non è una colpa che le faccio, anzi. Piacevolissima da ascoltare, perché dimostra subito di avere qualcosa da dire.
Il suo intervento si allarga alla descrizione della sua protagonista, Imma, che non è bella, non è alta, non è curata, non va dal parrucchiere e neanche dall’estetista, non si sa vestire con gusto ed è pure antipatica. Uno di quei personaggi di cui non ti innamori, che non catturano le tue attenzioni, che non solleticano la fantasia. E non ha neppure l’intuito tipico delle donne sue colleghe! Ciliegina sulla torta è l’essere sposata con un uomo che l’adora e con il quale ha una vivace vita sessuale.
Come mai una donna così fuori dagli schemi? Questa domanda e la conseguente risposta, sono il succo di un pensiero, di una convinzione che nel corso degli anni, per l’autrice, è diventata forza. Imma Tataranni è una donna che crede nella legalità e questo è un ulteriore motivo di impopolarità, che si aggiunge al suo aspetto fisico e alla poca cura che ha di sé rispetto all’immaginario generale. Oggi essere onesti, così come essere intellettuali fa diventare noiosi, antipatici. Si è molto più abituati ai disonesti, agli imbroglioni, ai gusci vuoti.
Non scegliere il gusto scontato del lettore, è stata una forma di rispetto verso di lui, perché si può essere liberi di amare un personaggio diverso, che esce fuori dagli schemi.
“La cosa più facile non è sempre la più giusta”.
Qualcuno aveva avuto il dubbio che non ci potesse essere molta conversazione perché di un giallo poco si può dire? Errore madornale. Perché qui del giallo non parleremo quasi mai. Sapremo che la vittima è una ex compagna di scuola della Tataranni, che sarà la sua memoria elefantiaca a metterla sulla buona strada, ma il viaggio che percorreremo sarà molto più lungo, gli orizzonti molto più ampi, le verifiche molto più profonde.
Con Mariolina attraverseremo i luoghi della sua infanzia, toccheremo la Francia, faremo una capatina ad Istanbul per poi passare da Roma e ritornare qui e attraverso questo giro lunghissimo e breve allo stesso tempo, scopriremo i perché di tante scelte.
Il nostro passato, l’Unità d’Italia, la storia scritta come sempre dai vincitori e non dai vinti; la consapevolezza di voler raccontare e gli anni dedicati alla ricerca di “cosa” raccontare; la figura della donna, questa nostra idea occidentale di libertà che si vuole contrapporre alle donne obbligate al velo, ma siamo proprio così certe di non essere anche noi prigioniere di sbarre forse invisibili, ma che ci impediscono lo stesso di essere come vogliamo e ci impongono di mostrarci come gli altri ci vogliono?
E tante parole sulla “civilizzazione”, sui cambiamenti imposti dalla scoperta del petrolio, dalla modernità a cui tutti sembravano aspirare per poter ricevere benessere e intere popolazioni catapultate dalla vita rurale a quella industriale senza essere preparati e l’idea di oggi di una Matera idealizzata, ma che non tutti si preoccupano di conoscere per davvero. Perché dentro quei sassi c’era una storia, una delle tante cancellate dal progresso che cambia prospettive, tradizioni, abitudini e che spesso rende indifesi di fronte a ciò che non conosciamo e volubili e in balìa di nuovi valori di cui ci appropriamo, ma che non ci hanno modellati.
La serata però è anche fatta di letture, con Brunella Piucci, attrice per passione, che viene tra di noi a leggere, anzi a interpretare alcune della pagine del libro. Mimmo poi ha fatto una bella ricerca e, sulle parole di Brunella, ci regala video e foto molto significative su quel periodo del Brigantaggio, di cui forse sappiamo ancora troppo poco.
E scopriamo un altro valore di questo libro, il suo parlare delle minoranze che diventa opportunità per conoscere meglio le nostre radici. Radici dalle quali a volte fa bene distaccarsi per guardare da lontano, con occhi più critici.
Per questo Mariolina racconta che nel 1990 lei stessa ha girato un documentario sui sassi che fino ad allora erano stati considerati quasi una vergogna, come la testimonianza di uno stile di vita troppo vecchio, case dove non si erano mai chiuse le porte, fino a quando non sono arrivati ladri e privacy, una comunità dove non si era felici ma feroci, dove si viveva nella menzogna perché la verità poteva significare emarginazione. Poi arrivò Mel Gibson, la sua Passione e Matera è balzata agli occhi del mondo come un esempio di vecchie case “ecosostenibili”!
Il discorso, come spero sia chiaro, è stato veramente ad ampio raggio, la nostra serata è stata un bellissimo andare, una possibilità di valutare altre prospettive, come è giusto che un libro debba fare. Si legge per questo. Per avere spunti, visioni più estese, porsi delle domande e ricercare risposte.
Molti del pubblico sono intervenuti, per domande o solo riferimenti e ringraziamenti per le tante prospettive proposte. Una sola voce è sembrata stonata. Arrivare solo alla fine di una serata, ascoltare poche frasi , non saperle inserire in un contesto generale e dare un giudizio senza concedere quasi possibilità di obiezione è sembrato, oltre che poco cortese, soprattutto inadeguato.
Chi ama le parole, conosce anche il loro peso. Sa bene che una sfumatura rende un senso diverso ad una frase; sa che ometterne qualcuna cambia l’intero significato del pensiero; sa che ascoltare è una forma di rispetto troppo grande per poi poter conquistare il diritto di replica.
E dunque, in una serata così ricca, così piacevolmente sorprendente, ringraziamo anche un intervento del genere, perché ci sottolinea ancora di più la magia delle parole, di quanto possono influenzare i nostri comportamenti e dunque di quanta stima devono meritare. Niente sprechi, niente abusi.
- Al Rodaviva “La nave e la boa” di Antonino Tamigi
- A cinema con “Dafne” e l’Associazione A.P.D.D.