Una vita a foglietti

Ancora finto calcio (purtroppo)

mele marceCava 11/11/13 22.30

Non mi era sfuggita la storia di Salernitana Nocerina. Non parlarne era stata una scelta. D’altra parte vivo in un triangolo che, calcisticamente, scotta. Salerno, Cava, Nocera, per poi allargarsi a quadrato, pentagono o quanto volete, se aggiungete Pagani, Avellino … abbondiamo. Terre calde, dove il sole scotta e spesso cuoce i cervelli, e dove molti hanno la coscienza sporca per qualcosa di grave che accade anche senza la ribalta europea. E i miei vicini di città e di confine capiranno a che mi riferisco!

Dicevo che non parlarne era stata una scelta perché il gesto è, d’istinto, e te ne convinci ancora di più, solo condannabile. Voci varie cercavano di trovare motivazioni che, anche se c’erano, secondo il mio piccolo parere, potevano essere sfruttate facendo pagare ad altri responsabilità che sicuramente esistono. Invece: da potenziali vittime a colpevoli!

Poi stasera torno a casa e Varriale si sta occupando del fatto. Quando entro il volto è già segnato, di chi ha vissuto un’esperienza dura, che lascerà un segno. Nelle sue parole si sente la voglia di trovare i colpevoli e dare un segnale forte di raggiunta civiltà. E invita vari personaggi autorevoli  ad esprimere opinioni. E si sente un po’ di tutto. Considerazioni  bugiarde che però rivelano tante risposte.

Quel mondo è marcio e falso. Il presidente della Lega dice che “episodi così gravi in serie A non ci sono.” Ma avevano appena finito di mandare in onda un servizio sulla partita sospesa a Roma, sugli scontri con gli ultrà serbi per le nazionali, sui tifosi genoani che fanno interrompere la partita chiedendo la restituzione delle maglie! Nel frattempo si sa della sospensione della curva alla Juve (ci metto anche gli atti incivili dei napoletani ovviamente), ma la ciliegina credo che venga messa da un giornalista che racconta la sua avventura di tifoso ma non ultrà. Perché c’è differenza.

La storia è vergognosa, ma Varriale ha consumato tutta la sua indignazione e sorride a questa disavventura che in breve vi racconto. Il giornalista e il figlio, per fatti personali, comprano l’abbonamento in curva. A posto assegnato corrisponde posto dove lo trovi. A chiarimenti chiesti allo steward, risposta “Chiedi al capo ultrà”. Ovviamente torna a casa, chiama la società per cercare di risolvere il problema e magia: in questo mondo pulito, non ricattato dai tifosi, la risposta è la stessa!

Questa connivenza col marcio è cosa altrettanto grave dell’episodio di Salerno, o una sua creatura, come i biglietti che finiscono solo in mano a bagarini e “certi tifosi”, come chi si picchia nei locali solo perché sei di una città e non di un’altra, o di chi muore per una sciarpa. Non lo credete?

Soprattutto l’hanno resa normale.

Ma finché avremo persone che, vivendo in questo mondo, legati agli stessi interessi, si sentiranno in dovere di puntare il dito contro chi o cosa e chiudere gli occhi e il naso sul marcio in cui galleggiano, non ci sarà speranza.

E più o meno, questo mondo del pallone, somiglia molto a un altro pianeta: quello politico. Cambiano i volti, ma la trama del film è la stessa.

Ieri mi ero vista il pattinaggio. Stasera ci sono le bocce. E questo non significa che chiudo gli occhi. Anzi. L’invito è di tenere acceso ognuno il proprio cervello, anche quando presunti moviolisti ci vogliono spiegare come Higuain inizi per primo a trattenere Ogbonna. Io gli voglio credere, ma quella scena proprio non compare nel mio televisore, sarà guasto, perché le uniche immagini proposte, fanno solo vedere il contrario. Sarà che porto gli occhiali, o ancora penso!

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