Una vita a foglietti

Metti una sera a cena. Con?

quattroMartedì sera esco dal teatro a Salerno e trovo la telefonata di Lolita. Non ci sentiamo da un po’, sono mancata all’inaugurazione della sua palestra per la concomitanza con altri impegni e immagino voglia farmi sapere di qualche sua iniziativa e richiamo immediatamente. Infatti.

– Giovedì sera facciamo una cena a casa mia, mi farebbe piacere averti con noi, siamo in pochi, una cosa tra amici –

E mi fanno dei nomi. Ho qualche problema di audio con il telefono e di connessione con il cervello dopo ore passate a seguire lo stage, ma in fondo non importa. Ho visto tante persone a casa sua e ognuna è risultata speciale in qualche modo, per cui non fa nessun problema chi siano in particolare.

L’appuntamento è sul tardi e quando arrivo sono ancora sola. Un saluto con Emma, la cugina di Lola, Vittorio il figlio, e poi lei, che trovo in gran forma, sempre bella e sorridente. Qualche chiacchiera mentre cambia il turno al suo fianco, il tempo di scoprire che Erika, l’amica assistente, si è trasferita un po’ troppo lontano per venire regolarmente e bussa di nuovo il citofono.

Con Emma entrano quattro persone, due coppie. Non ne conosco personalmente neanche una, ma riconosco una ballerina che ha fatto già qualcosa con la scuola di danza di Lola, una straniera di cui mi sfugge il nome, anche se sono certa che me lo abbiano anche ripetuto. E questa volta non è colpa del cellulare, ma solo della mia più assoluta ignoranza; che probabilmente aumenta ancora di più rispetto agli altri, ma al momento va bene così.

Restiamo insieme a Lola, la conversazione parte spontanea. L’argomento sono spettacoli, spazi, gestione pubblica, eventi e la palestra appena aperta che non si è presentata proprio al 100%, ma sarà pronta per l’inizio dei corsi.

Se ripenso a pochi minuti prima, a quanto eravamo sconosciuti gli uni con gli altri, e in verità lo siamo ancora, mi sembra che siamo partiti con il piede giusto.

Poi Emma ci invita in sala, è tutto pronto. La cena è come sempre preparata con la supervisione di Lola. Ravioli, spaghetti con fiori di zucca, uno spaghetto con le vongole solo per uno di loro. Richiesta specifica.

La conversazione a tavola è piacevole, una continuazione dell’altra, solo più leggera. I pochi giorni di vacanze appena trascorsi, il sole che li ha, insolitamente e un po’ a tradimento, coloriti; i luoghi splendidi che si possono ammirare, da Capri alla costiera Amalfitana; al tentativo, bloccato, di visitare la casa di Nureyev all’isola dei Galli…

Vittorio fa la spola tra il letto di Lola e la sala da pranzo e ci riporta un pensiero che alla madre è venuto in mente rivedendoli: far nascere a Cava un’Accademia della danza. Sarebbe bello, un altro sogno da realizzare. E al momento non mi risultano desideri di Lolita che non abbiano preso vita. Dai libri, alla scuola di danza, al promo sulla SLA. Vuoi vedere che porta avanti anche questo? Le Autorità sono avvisate: aspettatevi visite…

Insomma, tra una verdura e un bicchiere di vino, sono venuti fuori momenti davvero piacevoli. La passione per le carte, la voglia di vincere senza apparire “solo fortunati”; il desiderio di vivere il mare con una barca e sentirlo anche di notte, non solo alla luce del sole…

Insomma un misto di testimonianze e di progetti, messi su un tavolo con la naturalezza di chi si confida tra amici senza nessun ruolo da sostenere. L’unica vera estranea ero io, ma non ho dato particolarmente fastidio. Se parliamo di carte, di mare e di costiera, di spettacoli e di cose che succedono in giro qui da noi, qualcosa posso dire anche io.

Quando poi, carichi di qualche chilo in più, che sul fisico scolpito di tutti loro sembra si possa vedere immediatamente, torniamo da Lola, mi sarei dovuta insospettire, ma in fondo cosa sarebbe cambiato nel mio parlare con loro se avesse saputo di più di loro stessi? Con la ballerina, perché questo è ormai certo, ci ritroviamo vicine e viene fuori uno spunto sui figli, su come eventualmente crescerli oggi. Io mi trovo un po’ avanti con il lavoro perché la differenza di età è notevole. I miei sono più che ventenni ormai, ma il dubbio che mi sono posta tanti anni fa, sembra lo stesso per lei. Come educare un figlio oggi?

All’improvviso quasi, le viene rivolta una domanda. Non da me, come potrete ben immaginare:

–          Ma com’è Maria dal vivo?

–          Tu come la immagini?

…. E via dicendo

E si specifica proprio che Maria è quella, non l’assoluta Madre di nostro Signore, ma quella che in Italia è un po’ desiderata come la mamma di tutti i giovani talenti: la De Filippi.

Ecco dove sono la mie lacune. Io non ho mai visto i suoi spettacoli, non è il mio genere. Forse se avessimo parlato di sport avrei riconosciuto qualche volto in più, ma su quella televisione, sono a zero!!!

Non posso farci niente. Sopporto il peso delle mie scelte passate e ci rituffiamo in un altro campo che più o meno mi vede abbastanza ferrata come l’alimentazione, i carboidrati, le proteine, il latte di avena propinato al posto del più saporito e desiderato latte di mucca, la coca nascosta, i cornetti abusivi (ma solo integrali!!!), e nel frattempo abbiamo fatto l’una di notte.

Tardino, anche se in verità credo che nessuno abbia mai guardato l’ora fino a quel momento.

Ma gli impegni ci sono per tutti, loro devono anche spostarsi fino a Napoli e dunque ci salutiamo.

Lola chiede già quando ci sarà un’altra serata come questa e la promessa è che appena saranno liberi dai numerosi impegni, in breve tempo, come è capitato adesso, ritorneranno.

Io saluto sempre con un pensiero ai miei foglietti. Loro mi lasciano uscire solo con la promessa che poi ritorni a raccontare tutto e quindi avviso Lola e Vittorio che appena i pensieri diventeranno parole, glieli invierò e poi ci avviamo, tutti noi ospiti, verso le scale.

Quando arrivo giù al portone, non posso più nascondere la mia ignoranza e chiedo a tutti di ripetermi i loro nomi. Confesso altrettanto candidamente di non conoscerli per il lavoro che fanno e forse il dubbio che invece avrei dovuto, mi nasce. Ma ripeto, non posso farci niente. Mi arriva anche una risposta spontanea

–          Non ti sei persa niente.

Con magnifico sorriso sullo sfondo.

Ma i nomi me li dicono tutti e quattro, uno ad uno, come i bambini a scuola, o come chi ha molta pazienza con una un po’ strana:

Anbeta, Alessandro, Maria e Diego.

Io vi aggiungo rispettivamente i cognomi che ho scoperto dopo: Toromani, Macario, Amoruso, Watzke.

Tutti ballerini, tutti famosi. Per tutti ma non per me.

Eppure stavolta sono contenta di questa ignoranza. So che le relazioni sono spesso condizionate dai ruoli che vengono assegnati. Noi stasera siamo stati, tutti, solo persone. Nessuno era una cosa piuttosto che un’altra. Ognuno ha parlato dei suoi piccoli piaceri, dei suoi dubbi, dei suoi difetti senza doversi aspettare di essere adulato o criticato a prescindere. E mi sembra sia stato bello.

E poi, da Lola, non c’è mai posto per qualcosa che non sia reale. In quella casa, il rispetto delle cose importanti si respira in ogni gesto, in ogni oggetto, in ognuna di quelle parole tirate fuori con tanta fatica: non meriterebbero di essere insulse.

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