Cloe
È un saluto. Un saluto che poteva essere di conoscenza, di scoperta, invece è un saluto che ti faccio senza averti mai vista. Anzi, mi correggo: ti ho vista in una foto, ti ho vista quel tanto che mi è bastato per desiderare di giocare insieme a te, di averti sul mio terrazzo, di vederti correre con quel fare un po’ indeciso tipico dei cuccioli, ma non è stato così.
Negli ultimi tempi non parlavamo delle tue potenziali visite, ma solo dei tuoi problemi di salute. Le notti insonni, i tentativi di capire cosa potesse avere un cucciolo di cane di soli due mesi che non riusciva a respirare.
Giorni, giorni, giorni sempre a chiedere la stessa cosa e le risposte che non cambiavano mai: non sanno cosa abbia, ma non sta bene.
Poi la notizia. Ci sono tanti modi di salutare qualcuno. Lo si può fare piangendo, parlando, gridando o anche in silenzio.
Da noi è stato così. Pochi commenti, ognuno che continuava a fare le proprie cose e poi una musica. C’è sempre quando Salvatore è a casa. E solitamente la conosco bene, ma quella di stamattina mi è nuova. È una melodia dove prevalgono i fiati: un flauto? un flauto traverso? un flauto di Pan? uno strumento etnico? Non lo so, le mie pochissime competenze non mi concedono di svelarne le origini. Ma so che cosa mi lascia immaginare, so dove riesce a portarmi.
È un respiro, una compagnia che mi regala una forte presenza, che mi lascia immaginare la forza di un sentimento che non doveva neanche essere nato, ma non c’è un momento per poter cominciare ad affezionarsi, ad amare. Perché ogni essere, piccolo e indifeso, merita di vivere e la grandezza è che davvero gli viene concesso questo diritto.
Vive per sempre chi riesce a conquistarsi un posto nel cuore di chi gli è accanto, che sia persona o cucciolo di cane. Tu sei stata così piccola Cloe, piccolissima e grande, in un tempo breve, ma allo stesso tempo infinito perché hai saputo addolcire i nostri cuori, con quei tuoi occhi che sembravano due bottoncini sul corpo di peluche di un pupazzetto, ma non eri un pupazzetto. Eri una di casa.
Ora hai smesso di soffrire, noi smetteremo di chiedere di te e della tua salute. Ora tutto riprenderà un ritmo nuovo, ma tu hai costruito il tuo tempo e il tuo spazio, e, da parte mia, questa pagina è per ringraziarti di quell’opportunità che mi hai regalato, dopo tanti anni, di voler riavere un cucciolotto per casa. Anche se solo in visita. Ciao piccola pantofolina.
- La movida del mattino
- “Adagio” di Annamaria Santoriello