Pensieri, azioni, riflessioni ; Oriana, Dacca, Shalom.
Sono giorni di grande riflessione quelli che sono passati. Qualcuno sa che cosa sto leggendo in questi giorni, molti di più sanno cosa è successo in questi giorni. In pochi sanno cosa abbiamo detto domenica in chiesa, ancora meno cosa mi capita di guardare e ritrovare in televisione.
Ma ognuna di queste cose ha un legame, ognuna ha preteso da me un’osservazione, una riflessione. Non mi sono partite le parole di rabbia a raffica che credo in tanti hanno provato dinanzi all’ennesimo atto di barbarie che si consuma sotto i nostri occhi, ma non vuol dire che di rabbia non ce ne sia stata. O non ce ne sia ancora.
C’è una frase che non riesce ad abbandonare la mia mente. Una riferita dai cronisti sul luogo dell’attentato, una minaccia dichiarata, non solo per i malcapitati, ma per tutti noi. Sì, tutti noi che siamo lontani migliaia di km e subiamo lo stesso il loro terrorismo psicologico: “Chi sa ripetere versetti del Corano sarà risparmiato”.
Queste parole mi si sono impresse nella testa, mi ritornano come un incubo, come una tremenda violenza che noi tutti guardiamo e facciamo finta di non vedere.
Cosa avresti detto oggi, cara Oriana? Tu che hai temuto e denunciato questo disegno orribile che pochi violenti stanno mettendo in atto da anni e che politici inetti e ciechi e ignoranti hanno nascosto sotto le loro parole senza nessun significato, dandogli un vantaggio di decenni, come avresti commentato questa frase?
Ci hanno fatto un quadro del Bangladesh. Ci hanno raccontato della loro povertà, della loro disperazione e di come, per un tozzo di pane, si possono reclutare uomini e ragazzi, e assoggettarli ad un credo che non ha nulla di religioso. Perché “i terroristi”, cari politici ben vestiti e male equipaggiati, hanno capito che i popoli si formano nella cultura. Peccato che la loro non sia cultura come la intendiamo noi, fatta di scoperte, di confronti, di scambi di vedute. No. La loro è la cultura del lavaggio del cervello. Loro i ragazzini a scuola li tengono per insegnarli solo le loro idee, quelle che non regalano crescita, ma solo violenza e morte. Ma gliela fanno sembrare l’unica strada, l’unica possibilità.
Noi facciamo funerali di stato, mettiamo il lutto al braccio, piangiamo le nostre vittime e quelle degli altri paesi: ma cosa facciamo, veramente, per combattere questa piaga mondiale?
Siamo sicuri di aver capito bene cosa fare e come fare per stroncare l’avanzata di questi ipocriti fanatici?
Queste sono le prime domande che mi sono fatta. Poi in chiesa si è parlato della parola Shalom, Pace. Di come Gesù abbia chiesto ai suoi discepoli di seguirlo lasciando ogni cosa, portando come unica ricchezza la Parola di Dio, “Shalom” “La Pace sia con te”, con la speranza che una vita di pace dell’anima, su questa terra, conducesse le anime degli apostoli ad un Paradiso fatto ancora, solo e per sempre, di Pace e di Amore.
Come posso accettare allora di dover sentire parlare di religione da questo gruppo di fanatici che umiliano la nostra libertà, calpestano le loro donne, rinnegano le nostre abitudine peccaminose (a detta loro), in nome di un Dio che li vuole guerrieri, li istiga alla supremazia sugli altri, promettendogli un paradiso di piaceri? Ma chi è tanto fesso da poter dire che parlano di un Dio? Oriana Fallaci, che ha scritto molto su quelle realtà, si è sempre dichiarata atea, per cui il suo pensiero non era dettato da una partecipazione religiosa. Ma io non sono atea. Io ascolto la parola di Dio. Io credo alla possibilità di convivere con uomini con idee diverse dalle mie, ma con i quali non devo ricorrere alla violenza. Se esisti tu, esisto anche io.
E qui arriva Invictus. Anche questo un film già visto, già citato. Ma non è mai sprecato il tempo che si può dedicare ad un messaggio come quello di Mandela. L’ispirazione, il perdono, la grande forza che l’uomo ha in sé, è qualcosa di veramente divino. Noi tutti abbiamo il dovere di vivere al meglio le nostre vite, di dimenticare la pochezza del nostro piccolo giardino e immaginarci davvero responsabili di un Pianeta, come di un regalo, che è la nostra esistenza.
Oggi poi guardavo quanto possiamo imparare anche dallo sport. Lo sport che è il messaggio universale, tra un mese partono le Olimpiadi, la massima rappresentazione delle competizioni planetarie.
Ebbene, in una partita di pallavolo dell’Italia in Iran sapete cosa ho visto? Niente di più di ciò che tutti potrebbero vedere, se solo volessero guardare con obiettività. Un palazzetto con spalti gremito, ma telecamere che non si sono mai focalizzate sul pubblico: tutto di uomini. All’improvviso l’immagine di una gradinata, di un settore come quello che noi riserviamo agli ospiti negli stadi e nei palazzetti, di sole donne coperte dei loro classici vestiti. Niente fotografe, niente raccattapalle donne, niente donne giudici o donne arbitri. Delle donne niente. E il commentatore ha anche detto di essere quasi contento perché fino a poco tempo fa, donne che pretendevano di assistere ad un incontro, finivano in galera! Intanto però tra un set e un altro, cosa che non succede in nessun angolo del pianeta, ci sono almeno 10 minuti di pausa per permettere pubblicità. La peccaminosa pubblicità occidentale?
Io sono sconcertata. Noi popoli civili, ci sediamo a tavoli di trattative con persone che non riconoscono il minimo segno di rispetto verso gli esseri umani. Sì, esseri umani. Le donne fanno parte di questa specie. Senza queste donne sottomesse, senza questi corpi che seviziate ed umiliate da secoli, non sapendo fare un passo avanti rispetto all’uomo delle caverne, voi non esistereste. Noi diamo continuità alla vostra specie.
E il mondo non può tacere su questo. Ripeto un concetto che non è mio, ma che condivido. Ultimamente ci sono stati grandi passi avanti sulle ammissioni da parte della Chiesa sugli errori e sulle stragi fatte nel passato in nome di Dio. Verissimo. La storia ci ha anche insegnato, al duro prezzo della Shoah, che non esistono popoli superiori o inferiori e chi ha sbagliato ha pagato. Ma oggi, i cristiani non vanno più a fare le Crociate, e i tedeschi non rinchiudono più gli ebrei nei lager. Questi musulmani violenti invece, che hanno combattuto le loro guerre, che hanno torturato i loro nemici, quando smetteranno di farlo? Quando si pretenderà anche da loro che un popolo non si può governare con la religione? Soprattutto se la religione che si deve approvare è solo quella che tu imponi?
Noi abbiamo permesso ai musulmani di costruire moschee per rispettare il loro diritto alla preghiera, e loro ammazzano i cristiani nelle loro terre. Noi abbiamo concesso di togliere crocifissi e presepi dalle nostre scuole “perché offendono chi è di un’altra religione”, ma quando noi andiamo nei loro paesi ce lo possiamo portare il crocifisso, lo possiamo appendere alle pareti per non sentirci soli? Certo che no.
Parliamo del problema degli immigrati, paragonandoli agli esodi dei secoli scorsi, quando si andava in America. L’America dai territori sconfinati, dove era necessari lavorare sodo, coltivare la terra per poterla ottenere. E quando più recentemente siamo andati nei paesi europei, Germania, Svizzera, e via dicendo, abbiamo accettato le loro leggi, abbiamo seguito le regole che ci chiedevano. Perché c’era qualcuno che le regole le aveva create e le faceva rispettare. E se non ti conviene te ne vai. Oggi tante stranieri chiedono di integrarsi nella nostra cultura, vengono nelle nostre scuole, studiano il Rinascimento e l’Illuminismo, la Musica e la Storia dell’Arte, e poi? Spesso vanno a casa e devono accettare il marito scelto dalle famiglie e se si oppongono vengono brutalizzate.
Ma perché facciamo finta di niente?
L’Isis, i violenti, hanno minacciato, e purtroppo anche già fatto, di distruggere il nostro passato. La storia millenaria di tante civiltà, che confrontandosi e unendosi, hanno contribuito a creare nuove aspettative di vita. Ma cosa aspettiamo a difenderci?
E qui veniamo tirati in ballo noi. Perché le colpe grandi sono quelle dei politici. La gente scappa da luoghi dove si permette la guerra, una guerra che dura da un numero imprecisato di anni e la politica, in quelle zone, non riesce a mettere un punto. Sarà perché, banalmente, ci tengono in pugno con il magico petrolio? Ma poi c’è il possibile lato positivo. Il politico ha usato gli extracomunitari come oggetti da difendere apparentemente, per poi ottenerne il voto in cambio. Loro sfruttano i centri di accoglienza e la massa di denaro che gli gira intorno. Solo che la situazione poi sfugge di mano. E tanta di questa gente finisce per essere sfruttata da delinquenti locali, o diventare essa stessa causa di delinquenza.
E noi cosa facciamo in questa situazione? Ci adeguiamo al peggio.
Noi troviamo quasi giusto che il bullo prevalga sul debole, noi accettiamo che il furbo faccia strada, noi premiamo la bassa qualità dei nostri idoli, per poterli sentire più vicini a noi e sperare più facilmente di imitarli.
Noi abbiamo permesso che distruggessero la nostra scuola, noi abbiamo fatto finta di non capire che tutte le riforme, da anni ormai, non hanno fatto altro che creare una massa sempre più numerosa di ragazzi ignoranti, inermi, poco volenterosi, poco combattivi, per niente disposti ai sacrifici. E migliaia di genitori pronti ad aggredire chiunque toccasse i “loro bambini”. Al punto da giustificare anche i figli che stuprano una donna, o che addirittura torturano e ammazzano per poter provare “cosa significa uccidere”.
Questo è il nostro di orrore. Non ci dobbiamo permettere di piangere solo quando ascoltiamo in tv degli attentati. Noi dovremmo piangere ogni volta che vediamo un abuso e stiamo zitti. Ogni volta che vediamo una truffa e non la denunciamo. Ogni volta che gente che vive nella menzogna e non viene smascherata. E questa sembra una cosa quasi impossibile ormai. Per la nostra giustizia tutto è relativo. Da noi tutto va interpretato e l’interpretazione è soggettiva, e in quanto tale, sfugge ad ogni tipo di regola.
Ma questa confusione dove ognuno di noi, “furbescamente” pensa di infilarsi sperando nel colpaccio che lo “sistemi”, alla fine ha fatto e farà sempre più il gioco di chi invece delle regole se l’è sapute dare. Folli, violente, estremiste, sbagliate, orrende, definiamole come vogliamo, ma le ha date. E dove c’è tanta gente disperata, povera, sbandata, il primo che alza la voce e ti lascia qualche briciola in terra, ti compra.
“La religione è l’oppio dei popoli”. Ricordo che quando studiavo Marx, il paragone era fatto subito con i comunisti che rinnegavano Dio perché creava popoli inermi, manovrati dai tiranni. Sono passati molti anni da quell’oppio. Noi cristiani, italiani in particolare, ce ne siamo ampiamente disintossicati. Abbiamo capito che per avere un tiranno non bisognava neanche più scegliere il colore: o rosso o nero o scudi crociati rimpiazzati da ogni sorta di posizione al centro, in alto o alle spalle andava bene di tutto. Bastava salire sul carrozzone del “chi comanda oggi”.
Ma per qualcuno quell’oppio è diventato davvero strumento di manipolazione.
Se la smettessimo di stare solo a guardare, se la smettessimo di fare i gradassi pensando di aver sempre ragione e ci interrogassimo un po’ di più, forse potremmo ancora invertire la rotta.
La nostra barca sta naufragando. Se oggi mi raccontano che a sei anni i bambini già fanno i bulli con le minacce, noi non possiamo cavarcela ridendo di questi comportamenti. Dovremmo chiederci da chi i nostri figli hanno imparato che le cose si ottengono con la forza e non con il sudore. Dovremmo convincerci che non tutti i ragazzi che vengono al mondo potranno essere dei numeri uno. Accompagniamoli ad essere la migliore persona possibile, i numeri uno di se stessi, non per forza sugli altri.
Se riusciremo a dar loro una spina dorsale, non saranno così deboli di fronte alle difficoltà della vita.
Non saranno così in vendita per chi cerca numeri da assoldare e non persone con cui parlare e crescere.
Non penseranno che l’unica forma di realizzazione saranno i soldi che hanno nel portafoglio.
Siamo messi male, ma non è mai troppo tardi.
Vorrei riportare delle parole, da quelle di Toro Seduto a Mandela, da Alda Merini a Neruda, da Remarque a McEwan. Ce ne sono stati tanti di uomini che hanno raccontato la nostra grandezza, così come tanti altri hanno dipinto, scolpito, inventato qualcosa che nasceva da quella forza interiore che non sempre sappiamo descrivere, ma che rappresenta tutta la nostra grandezza.
La grandezza dello spirito dell’uomo, quel suo appartenere a qualcosa di talmente grande che per molti è diventato irraggiungibile, perché lo abbiamo cercato in alto, fino a crederlo un miraggio.
La nostra forza invece è solo dentro di noi. Più ci carichiamo di cianfrusaglie più diventa lento il cammino. Con le nostre “ricchezze”, abbiamo costruito catene che crediamo dorate, ma che ci rendono schiavi di un padrone di cui non conosciamo neanche più il volto e per questo non sappiamo come liberarcene.
- A pelare patate…
- Oriana Fallaci – La rabbia e l’orgoglio
Paola credimi, conosco tanta gente che sottoscriverebbe questa analisi cosi attenta e veritiera della tragica e deludente realtà. Il problema, per quanto mi riguarda, è come fare perche le cose cambino.Ormai non basta fare il proprio dovere di cittadino perbene, ci vuole uno Stato. Ora c’è anarchia economica e sociale. Abbiamo il voto, ma non sappiamo mai chi votare, e la legge elettorale non ce lo consente nemmeno. Finché non ci crediamo davvero che si puo migliorare e cambiare rotta, continueremo ad andare alla deriva.
E sui fanatici dell,’Isis la Fallaci anche prima dell’11 settembre aveva visto giusto. Piu morbido il buon Terzani, che pure ha vissuto in Medioriente.
Non so concludere, sono avvilita come te, da tanta incapacità da parte di chi si propone di fare politica con il solo scopo di comandare, e non di guidare una nazione verso il progresso scientifico, culturale, umano.
Ciao.
È indiscutibile che ci sia bisogno di ognuno di noi per cominciare un cammino di recupero. Recupero di noi stessi