Chiara Gamberale – Color lucciola
Certe frasi, certe storie, certi libri, possono essere scritti solo dopo aver molto vissuto, o molto sofferto. Chiara Gamberale è giovanissima quindi…
Ma “Color lucciola” è davvero un gran libro. Bello vedere che la vita può e deve essere guardata da più punti di vista. Saper volgere il proprio sguardo in diverse direzioni è segno di grande maturità. Ed Aletè ed Orfeo, protagonisti della storia, offrono tanti spunti per riflettere. Il problema del rapporto genitori e figli, quando i grandi credono che la vita dei figli debba necessariamente essere la continuazione della propria. La facilità con cui si passa dal capire il dolore degli altri e la superficialità che si usa per guardare i propri figli. La possibilità per chi non ha mai letto un libro di capire nel profondo chi ha dedicato la propria vita nel tentativo di riprodurre la perfezione delle storie divorate. Perché c’è qualcosa di importante in tutti e due i modi di impiegare il proprio tempo. Saper vivere. Capire che il mondo è fatto di cose grandi ma che partono da piccoli particolari. Poter convivere con le grandezze dell’intelletto e con la dolcezza di un tramonto, di un contatto, di un amore. Imparare che la sofferenza nasce da tanti posti e motivi diversi, così come l’amore può sbocciare tra le persone più strane e apparentemente più lontane. Perché c’è qualcosa che per fortuna accompagna l’uomo. L’istinto di saper “… riconoscere. Semplicemente e terribilmente”. E se imparassimo a non costruire troppi muri, fatti di pregiudizi, di verità non nostre, di odio su questo istinto, esisterebbero molte più storie con Sofia e Ruggiero come attori principali.
Credo che Chiara meriti un grazie, che scrivo perché non ho la possibilità che ha avuto Aletè con Costante, e lei e chi leggerà il suo libro capirà cosa voglio dire.
Lo merita perché tante volte il problema di chi sa molto pensare è che non sa sempre scriverlo e lei dà corpo ai pensieri che, credo e spero, siano di tanti.
- Insegnanti
- Dedicato a …