Una vita a foglietti

Il giorno dopo la festa

Non c’è neanche una foto giusta per queste parole, sono tutte troppo allegre, troppo colorate, troppo affettuose, troppo stonate.

E no, non sono in ritardo, ho solo cercato di capire come passa una festa della mamma così, come l’abbiamo trascorsa io e poche altre persone che conosco. Non passa. Si trascina, tra ciò che fai sempre, il pranzo, il dolce della domenica, la torta con le fragole tipica di questo periodo, e tutte le solite cose che ci sono ma che non sono più uguali. E stamattina leggo le frasi più dolci, toccanti, affettuose, che si possono immaginare per questa figura così impegnativa che è la mamma, la persona che ha il duro compito di instillare l’amore nel cuore dei figli che ha deciso di crescere, di dare il buon esempio, di mostrare la via della verità, della sincerità. Ce ne sono davvero tante, solo che nessuna mi appartiene.

Le cose di cui si parla, non dicono nulla di quest’altra cosa che può succedere: non dover festeggiare. E questa gomma magica che ci ha spazzate via è figlia di un brevetto antico, un miscuglio di ignoranza, cattiveria, avidità che ha come effetto la deflagrazione di una bomba, ma che è esplosa solo nel nostro cuore: chi ha dato il comando non si è accorto di nulla, così come quelli che passano accanto; per loro è possibile continuare a parlare, la loro bocca non deve essere cucita per evitare che escano esalazioni tossiche che distruggerebbero chi vive accanto. La necessità di dover sopravvivere per poter essere tu quella madre che qualcuno vuole che tu sia, è più forte della voglia di distruggere chi ha reso possibile tutto questo.

Confido nel tempo, nel Signore, nella vita che comunque, ogni giorno, a saper guardare, ci regala nuove prospettive, nuovi orizzonti, nuove speranze e soprattutto nuova forza.

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