Una vita a foglietti

La busta gialla

busta con piastrella da gisellaSono giorni che questa busta gialla mi perseguita. È una lettera spedita e rimandata al mittente. Un rifiuto. Un altro. Uno dei tanti.

È uno dei mattoni nel muro alzato tra la verità e la bugia, tra l’affetto e l’interesse, tra la perdizione e il perdono.

Sta su una sedia da quando è tornata, ci si potrebbe chiedere “perché non metterla a posto?” ma qual è il suo posto? Non è qui. Non era qui che doveva stare e per questo non riesco a sistemarla da nessuna parte. Non la vuole nessun cassetto, nessuna cartella, non trova riparo. È lasciata sulla sedia, in bilico come la vita che cercava di raccontare tra le sue righe e che è stata rifiutata. Ancora una volta. Come sempre posso dire.

E l’unica cosa che mi consola è il silenzio e la solitudine. Mi accorgo che cercare di avere contatti con il mondo mi mette in una condizione di disagio perché sono arrabbiata. No, infuriata.

Ma è una rabbia antica, una sensazione già provata, come quando metti un animale in una gabbia e ne diventi il padrone. Quell’impotenza che cancella la dignità, la stima, la voglia di ricominciare.

Le bugie diventano fetori maleodoranti, le persone assumono contorni satanici, e il dubbio che solo gli interessi riescono a trovare strada libera diventa un coltello piantato nel cuore: fa male ad ogni respiro, ad ogni movimento. Per questo quello che vuoi fare è pari al nulla. Per difenderti.

Ci sono ricordi di quando eravamo messi all’angolo e una cintura sferzava l’aria intorno a te e su di te. Allora restavano segni, rossori e dolori che però sparivano dopo qualche giorno. Sono quelle altre ferite, quelle nate da parole e gesti che non sei più riuscita a cancellare.

Quelle che sanguinano come fossero fresche di giornata e ora lo sai che saranno sempre così.

Non mi chiedete di non pensarci, non mi chiedete di superarlo, non mi chiedete niente.

Quello che non si vive non si può capire.

Ed è una verità a largo raggio, perché tutti quelli che non vivono, non capiscono mai quanto male possono fare calpestando chi, invece, sta provando a farlo.

2 thoughts on “La busta gialla

  1. Teresa d.

    Paola, non puoi sentirti come gli schiavi. Mi preoccupi. Posso solo dirti che se vuoi io so ascoltare.
    “Avere contatti con il mondo intorno” è difficile perchè pare che si viaggia su rette parallele, ci si incontra ma non ci si incrocia mai per davvero, per uno scambio di emozioni, di opinioni, e pare vietato domandare, hanno tutti altro per la testa, e il mondo diventa un accessorio di cui vuoi fare a meno. “Quello che non si vive non si può capire”, verissimo, allora non possiamo pretendere che gli altri lo facciamo, cioè che capiscano. Pure l’empatia più autentica ha i suoi limiti.
    C’è una sola verità da credere in questi momenti bui, ed è che prima o poi qualcosa cambia. In che direzione non si sa, ma qualcosa cambia. Tu ora devi credere che sia in meglio. Non mollare!

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