Una vita a foglietti

Otto del mattino

Un istituto superiore alle 8,00 del mattino.

Vedi passare brufoli, sorrisi, cuffie, capelli lisci, ricci, verdi, neri, gialli, innamorati, arrabbiati, tesi, indifferenti, femministe (con dichiarazioni su t-shirt), narcotrafficanti (come prima), jeans strappati alla moda, aderenti, passi veloci, strascicati. E poi i genitori, quelli che portano il figlio per mano che non ha capelli colorati, che non entra con l’amica del cuore, che non riceve abbracci all’ingresso, che guarda tutto e tutti allo stesso modo; mentre aspettano che i ritardatari finiscano l’ultima sigaretta o l’ultimo spinello prima di iniziare questa nuova giornata in un posto che dovrà dare loro istruzione, socializzazione, responsabilità.

Loro, tutti loro, indistintamente, domani scriveranno il loro e il nostro futuro. Questi stessi ragazzi che si sono spaventati, interessati, incuriositi davanti al banco dei libri, saranno quelli che decideranno il nostro e il loro futuro. Non uno di quelli accompagnati dal papà che si è fatto tentare dai colori delle copertine, che a gesti ha voluto sapere cosa significassero quei libri e quella nostra presenza.

Lui no. Il suo interesse resterà chiuso dentro il sorriso un po’ tirato, dentro quella mano un po’ contorta che si pulisce, per rispetto ma senza bisogno, prima di stringere la mia.

Lui no, La sua passione, la sua curiosità, la sua educazione, non lo so se lo porteranno ad avere una voce.

Spesso si tengono chiuse bocche che avrebbero qualcosa da dire e si dà fiato a chi non ha nulla di buono da esprimere.

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