Una vita a foglietti

Una donna a foglietti, di Paola La Valle: pagine di vita personale, pagine della vita di noi tutti. (di Franco Bruno Vitolo)

 È un pezzo che si potrebbe definire “in ritardo” nel concetto di tempo che avevamo fino a qualche giorno fa. Adesso che tutto è vissuto in spazi diversi da quelli a cui siamo abituati, anche questo brano ritrova una sua collocazione. Ringrazio l’autore, Franco Bruno Vitolo, perché ha saputo risvegliare emozioni fortissime. Vi lascio alle sue parole. Sono bellissime.

Avrebbe dovuto essere diversa, questa nota sul libro  Una donna a foglietti (Ed. Il pendolo di Foucault) di Paola La Valle.

Doveva essere il preannuncio della presentazione al Complesso di San Giovanni di Cava de’ Tirreni del 6 marzo nell’ambito della mostra di Arte e Cultura e nello stesso tempo il ricordo delle iridate suggestioni del battesimo avvenuto a Palazzo di Città il 27 dicembre scorso.

Invece, siamo passati dalle attese di incontri all’incontro con un’unica attesa: la fine del Coronavirus e l’inizio del Dopoguerra in un mondo esterno che non sarà più lo stesso (forse in peggio, per le nuove incombenti povertà), con una dimensione personale della vita che non sarà più la stessa, perché il silenzio di questi giorni avrà aperto la strada all’incontro più importante, quello con se stesso e con i colori più o meno sgargianti del proprio cuore e con le ri-scoperte di tanti che ci sono vicini e non vediamo.

A conoscerla da vicino e a leggere il libro, Paola La Valle non crediamo che appartenga al gruppo di coloro che avranno ritrovato il sé, perché col sé più profondo lei è abituata dialogare a pranzo, cena e colazione e non esclude mai l’ipotesi di invitare i suoi cari o qualche amico fidato “a prendere il caffè”  con lei e il suo sé.

Per tutti, mentre lei dialoga col sé o prende il caffè ristretto con i suoi cari, è invece ariosamente aperta una finestra, per contemplare dall’esterno i suoi moti emozionali, dal riso al pianto, dal dolore al colore, dalla solitudine all’abbraccio, che arrivano con cristallina limpidezza di suono, anche quando è solo sottinteso il contenuto pregresso delle parole e dei fatti.

Fuor di metafora, questo è il suo blog, Una vita a foglietti, dove lei ora si confessa, ora esplode e scheggia, ora si stringe in silenzio ora “gramellineggia” sui fatti del giorno, ora entra in ulteriore contatto con i figli e i familiari, vicini o lontani che siano.

Da questo blog, in foglietti antologici, nasce il libro, che, per i motivi suddetti e per la divisione in grandi sezioni tematiche, non è un diario o una cronaca, ma la condivisione di un pensiero, di un cuore, di una maternità, di una dimensione emozionale, di una vita, di un mondo poco permeabile alle banalità ed alle standardizzazioni e quindi più aperto al senso di un’esistenza vissuta senza alienazioni, nel momento in cui “avviene”, e colorata da un’anima avida e carica di luminescenze d’affetto.

Questi frammenti diventano alla fine una specie di romanzo, la storia straordinaria di una vita “ordinaria” che progressivamente esula dall’individuale per diventare parte integrante della vita di tutti noi, perché quello che Paola La Valle sente e dice è tutto vita, vita piena.

La dimostrazione è stata data dalla presentazione avvenuta il 27 dicembre scorso nella bella Sala di Rappresentanza di Palazzo di Città. In quella serata si è abbattuto il confine tra la scrittrice e l’opera, ma anche tra la Paola scrittrice e la Paola persona, e tra i “lettori figli e amici” e gli “amici e figli lettori”. E gli spettatori non assistevano, ma erano anche affettuosi compagni di salotto.

Non ci sono state le abituali relazioni che solennizzano ma anche appesantiscono o depersonificano la presentazione di un testo letterario (e Una donna a foglietti testo letterario lo è perché è scritto con il tu alla lingua, alla sintassi ed anche alla vena lirica). Attraverso letture in semioscurità, con luce solo sul leggìo, hanno parlato le pagine, anzi i foglietti più significativi, con emozioni familiari ed esistenziali, poi, quando la luce fu, ha parlato Paola ed abbiamo parlato con Paola, dei foglietti in quanto lei e di lei in quanto foglietti.  

Il tutto, una “scrittura scenica” in cui, partendo da Paola stessa, era in scena la vita.

Fin dalle prime battute, quando lei ci ha ricordato che l’amore non si copia, si scopre. E poi via via, attraverso le voci di Giuliana Carbone, Autilia Avagliano, del sottoscritto scrivente e soprattutto dei figli Salvatore e Camilla, è stata tutta una filiera emozionante pensiero poetante.

Il regalo più bello che un padre può fare ai suoi figli, è amare la loro madre… Proprio il regalo di Paola e Felice ai loro figli… Insieme, un mondo intero

Non ti dico cosa farai, ti voglio dire come devi farlo. Con forza, con coraggio. Quelli che ti spingono ad alzarti ogni giorno e andare avanti… È il messaggio a Camilla lontana in Inghilterra che, per dirla alla Gibran, ogni genitore-arco dovrebbe fare ai propri figli-frecce.

La consapevolezza ecologica, in stile “francescano religioso e laico” di una frase come  Noi siamo figli di questa terra, siamo le “briciole” di un’immensità che ci ha accolti e che noi stiamo modificando…

Aprire il proprio cuore in silenzio e lasciare che lassù qualcuno possa davvero leggervi dentro, possa trovare la verità di sentimenti che non sanno darsi un vero nome…. Un’intensa riflessione sulla preghiera: personale, cristiana, umana.

Poi, ciliegina sulla torta, quando il forno dell’anima era già ben riscaldato, la rassicurazione di Camilla lontana ai suoi genitori: E il mio posto è con voi, ma non dentro le mura di una casa o i confini di una città.  Casa è dove ci siete voi, casa è uno spazio nella mia mente e nel mio cuore.”

E i brividi del programma esistenziale di Salvatore che è uno spot della maternità, della paternità e della famiglia: E io, mamma, da grande vorrò avere la tua stessa libertà, vedere oltre ogni cosa come fai tu… e grazie a te il mondo non sarà una bella casa, bei vestiti, buoni pasti, lusso o piaceri, ma sarà felicità, dolore, paura, tensione, gioia: sarà vera. Alla mia testa, che è la tua, al tuo esempio e a quello di papà che sono miei.

Infine le ultime parole di Paola stessa: un piccolo inno alla verità dell’amore e della vita: Siate onesti negli affetti. Solo così sarete forti anche nelle lacrime.

E potremmo tranquillamente continuare, sicuri di far vivere ai lettori e rivivere noi stessi il calore di quella serata, da quel fornetto d’amore che Paola ha saputo mettere in casa e sulle pagine e che “miracolosamente” riesce a far accendere anche quando, e purtroppo succede, la corrente elettrica manca o si abbassa…

Le avremmo rivissute, almeno in parte, queste emozioni, se quel fatidico 6 marzo non fosse già scattata la prequarantena, in vista della trincea totale che stiamo occupando in questa Strana Guerra.

È una delle fasi storiche più oscure e pericolose della nostra vita, dopo la quale forse cammineremo tra macerie inevitabili, ma forse, chissà, anche tra barlumi di vita più vera.

In fondo, dove sta scritto che dai semi dell’ombra non possa fiorire la luce? Tante volte è avvenuto, nella storia e nelle vite personali. E la stessa Paola in certi momenti, ne è un esempio, così come lo sono i suoi foglietti.

Allora mettiamoci in attesa. Aspetteremo insieme che venga primavera, per poter ancora staccare insieme foglietti. Lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo, lo faremo, col sorriso della speranza e la capacità di “essere forti anche nelle lacrime”…

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