Una vita a foglietti

Risposta alle domande del passato

IMG-20160314-WA0011Pubblico questa lettera che è la risposta di mia figlia a quel foglietto di pochi giorni fa. Volevo aggiungere qualche considerazione, ma mi rendo conto che sarebbe superflua. Ognuno ci trovi la sua.

Riflessioni sulla precarietà

Sono seduta in giardino nella mia attuale casa londinese. I coinquilini sono usciti, la musica è stata spenta,  il sole è ancora qui, per fortuna. Ho tempo di leggere i tuoi pensieri. Come sempre mi commuovi, la tua sensibilità è disarmante, non capirò mai come fai ad aprirti così tanto quando scrivi.

Ciò che mi ha colpita di più e mi ha fatto riflettere non è stata la parte in cui ti scusavi per la tua “cattiveria” momentanea, perché è un aspetto dei tuoi insegnamenti a cui sono abituata appunto da sempre e che ormai do per scontato, ma la parte sulla nostra situazione a “casa”.

Allora  mi domando, cosa significa essere a casa? Cosa significa appartenere a qualcosa? Possedere qualcosa..

Ad oggi posso dire che il mio concetto di casa è abbastanza semplice. Ho già avuto molte esperienze di case, da quella dei nonni, alle nostre, alle varie stanze parigine, fino a quelle londinesi. Ognuno di questi luoghi è stato qualcosa per me, mi ha regalato esperienze.

Ora  mi domando: “e se qualcuno mi chiedesse mai cosa è casa per me, cosa risponderei?”

Ho realizzato che per me casa non è un luogo.

Casa è dove ci siete voi, casa è uno spazio nella mia mente e nel mio cuore. Forse è un divano, al massimo due, perché uno è sicuramente occupato da Cirli che dorme accanto a quello dove siamo io e papo, e forse uno spazio indefinito intorno, in cui ci sei tu a fare di tutto. Non posso vederti ma sento la tua presenza che è altrettanto confermata da tutti i rumori che fai… Sei sempre delicatissima…

Ritornando a ciò che hai scritto trovo delle risposte al perché oggi non riesco ad immaginare per me un futuro, un cammino chiaro. Ci sono dei punti fermi, che siete voi, ma tutto il resto è nebbia. Tutto avviene così velocemente e tutto cambia in ancora meno. No tempo per fermarsi, “sei salita sulla bicicletta e ora pedali” (parole tue), ma anche se la smetti per un attimo non ti fermi mai, perché la discesa è già cominciata ed è troppo ripida per frenare.

Fin da quando ero piccola abbiamo sempre vissuto in questa situazione di “stallo” di ricerca e movimento. Questo mi ha certo aiutata tantissimo in termini di adattamento, ma mi ha anche lasciato dentro quel senso di precarietà, di imprevedibilità e di attesa che non mi permettono di stare tranquilla.

Mi viene un mente quando siete partiti. Non ricordo niente del contorno, ho solo delle immagini chiare, quando ero in cameretta con la nonna che per distrarmi dalla tua partenza mi insegnava a cucire. Ricordo quando tornasti con quella bambola di legno dai capelli di lana. Ho odiato quella bambola. Non so se te l’ho mai detto, forse no, perché tu eri cosi orgogliosa di quel regalo. Mi faceva paura e mi ricordava essere lontana da te.

Ma ora tutto questo è passato, sono io che sono andata via da voi, e capisco quanto possa mancarvi, ma è lo stesso per me. Ma oggi posso dire che le mie certezze non sono il lavoro, non sono i soldi o il luogo in cui vivo, ma che siete voi. Anche a mille chilometri di distanza, so che voi siete lì. Posso immaginarvi, vedervi addirittura, svolgere la vostra routine. E ogni volta che torno, nulla è cambiato. È  questo il bello che mi permette di stare a lungo lontano da voi, il fatto che è come se stessi e fossi stata sempre li. E il mio posto è con voi, ma non  dentro le mura di una casa o i confini di una città. Ora posso rispondere chiaramente alla tua domanda: certo che viviamo insieme. Io sono nel vostro cuore così come voi siete sempre nel mio.

Ritornando alle mie paranoie, non è colpa vostra se sono così confusa. Le cose dovevano andare così. Oggi mi sento una persona forte grazie a voi. Grazie a quello che abbiamo passato. Non importa se mi sento un puntino in quest’universo che corre e si modifica intorno a me, perché ho imparato ad apprezzare delle piccole cose. Dei momenti. Brevi. Perché la felicità per me è questo. È solo un momento. È ogni qual volta puoi dire “non vorrei essere altrove”, giusto per quell’istante. Non di più. Perché poi già mi annoierebbe. E son già alla ricerca di qualcos’altro.

Come adesso che neanche a farlo apposta, il sole sta sparendo dietro il palazzo qui di fronte. Ho cercato di rincorrerlo, ma l’ombra ha ormai occupato tutto il giardino. Il mio momento è già finito, per oggi. Ringrazio. E son pronta per andare. Per vivere, ancora.

2 thoughts on “Risposta alle domande del passato

  1. admin

    Cito: “non capirò mai come fai ad aprirti così tanto quando scrivi”
    Io invece penso che tu sappia benissimo, visto che ne hai ereditato la stessa sensibilità e capacità nel descrivere pensieri e sentimenti.
    Piccola Grande Donna…

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