Una vita a foglietti

Garcia Sarri: 0 – 10

garcia sarriDi nuovo calcio, di nuovo questo amatissimo, dannatissimo, popolarissimo sport. Sport, sì di questo dovremo parlare, invece molto spesso, dopo un incontro di calcio, parliamo d’altro. Ma l’altro anche questa volta ci porta ad analizzare questo fenomeno come grande insegnante di vita.

Ieri si è giocatala partita Roma – Empoli, Coppa Italia. Tecnicamente non ci dovevano essere problemi, la Roma si è presentata al completo, ha promesso atteggiamenti nuovi rispetto alle ultime prestazioni e l’Empoli è squadra brillante, ottimamente guidata da Sarri, ma che ha in mente la salvezza in campionato e dunque ha dato spazio a ulteriori giovani che non sempre giocano. Risultato? La Roma ha fatto l’ennesima brutta figura pareggiando nei tempi regolamentari, non subendo un’espulsione, e vincendo alla fine approfittando di un rigore vergognoso e assolutamente inesistente anche a occhio nudo, senza bisogno di nessuna moviola. Il tutto ci farebbe pensare: niente di nuovo sotto il sole. Errori e sviste arbitrali ne viviamo tutte le domeniche, oggi ti lamenti tu e domani mi lamento io. Però. C’è un però che ieri mi ha fatta vergognare. Non parlo da tifosa di una squadra, parlo da persona che ama il calcio, soprattutto quando vedo quello inglese, che penso sia rimasta l’unica vera nazione che difende il vecchio principio di questo sport. Si corre e si gioca, non si vanno a fare le sceneggiate in campo, non si accusano solo gli “altri” delle proprie mancanze.

Ma ritorniamo a Roma, in una serata in cui ancora una volta si sono perse delle opportunità. Mi rivolgo a Garcia, persona che fino all’anno scorso, ho apprezzato per il suo modo di porsi, per il gioco che aveva la sua squadra, ma che evidentemente, dopo una maggiore frequentazione con l’ambiente italiano, ha imparato subito che si tira l’acqua solo verso il proprio mulino. Che sconfitta ragazzi. E non quella del campo. Hai giocato contro una squadra di ragazzini allenati da un Grande. Perché il vero vincitore della serata è proprio Sarri. Un uomo che è arrivato in serie A a 50 anni, non come novellini di primo pelo che poi devono piangere sotto le pettoline dei vecchi, uomo che ha avuto il coraggio di denunciare una competizione che non solo permette alle squadre di prima fascia (sulla carta), di accedere ai turni finali senza fare tutta la trafila delle qualificazioni, ma poi le “sostiene” in maniera così plateale e discutibile. E in tutto questo il signor Garcia, ex francese ma oggi italianissimo, che fino a poche ore prima sventolava complotti pro Juve da parte di arbitri incapaci o consenzienti, di fronte a tale vergognosa decisione del fischietto di ieri, “vuole parlare solo di calcio”? Ma stai zitto. Cosa ti costa ammettere che l’arbitro ha preso una svista clamorosa se vogliamo dire così, aiutato dal tuffo del tuo giovane Paredes? Cosa ti cambiava confessare che se due minuti dopo Tavano si comportava allo stesso modo, probabilmente avremmo assistito ad un’altra presa di posizione dell’arbitro in questione, perché lì c’era da fischiarlo un rigore più vero. Cosa ci perdevi a dire che forse la partita dovevi giocarla in dieci per diversi minuti? Non ci avresti perso niente caro Rudi, anzi, avresti guadagnato stima e simpatia. E se domani avessi ancora bisogno di parlare di arbitri, potevi essere più credibile in quanto imparziale.

Quello che mi avvilisce è che io nel calcio, a differenza di tanti che credono che parlarne sia una perdita di tempo, vedo grandi lezioni di vita. Lo penso perché un movimento che coinvolge milioni di persone, non può essere ininfluente sulla società. Per questo lo reputo responsabile, attraverso i sui protagonisti, di tanti comportamenti che dovrebbero diventare esempi, che per fortuna pure ci sono, positivi e non negativi. E ieri Garcia ha perso decisamente su questo piano.

Ha mostrato come in questo nostro mondo italiano, non importa qual è la verità, importa quello che conviene ai nostri occhi, così tutto diventa giustificabile, anche quando giustificazioni non ce ne sono assolutamente. E anche chi viene da altre culture, invece di difendere ciò che di buono ha, preferisce seguire la scia dell’opportunismo, della piccolezza.

Pensaci caro Garcia, tu e tutti quelli che si comportano come te. Gli errori, noi poveri mortali, li conosciamo bene. Ci arrabbiamo se colpiscono sempre le stesse persone, ma alla fine speriamo che ci possa essere incompetenza più che mala fede. Ma quando tu da fuori non riesci neanche a riconoscere l’evidenza, allora le cose cambiano. In cima agli antipatici che non riconoscono mai gli aiuti che ricevono ci sono da sempre gli juventini, ma quel secondo posto, devo dire la verità, te lo sei guadagnato più ieri con le tue scempiaggini, che sul campo.

Ultimo pensiero: forza Sarri. Stai facendo un lavoro stupendo, dando l’opportunità, come Di Francesco ad esempio, di far giocare i Nostri giovani talenti, senza pescare per forza fuori, anche perché la pesca non sempre paga. Noi abbiamo bisogno più di gente come te che di quelle dei piani alti.

A dimostrazione di quello che dicevo prima, il calcio riflette perfettamente la nostra società!

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