Il bello del calcio
Eccoci qua, a mente fredda a chiacchierare un po’ di questo pazzo calcio. No, non è la definizione giusta; il calcio non è pazzia, il calcio sa essere un grande spettacolo. Ma come in ogni teatro che si rispetti, in ogni rappresentazione, ci devono essere dei bravi attori. Se la compagnia è scadente, non avremo mai un buon risultato.
Quando vai ad assistere ad uno spettacolo, la cosa che più vuoi sentire è la qualità dell’attore, non solo la trama. Ci sono artisti che sanno far vibrare le tavole di un palcoscenico anche se leggono la lista della spesa, e ce ne sono altri che se pure interpretano gli antichi Greci, ti fanno sbadigliare.
Non so perché sto prendendo questa strada artistica, sarà che ieri ho visto City – Tottenham e mi sono appassionata talmente da aver ringraziato da così lontano per una partita che ti riconcilia con questo sport. Qui non pensavi al nome, non pensavi al luogo: qui pensavi a giocare.
Spettacolare. E non posso allora non fare un passo indietro, alla nostra cara Signora che così bene dovrebbe rappresentarci in Europa e che, accettando apparentemente la sconfitta, rinnega tutto quello che ha dichiarato durante la stagione.
Ma chi ha mai pensato che la Juve avesse acquistato Ronaldo per venire a vincere l’ottavo scudetto di fila consecutivo? Vincere. Uso ancora questo verbo, ma ce ne starebbe ben affiancato anche un altro. In quest’anno che li ha visti uscire anche dalla Coppa Italia poi.
E chi di voi può negare di aver ascoltato in questi lunghi mesi di permanenza del “fenomeno” a Torino, tutta una serie di lusinghe quotidiane, ripetute, sfiancanti, sulla sua capacità di vincere da solo, di saper dare sempre la zampata decisiva. Lui, il migliore al di sopra di tutti.
Adesso che a Torino si è consumata un’altra storia, magicamente non solo non è colpa sua (e non dovrebbe esserlo visto che da che sempre si gioca in 11), ma addirittura lui ha perso perché ha dei compagni scarsi.
Io non capisco! Ma con l’Atletico, non avevamo scoperto la bomba Spinazzola? E Bernardeschi non si era consacrato top player?Per non parlare di tutti gli altri che ruotano intorno al fenomeno sacrificandosi per evidenziare le SUE qualità (Benzema in passato, Dybala oggi), ma contenti loro!
Eppure il metro di giudizio, purtroppo, cambia ad ogni occasione; non eravate voi giornalisti, al mondiale di qualche mese fa, a sottolineare quanto fosse scarso Messi perché in nazionale non vince niente? Perché lui da solo deve vincere, il portoghese invece ha condotto la nazionale all’Europeo senza manco giocare la finale, ma col solo suono della voce. Che fenomeno davvero! Che personalità!
Eppure questa cecità collettiva di cui ci si vuole ammalare, a lungo andare provoca solo quella reazione allergica che poi fa sorridere quelli che stanno da un’altra parte, quelli che ancora giocano al gioco del calcio, che scendono in campo ancora sapendo di dover contare sulla loro forza, sulla loro abilità. E quando queste qualità non le hanno, perdono.
A loro no. Questo non succede. Non mi perderò nella banalità dei lunghi elenchi citati e ricitati che tutti conoscono e che non tutti vogliono ammettere, ma una cosa la voglio sottolineare. La partita Juve Aiax io l’ho vista ieri in differita. Confesso che ha fatto uno strano effetto guardarli correre dietro quei discolacci che li hanno presi a pallate, che hanno portato “il circo” a casa loro per far divertire e far scoprire ai poveri tifosi quello che potrebbe essere il concetto di calcio giocato e non ragionato. Come potrebbe essere bello andare allo stadio e ammirare una sinfonia di ragazzi uomini, che si prodigano per regalare emozioni e non barricate. Non tuffi in piscina e lamenti da corsie d’ospedale appena sfiorati. In verità non è che ne hanno colpa. In Italia non gli è permesso fare esperienza in questo senso. Il campionato dove loro “si allenano” (cito la descrizione di un cronista ieri sera), non prevede alcun tipo di sofferenza. Loro vengono tutelati dai “tocchi” degli altri, ma possono imparare a fare falli che qui non gli fischiano, ma che poi altrove, qualcuno vede.
Ma per la partita in questione, citiamo le dichiarazioni precedenti, della “compattezza della Juve”, o quelle successive, della giustifica al fallo di frustrazione di quel campione che è un esempio in ogni cosa che fa, se non sbaglio. Mi viene in mente il naso rotto di Messi, il volto insanguinato e il suo essere tornato a giocare senza andare mai a chiedere all’arbitro di fare questo o quello. Cosa che puntualmente fanno i bianco neri in campo, che si arbitrano da soli!
E ieri ho fatto anche un’altra cosa; mi sono scritta delle frasi. Il cronista della partita, negli ultimi minuti della gara, aveva ravvisato un fallo di mano.
“Come valutiamo noi” – “In Italia non avremmo avuto nessun dubbio”. Quanto ho sorriso! Ma non pensavo a me. Pensavo al Milan, al Cagliari e a quella lista infinita di squadre che hanno pagato di fronte a cose sulle quali non c’erano dubbi ma che non sono state punite.
Poi arriva la giusta immagine, scopri che hai fatto l’ennesima figuraccia lanciandoti in accuse infondate e di parte, ma quell’enfasi, caro Caressa, è rimasta chiara nell’etere.
Ieri avete visto il gol di Llorente? Al Var due italiani e l’arbitro ha deciso che non era tocco di mano, perché dalle immagini frontali non si vedeva, ma dalla telecamera dietro la porta si. Eppure il City ha buttato una qualificazione, dopo i due cm di giusto fuorigioco di Aguero che gli hanno negato il passaggio del turno. Ma chi ha parlato? Chi ha sbraitato? (Vedi Real Juve del passato recente)
Siete così abili nel voler sembrare dei signori, figli della signora del calcio. Eppure non ce la fate a far arrivare oltre i cancelli del vostro condominio quell’idea di supremazia.
Non siete bravi, siete potenti in Italia. E tra l’altro, i giocatori buoni li avete eccome. Solo che con voi si abbassa la testa e si sacrificano talenti in nome di qualcosa di diverso dal gioco del calcio. Però, contenti quelli che ci vengono da voi.
Io penso che quando si è bravi si scrive la storia. Pep Guardiola è un mito, Messi è un campione, l’Aiax dà lezioni di gioco e atteggiamento. Questo è il mondo del calcio che noi vogliamo guardare. A quel punto davvero non ci sarebbero le tante brutali rivalità, perché ognuno potrebbe davvero godere del piacere del bello, della sana competizione, dello sforzo fino alla fine, per rincorrere un risultato che devi meritare sul campo.
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