Una vita a foglietti

Piera Carlomagno a Roccapiemonte con l’associazione Fedora

piera_carlomagnoLa serata di giovedì 23 aprile a Roccapiemonte, al Gran Cafè, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, si è avuto un incontro intenso e costruttivo.

Gaetano Fimiani presidente dell’Associazione Fedora, con Luca Badiali, portano avanti con qualunque mezzo e per qualunque strada, il sogno di coinvolgere sempre più persone nel fantastico mondo dei libri.

E perché non fare diventare uno degli incontri di lettura del giovedì, un incontro con l’autore? Da loro solo magnifiche idee.

Per un battesimo d’eccezione, non poteva essere scelta che una persona d’eccezione. Nostra “vicina di casa”, fresca di una sfilza di premi vinti tra cui Sanremo writers 2015, in occasione del famoso Festival della canzone italiana, abbiamo Piera Carlomagno.

La carriera di Piera è lunga, ed io, che ho avuto il piacere di conoscerla oltre dieci anni fa, ritrovo la stessa pignoleria e attenzione che dedica alle cose che fa, che siano essi articoli (pubblica sul Mattino), o libri.

Scrittrice di gialli, ha partorito la figura del commissario Baricco con il libro d’esordio di una trilogia, “Le notti della Macumba”, ma il secondo volume “L’anello debole”, (ed. Cento Autori) è quello che le ha dato conoscenza e rilevanza nazionale. E di questo libro si è discusso ieri. Non parleremo della sua trama, un giallo va letto, ma mi piacerà raccontarvi dell’atmosfera che si è creata tra quelle persone presenti e attente.

Piera ha un tono di voce quasi basso, devi impegnarti ad ascoltarla, ma quello che dice è di una fluidità disarmante. Lei è quello che fa, non è un personaggio, non segue la moda del momento; parla dal divano come farebbe con le amiche nel salotto di casa. Anche perché le domande sono pertinenti e competenti.

Napoli domina nel discorso, gli anni dell’Università che hanno segnato un’impronta credo ormai indelebile nella vita e nella produzione di Piera. Il racconto di suo padre che, mentre l’accompagna a Forcella, si vede cadere un materasso davanti alla macchina e questo le chiude definitivamente la possibilità di essere accompagnata una seconda volta in quella città che nasconde tutto e il contrario di  tutto, lasciando una sola certezza: è Napoli che “salta addosso allo scrittore e si mangia la storia”.

Piera confessa che quello che si scrive è sempre quello che si ha dentro. I suoi anni 90, quelli in cui si cominciava a parlare di problemi che, se avessero voluto, avrebbero trovato soluzioni, mentre invece sono stati sempre rimandati fino a provocare danni profondi, come l’emergenza rifiuti e la Terra dei fuochi.

Gli anni in cui agli studenti si fittavano gli appartamenti nelle case del boss Guliano a Forcella, di come ci fossero regole da seguire, convivenze forzate che segnano le giovani vite, dando forse ancora oggi spunti per creare luoghi e personaggi.

pieraI riferimenti e i ringraziamenti a Gadda, Camilleri, Serao e Jelloun, la confessione di come nascono i “suoi” racconti, di come non esista prima una trama un colpevole o una vittima, ma solo una scrittura che si anima quasi da sola, generando situazioni che poi ai suoi stessi occhi delineano un percorso definitivo. E di come, nel momento in cui parte “la suggestione” che dà inizio a tutto, si “perde la pace”, perché ogni momento, notte o giorno che sia, è quello buono per uno spunto, per un dettaglio che crei un’atmosfera.

Queste e tante altre cose sono state dette e fatte in questa serata che ha visto promuovere l’iniziativa “Io leggo perché”, e lo scambio dei libri della rassegna Salerno Letteratura a cui Rocca partecipa come giura popolare dei soci del Circolo dei Lettori di Salerno.

Quando tutti lasciano la sala, soddisfatti dell’incontro, della conoscenza fatta, delle risposte alle curiosità che accompagnano la lettura di un libro, ci ritroviamo a guardarci soddisfatti di una serata che, per essere quella d’esordio, promette davvero lunga e fruttuosa vita agli appassionati lettori di questa Associazione e non solo.

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