Michela Tilli – “Ogni giorno come fossi bambina”
Quando parli di un libro, sembra quasi che se parti dalla fine dai un dispiacere a chi ancora non l’ha letto. Ma di questo libro di Michela Tilli, “Ogni giorno come fossi bambina” forse le ultime pagine sono le più belle, tra moltissime altre belle che si incontrano durante il percorso.
Le protagoniste sono certamente Arianna e Argentina, due generazioni di donne che si incontrano e fanno scontrare i loro mondi. Chi vive la giovinezza rinchiusa in una stanza e chi ha vissuto la sua sognando due occhi che non hanno mai avuto voce. Una alla ricerca della sua identità, un’altra sperando di poter dare un significato alla propria vita. In quest’incontro escono ed entrano persone che non sono comparse; sono le altre vite, quelle che si intrecciano fino a formare uno dei tanti destini. Quello che ho tanto apprezzato in questo libro è stata la capacità dell’autrice di mettere insieme tante tematiche, tante sfumature, tanti sentimenti. Nel racconto che Michela Tilli fa, c’è la capacità di guardare da tante angolazioni la vita, di saperla raccontare senza prendere posizioni, senza giudicare, semplicemente accettando la realtà: le vite vanno vissute, ascoltate, rispettate. Ci sono rapporti tra genitori e figli, tra giovani e anziani, tra amicizie virtuali e amori che ritornano, sbocciano, si inventano per ritrovarsi poi ad essere quel battito di cuore, quel guardarsi negli occhi, quelli che davvero raccontano ciò che vive dentro l’anima.
C’è l’esperienza della violenza, di quella che ti resta anche se non la subisci perché il terrore che ti fa nascere, spinge in primo piano solo lo spirito di sopravvivenza. Ti dici che accetteresti tutto pur di sopravvivere al branco, al puro piacere della cattiveria senza motivo, ma poi anche quel pensiero ti sembra una sconfitta, un marchio difficile da cancellare.
La scuola, quella che ci vuole un po’ tutti in riga, che lascia poco spazio all’istinto, quello che invece guida Arianna tra i libri che ne chiamano altri, che si cercano tra di loro segnando strade nuove fatte di curiosità e scelta.
E poi Argentina, la sua vecchiaia che ricopre un’anima ancora in cerca di risposte di cose da capire, di volti da riconoscere. Quante volte dimentichiamo che dietro, anzi dentro dei corpi anche invecchiati, anche grassi, anche brutti, c’è un’anima, una persona che ancora vive.
E tra i tanti altri cito Rocco, quella figura maschile che forse Michela ha amato più delle altre perché rappresenta la curiosità di conoscere, il legame con la propria terra, la voglia di mantenere salde anche le radici di chi non respira più la stessa aria del paese natìo. Rocco è il nostro passato, la nostra crescita, la possibilità di andare verso il futuro.
Questo che ho tanto ammirato in Michela Tilli: il rispetto delle persone. La capacità di toccare tante corde senza spezzarne nessuna. E i riferimenti che fa, Carlo Levi, Puskin, Thelma e Louise non sono casuali. Il film che personalmente adoro e la cui visione consiglio vivamente, è un altro modo per dimostrare come gli incontri, la sensibilità, possono condurre in una direzione piuttosto che in un’altra. Se non ci fosse egoismo, violenza, rabbia, interesse in quello che si fa, tante vite sarebbero risparmiate o forse. avrebbero solo il giusto diritto di essere vissute.
- Il capitale umano
- Rassegna Li Curti – Paolo Caiazzo con “Non mi dire te l’ho detto”
Mi permetto di riportare qui questo commento che mi ha davvero emozionata. E per me le emozioni sono tutto.
Thesis Contents – Agenzia Letteraria
19 marzo alle ore 16.05 ·
“Nel racconto che Michela Tilli fa, c’è la capacità di guardare da tante angolazioni la vita, di saperla raccontare senza prendere posizioni, senza giudicare, semplicemente accettando la realtà: le vite vanno vissute, ascoltate, rispettate”.
Sul blog, Una vita a foglietti, una delle più belle e sentite recensioni uscite fino a ora. Grazie a Paola La Valle per queste emozionanti parole dedicate a Ogni giorno come fossi bambina