Una vita a foglietti

Il simbolo perduto – Dan Brown

Unknown6/10/2017

Sono in viaggio ed ho appena finito di leggere “Il simbolo perduto” di Dan Brown. Il primo desiderio è stato di condividerlo con Salvatore.

Aspettare la sua lettura e i suoi commenti, la reazione a quelle che potrebbero essere rivelazioni o risposte a domande inespresse.

Alla fine del libro ci sono pagine bianche. Forse sono state necessarie per un fatto tecnico, capita che in fase di stampa servano un certo numero di sedicesimi e non tutti possono essere riempiti. Ma a me piace pensare che quelle pagine vuote debbano accogliere i pensieri che di getto ti vengono quando hai finito di leggere e non vuoi che tutto resti lì, come sospeso: anche se la chiusura è quella parola immensa che si chiama “Speranza”.

Ho cominciato sapendo che i libri di Dan Brown si leggono in fretta. Non importa che siano 300, 400, 600 pagine. Tutto si svolge in così poco tempo, nel giro di poche ore, che mi sembra di dover seguire il ritmo del libro, altrimenti gli eventi mi potrebbero sfuggire di mano.

So pure che ci sarà una soluzione a tutti i problemi che i protagonisti dovranno affrontare, ma la suspense che si crea, non diminuisce mai. Eppure alla fine dell’avventura, ti accorgi che il viaggio è stato molto più ampio, molto più vasto che non i relativi pochi chilometri che sono stati percorsi nella città di Washington.

Il viaggio parte dalla notte dei tempi, cerca risposte filosofiche, religiose, scientifiche.

Ti mostra le opportunità che l’uomo ha avuto da sempre, ti apre la mente ad una nuova lettura e non importa che ci si possa credere o no, non ho basi di conoscenza tali da poter verificare o confrontare, ma il ragionamento che viene fatto è bello e saggio e illuminante.

La teoria dell’uomo ricco di potenzialità mi piace e mi spinge a credere che varrebbe la pena non sprecare la vita che ci viene data per correre dietro a meschini valori materiali. Soprattutto per questo mi piacerebbe condividere questo messaggio con Salvatore e anche con Camilla quando arriverà.

Loro hanno la metà dei miei anni, quindi il doppio delle possibilità per aspirare a ciò che è meglio per loro. Vorrei che fosse così. Che possano credere, senza presunzione, ma anzi con la giusta umiltà, che ogni cosa può essere alla loro portata. Che solo l’impegno, la perseveranza, i giusti valori daranno i risultati che si aspettano.

E dunque, dopo ore di thriller, mi sembra, nelle ultime pagine soprattutto, di aver letto un libro di filosofia. Una spinta al pensiero, una richiesta di riflessione che non deve rimanere senza seguito.

Il pensiero, la ricerca, portano Speranza.

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