La Paura, la Fede e la Vita
Domenica il Vangelo riguardava la pagina dei talenti.
È un pezzo che tengo sempre bene in mente, perché sempre penso e provo a ricordare che tutte le potenzialità che ci sono state donate non vanno mai sprecate, ma sempre messe in pratica.
Ma domenica, nell’omelia di Padre Giuseppe, un’altra parola è stata sottolineata. Non una parola casuale ovviamente, ma un termine che per noi uomini, in questi ultimi mesi, è diventata una sorta di seconda pelle. Un’ombra che ci accompagna ovunque siamo, qualunque cosa facciamo: la PAURA.
Tra i tre servitori a cui erano stati affidati i talenti, ce n’è uno che confessa, al momento del confronto, di aver avuto PAURA di perdere il capitale affidatogli e di averlo quindi nascosto, per ritrovarlo identico a come lo aveva lasciato. Non aumentato, ma neanche diminuito.
Una filosofia abbastanza comune. Quanta gente non vive nell’attesa di qualcosa, fino poi a scoprire che il tempo passato non ritornerà mai più?
Eppure, nella frase di giustificazione di quell’uomo, c’è la parola PAURA.
Ha avuto Paura di perdere e ha nascosto il suo tesoro!
È questa parola che lo condanna.
Perché si ha paura? Secondo il Signore, colui che crede, non può provare questo sentimento. Non puoi aver timore che ti possa accadere qualcosa di brutto se sai che la tua destinazione è Dio. Ma questa è la forza dei credenti. Questa è la grande ricchezza di chi sa che il passaggio della Vita porta in un determinato luogo. Quello per cui hai vissuto. Quello per cui hai lavorato. Quello che ti sei conquistato.
Chi ha fede non dovrebbe mai aver paura. Non sono sentimenti che vivono in compagnia. Possono affiancarsi per un’umana debolezza, questo è ovvio, anche Gesù l’ha provata, ma poi ha rimesso la sua vita nelle mani del Signore.
Questo è il motivo per cui la Morte non dovrebbe farci paura, perché è il biglietto d’ingresso per un’altra vita. Ma tutto questo ovviamente, diventa realtà se credi. Cosa che non tutti fanno, perché si è “liberi” di scegliere come indirizzare la propria vita.
Ma questa riflessione che ho già fatto tante volte in passato, che ha già determinato tante scelte nella mia vita, che mi ha permesso di guardare anche da lontano la vita soprattutto dei miei figli, perché li ho affidati nelle mani di chi è sicuramente più capace di me a proteggerli, perché oggi mi sembra così drammaticamente grande?
Questa “paura” che ci stanno cucinando in mille modi servendola in tutte le pietanze che mangiamo, che ci hanno messo riflessa in ogni angolo delle nostre strade, che hanno scolpito negli occhi di chi ci guarda e che noi riflettiamo verso chi guardiamo, che senso ha?
Me lo chiedo perché credo ci sia una differenza profonda tra la paura del Signore e quella degli uomini.
Molti usano la frase che “la religione è l’oppio dei popoli”, perché offusca la mente, perché tanti l’hanno sfruttata per assoggettare e non per convertire. Vero, la storia ce lo insegna. Ma non ci accorgiamo, in questi paragoni, in queste riflessioni, che gli Uomini strumentalizzano e il Signore ci lascia liberi?
La paura che hanno voluto incutere i vecchi cristiani, ma anche i nuovi uomini, nasceva da torture vere, da ignoranza, da povertà, da sete di potere.
Il Signore non è l’artefice delle nostre guerre, delle nostre pandemie, del nostro cambiamento climatico. Il Signore ci sta permettendo di scegliere come comportarci e noi lo stiamo facendo. In quale direzione, dipende da noi. Il Signore ci ha resi liberi di essere o meno suoi fedeli, non ci punisce se non lo facciamo. Ma invece gli uomini che generano paura, non quella del medioevo, non quella dell’Inquisizione, ma oggi, in data 2020, che uomini sono?
Noi stiamo soffrendo per questa pandemia, non solo per il virus in sé che non è la peste, non è la spagnola ma che comunque miete vittime, ma per la pessima gestione che si è fatta della nostra società. Non avere le strutture per riparare a quanto accade, questa è una colpa. Quello è il vero virus che dovremmo debellare, e non si chiama COVID 19, ma CORRUZIONE, INETTITUDINE.
Eppure questi uomini, ormai direi questa società, non fa altro che nutrire quella Paura, l’ha iniettata nelle nostre vene e non ci permette di guardarla nella giusta maniera. Non dovremmo essere terrorizzati, dovremmo essere informati e di conseguenza responsabili. Ma queste cose, dove le dobbiamo comprare? Non sono a disposizione. In un mondo di voci urlanti, non arriva il sussurro di una possibile verità, ma solo l’arroganza di una marea di parole che troppo spesso sono prive di significato. Ma ad una cosa servono di certo: a far nascere ancora dubbi e paure e sospetti.
E allora cosa diventiamo se mangiamo ogni giorno questo cibo? Paurosi, sospettosi, dubbiosi.
E da queste basi, cosa credete che possa nascere?
Non è allora solo una questione di fede. Può essere uno spunto. Non è detto che tutti credano alle parole del Signore, ma tutti possono scoprire e valutare il valore di una vita vissuta sotto il peso della Paura.
- Danza d’Autunno
- Diego