Una vita a foglietti

Mia Martini

miaNon posso definirla una recensione, non è una critica, non è un episodio personale, non so come classificare queste parole, so solo che devo scriverle.

L’altro giorno ho riascoltato delle vecchie, famosissime e bellissime canzoni di questa donna. Da piangere. Sotto i suoi video c’erano commenti, paragoni con nuove cantanti, ma io non ho trovato confronto che reggesse. Chiaramente non per bravura o capacità varie. Le cantanti citate, Pausini, Giorgia, sono degnissime interpreti della nostra canzone, ma Mia Martini è un’altra cosa.

Le nuove usano la loro voce per interpretare un testo, parole belle o meno, attuali o classiche, e lo fanno bene, ma l’altra ha qualcosa nella voce che non si può imparare in nessuna scuola, che non sia quella della vita: lei ci mette il dolore. Quello che ha vissuto. Quei testi raccontano le sue aspettative, i fallimenti, le delusioni e di fondo sempre la speranza che in mezzo a tanta bassezza e povertà d’animo, possa trionfare l’amore. La sua voce racconta delle cicatrici dell’anima, quelle che insaporiscono la vita in un modo particolare. Quando il dolore è tuo, esce attraverso di te in un modo completamente diverso di quando ti viene raccontato e non c’è modo di cambiare questa realtà. E’ una di quelle qualità di cui faresti a meno, ma non puoi scegliere. E’ quanto ti ha riservato la vita. E per rendere tutto meno pesante, lei lo cantava quel dolore, graffiava le ferite con quella voce infinita, ma poi ha deciso che non meritavamo neanche più quella. Peccato cara Mia. Intorno a noi ci sono tante persone segnate dal dolore anche se non tutte riescono a tirar fuori quello che provano e spesso si aggrappano alla storia di altri per dividere un carico insopportabile. Forse il tuo era diventato troppo duro da sopportare. Peccato che non ci siano state persone a cui tu abbia  avuto voglia di chiedere aiuto, forse oggi egoisticamente ascolteremmo ancora le tue splendide interpretazioni. O forse quanto ci hai dato era tutto quanto potessi sopportare.

Riascoltatele e chiedetevi se sentite qualcosa oltre la musica e le parole

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