Una vita a foglietti

Odore di pagine… scolorite

libroSono passati giorni da questi avvenimenti, ma quello che rimane nella mia testa e sui miei foglietti, come ho promesso tanto tempo fa, lo scrivo. Quando si fa qualcosa e si rende pubblica, ci si espone ovviamente a una valutazione di chi guarda o ascolta o legge. Io in questo caso sono stato pubblico e ho le mie opinioni. Ovviamente discutibili o non condivisibili, ma le ho e le esprimo: diventando a mia volta oggetto di possibili critiche naturalmente. Ma se siamo entrati nel gioco, giochiamo.

Sere fa c’è stata la presentazione  di un libro che avevo già letto diverso tempo fa. Devo dire che è stata organizzata molto bene. C’era abbastanza pubblico, c’era una buona lettrice, c’è stato un balletto molto adatto e ben coreografato, un relatore che si è rivelato il meglio della serata.

Come dicevo il libro lo conoscevo e questo mi ha portata a seguire il tutto con uno spirito particolare, diciamo “…di attesa”. Mi spiego: già il titolo “L’antico odore delle pagine”, mi aveva detto tutto. Quando scegli un libro, quando guardi la sua copertina, cominci ad immaginare qualcosa. E quel qualcosa può essere generalmente di estrema sorpresa, di dubbi, di aspettative, insomma qualcosa che non sai; c’è qualcosa di intrigante in lei che ti spinge poi a sceglierlo per leggerlo. In questo libro invece non c’è stato niente del genere. Ho immaginato cosa fosse, come lo volesse raccontare, e purtroppo non mi sono sbagliata.

Il tema del libro è il libro, la disperata speranza di salvarlo da un mondo dove non c’è più l’odore delle pagine, ma solo tasti che lanciano in  mondi digitali fatti di BIP e monitor, senza occhi per raccontare emozioni, senza più contatti del corpo, senza sentimenti e senza partecipazione. Ed è questa trama scontata che fin dal titolo dice già come andrà a finire e che purtroppo non ti smentisce  e non ti sorprende mai che lo rende assolutamente piatto. Credo che il punto di partenza potesse essere più che giusto, perché il libro, la carta che ha una sua vita, è fondamentale per persone come me e come tantissime altre per fortuna.

Ma quello che non condivido è il tentativo di affidare ad un testo come questo la rivalutazione del LIBRO. Un LIBRO ti deve affascinare, ti deve incuriosire, ti deve trascinare in un mondo che non conosci e svelarti cose nuove, nuove emozioni. E invece in questo io non ho trovato niente del genere.

Ma guardandomi intorno in quella sala, mi sono chiesta se solo io avevo avuto queste sensazioni. Di fondo in me non c’è nessun dubbio sull’importanza dell’informazione cartacea, della necessità di una comunicazione fatta di occhi e mani e sentimenti, quello che non credo è che possano essere questi gli strumenti per ottenere la nascita di nuove passioni. Il libro che ti cambia la vita, quello che ti spinge a cercare in quelle parole di altri le risposte che tu, giovanissimo, ancora non sai, che ti smuove quelle emozioni che non sai di poter provare, non è questo. Almeno non lo è per me oggi.

La speranza è che possa esserlo per qualcuno di quelli che si stanno già trovando nella condizione di vivere relazioni, sentimenti emozioni “virtuali”. Che possa aiutare i nuovi genitori che hanno affidato per molto tempo i loro figli ai passatempi tecnologici, piuttosto che alla lettura di una fiaba o di un gioco in compagnia. Se sarà così ben venga.

L’unica cosa che mi chiedo ancora è: fuori di noi cerchiamo quelle chiavi che ci aiutino ad aprire le porte del nostro io, della nostra essenza. Se anche questo libro deve essere una chiave, forse non abbiamo porte da aprire, ma portoni da sfondare.

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