Il sapore amaro della vittoria
Solitamente ho le parole, il titolo viene dopo. Oggi mi sembra di avere solo quello. Perché dice già tutto. E sembra strano. Ma una cosa normale in questa storia ancora la devo trovare.
Dopo mesi di rabbia, di parole pensate, di lacrime versate e ingoiate, ti scontri con il “problema”. Tutto quello che avevi pensato non c’è, tutto quello che c’è intorno non lo vedi. E’ solo guardare negli occhi. E vedere la sconfitta. La paura. Nascosta da rabbia. Tutto il resto sono contorni: le parole stupide, la presunzione di chi dovrebbe imparare a tacere; tutto perde di importanza anche nei giorni a seguire. Restano quegli occhi sconfitti. E ripensi a chi ha permesso che ciò accadesse. Non oggi, ma una vita fa. Come è strano scoprire quanto male facciamo nascondendo la verità. La scelta di difendere sempre, al di fuori della logica, della razionalità. E credere di far bene. Senza capire che non facciamo crescere chi vogliamo difendere. L’uomo deve confrontarsi con le proprie scelte. Si devono pagare dei conti. A lui non è stato concesso.
E ora tutto sembra irrimediabilmente perduto. Per tutti loro e noi stessi.
Ed è questo che mi rende la bocca amara. Sapere che l’epilogo doveva essere questo ed esserci arrivati. Non c’è soddisfazione nell’aver ragione. C’è la scoperta del fallimento, di qualcuno che è parte di te.
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