Una vita a foglietti

Appunti di storia

storiaCava 28/11/13

Ieri è stata una giornata storica. Da qualunque angolazione la si guardi, è successo qualcosa senza precedenti.

La Storia si racconta a posteriori, quindi le reali considerazioni verranno col tempo, e per lo stesso motivo, oggi posso provare a trattenere sensazioni per la mia storia, di quelle che vengono dal passato.

Sono venti anni che Berlusconi fa parte della nostra vita, che ci piaccia o no. Anzi di più, perché ha portato in Italia qualcosa come la TV commerciale che ha massificato tutti.

Oggi penso alle parole di chi ha ammesso che non è stato accettato tra i grandi finanzieri perché ingestibile, e che lui non li abbia mai denunciati apertamente perché ha tutelato i suoi interessi, visto che ai livelli altissimi della finanza, un titolo in borsa, può crollare a comando, in un battibaleno. E lui si è guardato le cose di casa. Molti diranno: “E’ quello che ha fatto sempre, si è messo in politica per salvarsi, ha fatto solo quello che gli conveniva”  questi sono i commenti. A parte il fatto che oggi quasi tutti dimostrano di fare solo i propri interessi, ma non ci sono in Italia imprenditori, grossi imprenditori, che si sono ben occupati della cosa pubblica, ma stando dietro le quinte? In maniera molto più comoda, meno esposta ai riflettori della platea. Ma il Cavaliere è una prima donna, lui ama le luci della ribalta. Non c’è show senza di lui. E questa sua palese qualità, è diventata presto un difetto. E chi manovra sa.

Ma la mia non è una difesa a Berlusconi, paga lautamente i suoi avvocati per farlo. Quello che vorrei dire oggi, proprio come persona non coinvolta in questi interessi, è che forse Berlusconi ha pagato la sua paura.

C’è stato un momento in Italia in cui il suo consenso era notevole. Ora non mi dite degli italiani coglioni, corrotti o tutte le stronzate che seguono. E’ stato negli ultimi anni uno dei pochi a riuscire ad avere delle maggioranze che gli avrebbero permesso di fare davvero delle riforme. Ma il Cav ha perso il treno. Se gli hanno messo i bastoni tra le ruote con la rottura con Fini, se lo hanno ancora ricattato con il crollo della Borsa, questo non lo sappiamo, forse era solo impegnato con i suoi passatempi preferiti. Ma questo è privato. Noi sappiamo che ha perso l’attimo fuggente. Se avesse avuto la forza di FARE qualcosa che al Paese portava realmente benefici, allora non ci sarebbe stata nessuna politica per la fanta economia.

Noi abbiamo un vicino da queste parti, molto famoso. E’ il sindaco di Salerno, che manco a dirlo, è alla ribalta della cronaca nazionale da un po’ di giorni. Tutti lo stanno attaccando. E vi posso garantire per cose che qui, nei paraggi, si sanno da tanto tempo. Che vada a controllare che la raccolta differenziata sia fatta in un certo modo (non a caso Salerno è esempio d’Italia per questo), è cosa già saputa; che abbia rivoltato la città come un calzino pure si vede; che forse è il comune con il maggior numero di progetti in corso anche. Insomma, ne vuoi discutere i modi, ma è un uomo che fa e che si prende la responsabilità delle sue azioni. E la stragrande maggioranza dei suoi concittadini, lo adora. Perché agisce. Oggi a qualcuno dà fastidio ma io credo che non sarà facile scalzarlo, perché ha l’appoggio della base, della gente comune che ha avuto benefici dal suo operato. In una città dove si muove l’edilizia, gira l’economia. Se ci sono progetti, esiste la speranza del dover fare.

Ecco qual è stato il grande errore. Non fare. Rimanere prigionieri di ricatti o progetti legati a pochi, che forse erano comunque molti, ma non abbastanza. E questo si paga. Perché anche delle cose fatte, oggi si ricorderanno le sue condanne, il bunga bunga, le battutine esagerate.

Chissà chi verrà domani se farà queste riflessioni, ammesso che siano giuste! In fondo le fa una del popolo, una che va a guadagnarsi la giornata, non un economista o un mago della finanza o un esperto politico. No, solo una di quelle che guarda le cose che non vengono fatte, continuamente, un po’ da tutti. Che ride dei paroloni di vergogna, di credibilità di cui tutti si appropriano, ma credo che non appartengano proprio a nessuno. A partire dall’alto. A casa mia si dice “U’ pesc puzz’ ra cap”. E i fatti dimostrano che è sempre così.

Meditate uomini che verrete. Avete voluto un posto nella Storia, siate degni delle pagine che vorrete far scrivere.

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