Jennifer per la solidarietà. Storia di un personaggio infinito…
Scena Teatro, Mediateca, Teatro Luca Barba: un tris d’assi scoperto per un’iniziativa di solidarietà. Raccolta di fondi venerdì 27 novembre per l’Associazione ONLUS OASI – Operazione Assistenza e Sostegno Infanzia, dei pazienti oncologici ed ematologici e stasera per i bambini del reparto in questione dell’Umberto I di Nocera Inferiore.
Questo in particolare, perché qui opera da nove anni una cara amica del tris d’assi prima citato: Carolina Damiani; attrice di talento, arte terapeuta, ma soprattutto donna dal cuore immenso che ha voluto coinvolgere i sui amici Antonello De Rosa, Carmela Novaldi, Matilde Nardacci e in particolare Geltrude Barba. Donna dalla profonda sensibilità che smuove davvero mari e monti quando si tocca il tasto della solidarietà, ha richiamato l’attenzione delle numerose persone che la seguono e la rispettano per questa serata di beneficenza che possa permettere di raccogliere fondi da investire in materiale per i giovani, giovanissimi ospiti di un reparto che dispiace solo sapere che debba esistere. Presenti in sala la dottoressa facente funzioni di primario Rosanna Di Concilio, in sostituzione dell’attuale primario Giovanni Amendola, con la collega Lucia Amato. Tutti insieme ad ammirare uno spettacolo speciale. Non un inedito, ma sempre imperdibile. Perché chi poteva essere il collante tra tutte queste belle persone e l’associazione e lo spirito di solidarietà, se non lei?
Jennifer è tornata. Come l’araba fenice risorge ancora una volta dalle sue ceneri. L’avevo vista poche settimane fa e di nuovo si è riproposta con le sue “visioni”. Difficile immaginare di raccontare di nuovo ciò che ho visto sotto forma di spettacolo, di stage, ancora di rappresentazione; ma con Jennifer niente è impossibile.
Lei arriva, ti prende il cuore, lo mette in lavatrice con giri di centrifuga almeno a 1000 e quando ne esce, stropicciato ed esausto, con delicatezza lo mette al sole. E tu, come lui, ogni volta, ricominci a respirare.
Jennifer è sempre lei, e non è mai la solita. Stasera si è concessa al pubblico per qualcosa di nuovo, ma dentro di sé ben conosciuto.
Arriva con la sua valigia, non quella dell’attore, quella che ti sconvolge la vita negli aeroporti, ma quella della solitudine, delle ossessioni. Ha riportato a me quel dolore che ho visto nascere e crescere. Per ricordarmi di non dimenticare.
Jennifer è sempre dentro la sua casa, riceve sempre le stesse telefonate, ma per noi diventano altre. Come amiche che raccontano ogni giorno le storielle dei figli: stessi personaggi, spirito diverso.
E la discoteca, e Franco, e i ricordi. E Anna. Annalura l’attrice giovane e Anna il personaggio grande. Una persona due vite, e la piccola sorregge la grande a meraviglia. Jennifer deve lottare per tenerle testa. Il suo sguardo non si abbassa mai neanche di fronte alla cattiveria della mancata speranza.
Per i dettagli della serata vi rimando all’articolo dello stage del 3 ottobre (si ritrova nel blog). Ai ragazzi di Salerno si sono mescolati quelli di Scena Teatro di Cava, un gruppo dunque allargato, ma che si è ben amalgamato, rendendo una prova anche più intensa rispetto alla precedente.
Ora non voglio raccontarvi i dettagli, ma parlarvi di quel dolore che ci ha riportato. Più maturo, più forte.
Quando si prepara per la scena della barba, gli occhi sono pesanti, i gesti esagerati.
Per sottolineare ancora di più perché è qui. È qui per farci capire quanto è dura essere soli, quanto è difficile non saper tener testa ai propri timori, alla propria sofferenza.
Per ricordarci di chi questo dolore lo trova senza sceglierlo, come i bambini Per loro si è scomodata Jennifer. Perché dalla sua tragedia possano nascere sorrisi. Serata che ha messo a dura prova la performance di Antonello De Rosa; Jennifer gli ha fatto un brutto scherzo. Quel mondo di fuori che si è scontrato con quello difficile di dentro, gli ha lasciato gli occhi lucidi. Jennifer raffreddata, un po’ più vulnerabile, un po’ più segnata. Ancora più umana al pensiero di quei bambini che, colpiti da malattie, non ricevendo assistenza necessaria dalle istituzioni, devono contare su chi sa guardare e capire le loro esigenze quotidiane. E quando Jennifer scopre il cuore, le labbra tremano, il corpo barcolla. La scena finale delle telefonate dell’abbandono di Franco, raccolgono quella matassa di parole pensieri lacrime speranze che non trovano sbocchi e che mettendo radici nel profondo delle anime, creando voragini in cui ci si può perdere.
L’emozione è l’attore aggiunto alla fine di questo spettacolo. Quando Carmela Novaldi, tacco sempre all’altezza della situazione, occhi come sempre lucidi davanti alla signora in giallo (colore dell’ultima vestaglia di scena di Jennifer) ringrazia gli ospiti e invita Carolina Damiani, quest’ultima confessa che nonostante l’abitudine all’essere in scena, in momenti come questi le parole mancano.
Ma è un attimo; profondo, sentito bellissimo, che non risparmia credo nessuno dei presenti, e si va avanti. Con cinque rose (numero a caso?) da distribuire a Gina Ferri, assistente di Antonello alla regia, a Bernardino Santoriello, fac totum di ogni evento che riguarda Scena Teatro e Teatro Luca Barba, Matilde Nardacci responsabile della Mediateca per aver sostenuto l’iniziativa e ovviamente per Geltrude Barba e Carmela Novaldi.
Carolina sembra voglia ringraziare ognuna delle persone presenti in questa sala gremita. La commozione poi si trasforma in autentica gioia, “come dopo aver vinto un Oscar”, quando Maria e Gennaro, ragazzi di Scena Teatro, si avvicinano per rendere concreto tutto l’affetto sentito fino ad allora.
1530 € il risultato finale della raccolta. Il piccolo gesto di ogni singolo ha riempito un vuoto grande e ne siamo perfettamente consapevoli adesso. E la gioia è per tutta la sala.
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