Serata finale della Mostra “Parole, Segni e Colori” 2024
Questa volta sono seduta qui, insieme agli artisti, ai poeti e a quanti stasera daranno voce alle loro opere.
Sono in mezzo a tutti eppure sono sola. Ormai questa condizione mi appartiene e non mi pesa per niente. Amo guardare, amo vedere quanta vita mi scorre intorno, quanti tentativi si fanno per raccontare, ciascuno, la propria di vita.
La presentazione nasce e prosegue in maniera regolare.
La presenza di Michelangelo è nelle parole di tutti; io dico che è presente soprattutto con la sua assenza, perché quando c’era lui, ogni cosa prendeva pieghe diverse, inaspettate, a volte contorte.
Lui era così. Burbero, chiacchierone, impulsivo, orientato a degli obiettivi e, per arrivare, avanzava come un panzer su un territorio da conquistare.
Ma, caro Michelangelo, impossibile non ricordarti, non rivederti, soprattutto nei saluti dei tuoi artisti, di chi ti manda un saluto, di chi ti porta nel cuore, di chi ti dedica una delle tue performance preferite.
E passa il tempo così, con le emozioni di Annamaria, le lacrime di Ignazio, le poesie in dialetto di Antonella, la commozione di Rosanna e Rossana, del duetto della coppia di Stefania, la semplicità di Angela, di Tiziana. Con il ragazzo che ha letto le sue poesie mitragliatrici: una marea di parole tutte cariche di significato, ma che arrivavano come continui aghi a punzecchiarti la mente e obbligandoti a restare lì, ad ascoltare e a guardare quella declamazione così particolare. Davvero intrigante.
Ma tutti, tutti quelli che sono saliti sul palco, hanno donato ciò che avevano e questo è arrivato alla sala.
Poi i balli delle ragazze della scuola di danza Ballet Studio, in onore delle donne, delle loro molteplici sfumature, della loro resilienza, della loro sete di libertà.
L’incontro con Mario, la spalla di Michelangelo per anni: una gioia riabbracciarti.
Una serata ricca, e io definisco così, personalmente, qualcosa che mi resta nel cuore, a volte con gioia, a volte con spunti di riflessione. Non so poi come sia terminata perché impegni familiari mi hanno portata via, ma mi piace anche l’idea di ciò che ho lasciato, che non ho ancora scoperto, di qualche emozione rimasta lì, su qualche sedia, come quella “occupata”, che all’apparenza è vuota, ma ospita sempre qualcosa.
Un po’ come le nostre giornate, come i nostri incontri… bello pensare che non abbiano una fine, ma che procedano, inarrestabili e ineguagliabili.
Grazie
- Un compleanno di comunità
- Auguri Marco