Una vita a foglietti

Le Corti dell’Arte – Casa Mozart – conversazione e divertissement musicale

stefanoDa Vivimedia.

Altra serata, altro cortile. Siamo arrivati a Palazzo Gagliardi e ci siamo ritrovati come ad una riunione di famiglia, tra amici. Lunghe chiacchiere in un contesto invidiabile. Felice Cavaliere, fondatore e Direttore delle Corti,  ci tiene a sottolineare, mentre ci presenta la serata, la responsabilità che tutti noi cavese abbiamo nel conservare e preservare luoghi come questi che ci sono stati affidati.

I condomini, che si sono accomodati nelle loro terrazze, idealmente hanno accolto tutti noi, con la delicatezza di un salotto aperto, luco spente e fiammelle di candele ad illuminare un antico quadro.

rossella strumento1L’argomento principale è come al solito la musica. Stasera il protagonista sarà Mozart, introdotto in maniera originale da Stefano Valanzuoli, giornalista e critico musicale. Le sue presentazioni, serviranno a dare una lettura originale della vita e della musica di questo genio della storia della musica mondiale. Iniziano con un brindisi lui e le sue due coppie di musicisti: al piano Maria Libera Cerchia e il marito Antonello Cannavale, mentre al violino c’è Alberto Maria Ruta e alla viola Rossella Bertucci.

Valanzuoli ci chiede di lasciare con la fantasia questo nostro splendido cortile, per trasferirci nel salotto di casa Mozart, dove si trascorrevano molte ore davanti ad un piano. Un tempo l’intrattenimento era fatto di lunghe ore di musica, non c’era la Tv o la radio o i video games. C’erano questi lunghi pomeriggi trascorsi ad esercitarsi o allietare gli amici e i parenti. E in questo nostro trasferimento immaginario, possiamo cominciare un gioco, che si potrebbe paragonare a quello che il giovane Mozart faceva con i tasti a soli cinque anni,  quando “giocando” con le note, componeva la sua prima musica. Viene sottolineata l’importanza di scoprire ancora oggi, in queste note che suoneranno per noi, lo stesso spirito gioioso. Perché qualcuno ancora ci gioca.

duo-cerchia-cannavaleMaria Libera e Antonello, devono aver trascorso molto del tempo che condividono nella vita, a giocare sulle note del piano. Quattro mani per sette note che ballano, si rincorrono, riempiono il cortile e quando si fermano per loro ci sono solo applausi.

È originale e piacevole essere introdotti alla musica attraverso il racconto della vita, degli amori, dei sogni, delle incomprensioni familiari di quel genio conosciuto a tutti. Un genio che però ha anche scritto pezzi “controvoglia”, oggi diremmo forse più “commerciali”, ma sinceramente non sembra così alle nostre orecchie.

Scopriamo che il giovane Mozart, negli anni vissuti a Salisburgo, in cui ha svolto quasi un lavoro da “impiegato” della musica, ha condotto uno stile di vita  che ha provocato molti scontri con il papà Leonard. Scontri che riguardavano sia le sue scelte professionali (volle lasciare la città natale per affrontare il “sogno” di Vienna e della corte imperiale), sia la vita sentimentale del compositore.

Seguiremo in particolare i sentimenti per una donna Josepha Duschek, da lui verbalmente descritta in maniera non proprio cavalleresca, ma alla quale ha dedicato sei sonate, che raccontano decisamente un’altra verità.

Che magia il violino! Romantico, ti pizzica il cuore con quell’archetto. La donna che ha ricevuto questo dono non può dubitare dei sentimenti di chi l’ha scritto per lei. Anche il gesto nel suonare questo strumento ha qualcosa di troppo delicato. La mano non affonda mai, può solo ondeggiare, più o meno velocemente, ma non colpisce mai. Al massimo ti prende il cuore, lo strizza e lo lascia boccheggiare. Nulla di più. E tu sorridi di questo e per questo. Si può rimanere ipnotizzati da quell’archetto e da quella musica?

Stefano Valanzuolo annoda i fili della storia di Mozart, tra cui la scarsa intesa tra il compositore e il cardinale di Salisburgo  Collaredo, personaggio per il quale aveva lavorato, ma con cui non era mai nato un grande feeling. Diversità di vedute che portarono le loro strade a dividersi, ma che permisero a Mozart, in seguito, di scrivere un pezzo che il cardinale pensava fosse di un suo beniamino. Sbagliando.

La storia di Mozart è complessa. I numerosi viaggi, le difficoltà economiche, la scomparsa della madre che non poté curarsi, hanno sicuramente condizionato la sua musica. “Mi pagano troppo per quello che faccio e troppo poco per quello che potrei fare”. Così egli diceva. In realtà il suo genio fu molto condizionato dalla ricerca di “lavori” che gli consentissero una vita dignitosa.

alberto strumento2_0Andiamo allora ad ascoltare ancora violino e viola, che raccontano un’altra musica. Non parlano più d’amore alla loro donna, stanno mostrando un altro aspetto, un’altra faccia della loro musica. Sono più impertinenti, hanno un pensiero che si rincorre da uno strumento all’altro. Uno dice, l’altro acconsente e ribatte, in un continuo battibecco che alla fine si arrende e diventa sussurro. Per riprendere con nuovo vigore.

Violino e piano allora raccontano insieme nuove emozioni, quelle dei momenti che stanno per finire, ma tu non vuoi che sia così. E raccogli tutto ciò che l’aria, il respiro lascia intorno a sé, per non dimenticare, per non lasciar finire “quel” momento, che sta cambiando per sempre la realtà intorno a te.

Tra le composizioni che ascoltiamo al pianoforte, c’è quella per un congegno meccanico. Oggi la definiremmo un’ottima colonna sonora per spot pubblicitari.

Quando si ritorna a parlare d’amore, le sensazioni cambiano radicalmente. Hanno una vibrazione completamente diversa, un tocco delicato, una ricerca dell’attenzione verso l’altro.

Quando anche queste altre note si allontanano dagli strumenti, gli artisti e il loro presentatore si raccolgono per un ultimo brindisi.

Sarà questa la fine della serata. Nessun bis e nessun saluto. Solo quei bicchieri tintinnanti a chiudere le fatiche e le nostre attese. Un amico del pubblico dice che siamo rimasti “sconcertati”, e il termine è perfetto.

Sarà che avevamo iniziato uno splendido viaggio, sarà che le interpretazioni dei maestri sono state davvero esemplari e coinvolgenti, sarà dunque per egoismo, ma qualche altra nota l’avremmo ascoltata volentieri.

Ma ci accontentiamo, scambiando saluti e ringraziamenti con chi ha vissuto con noi la bella serata, ammirando ancora questo cortile che va assumendo di nuovo la vita privata che abbiamo interrotto.

La candela nel salotto si è spenta, la magia della musica resta.

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