Pensieri dalla quarantena (IV settimana)

Sto raccogliendo appunti scritti e pensati da giorni. Ormai mi è chiaro che non userò i foglietti per brevi considerazioni mordi e fuggi, ma se decido di imbrattarli, lo farò con un intento diverso: di raccolta, di riflessione più accurata di questo tempo sconosciuto che sarà riportato nei libri di storia e che noi stiamo vivendo e dunque a noi è dato il compito di rendere vivo anche per chi verrà.
Lo spunto iniziale è partito dalla benedizione del Papa del 28 marzo. L’immagine forte era la sua solitudine. La Fede è quel saper camminare da soli sapendo con certezza che soli non siamo. Questa è la Fede per me. Non sentirsi mai soli, anche nella profonda disperazione, anche nell’immenso dolore. La Morte, che pure abbiamo pensato trionfatrice in questi giorni in cui regna la solitudine dei corpi degli uomini, di certo ha trovato posti occupati nei cuori di chi, lasciando questa vita senza nessun affetto al suo fianco, ha affidato la propria anima al Signore.
E a questo punto faccio un’altra riflessione, rivolgendomi a chi, a questa Fede di cui si ricorda a rate, addossa tutte le colpe del mondo. Le persone dimostrano di essere ignoranti con queste affermazioni, o forse parlano di un’altra religione, perché non mi sembra che Gesù sia venuto sulla terra a prometterci l’immortalità terrena. Lui stesso è morto in croce, sapete è di questa religione qui che stiamo parlando. Quella che da sempre ci lascia LIBERI di scegliere cosa fare della nostra vita. LIBERTÀ, la parola chiave del Vangelo di oggi. Libertà che può arrivare solo dalla verità, ma, come dice don Antonio nelle grandiose riflessioni che regala a chi vuole leggere e ascoltare,” … noi non sappiamo cosa sia la verità. Ognuno ha la pretesa di offrire la sua versione e si è imposta la dittatura del soggettivismo…”.
Eppure la verità potrebbe anche essere la contraddizione, perché nessuno sa veramente cosa ci sia dopo la Morte. Credere, avere Fede, ci fa fare quel passo che va oltre la materialità terrena, ma questo non dobbiamo per forza averla tutti. Si è appunto liberi di seguire o meno questa strada. Ma chi non lo vuole fare, e ne è padronissimo, perché deve anche avere l’arroganza di accusare qualcuno in cui non crede, di cui non giustifica l’esistenza? Dunque affermazioni contraddittorie anche in questo caso, ma il mio avere fede, non mi mette nella condizione di incolpare qualcun altro dei miei mali. Tra l’altro qualcuno di cui mi ricordo solo quando mi fa comodo e non tutti i giorni della mia vita.
Di certo ci sono oggi dei colpevoli che hanno in mano il destino di tanti. Colpevoli di aver saputo guardare solo al bisogno del momento, e in questo i soggetti in causa si somigliano, e non a quello a lungo raggio.
Oggi parliamo della pandemia del coronavirus e, credetemi, ho difficoltà a mettere in fila le varie considerazioni che mi vengono in mente.
Causa di questo flagello: qualcuno, come detto, incolpa Dio, ma come al solito sono stati gli uomini. Gli uomini che si sono sentiti liberi di scegliere di cambiare il corso della natura e della vita, basando le proprie scelte su motivazioni economiche.
Non è una cosa nuova il contagio dall’animale all’uomo, era accaduto negli anni passati, ma abbiamo chiuso gli occhi. Cosa ci importava sapere dei mega allevamenti di animali imbottiti di ormoni per farli arrivare al giusto peso e presentarceli a tavola? Cosa ci importava dei campi super coltivati e dell’immensità di acqua necessaria? Cosa ci importava della deforestazione e dei cambiamenti inflitti agli ecosistemi che si sono dovuti adattare alle NOSTRE esigenze? Esigenze? No, non erano esigenze. Ci sono popolazioni che da sempre avevano abitudini alimentari diverse, come la Cina, l’India, a cui abbiamo trasferito le nostre. Noi abbiamo deciso di mangiare il sushi e loro hanno scoperto il manzo e il maiale. E via con milioni di pezzi al giorno e avanti tutta con medicinali e additivi per renderli appetibili al più presto. Perché tempo non ce n’è per aspettare, noi di tempo non ne abbiamo mai, noi il tempo, per tanto tempo, lo abbiamo bruciato.
E i bombardamenti “atomici” che abbiamo sganciato sugli ecosistemi, ora ci ripagano con la stessa violenza. Abbiamo dato la vita a milioni di animali senza fargli mai vedere la luce del sole e mai concedergli il gusto di un prato e loro, ma sempre a causa nostra, sono oggi portatori della nostra malattia e delle nostre paure. Ce lo siamo meritato questo trattamento, ma lo avremo davvero compreso? Cambieremo le nostre abitudini domani? Ci stiamo riflettendo o ci occupiamo d’altro in questi giorni?
Ora siamo a casa, a guardare le lancette girare, a seguire l’alba e il tramonto. A riempire spazi piccoli o grandi, a condividere azioni e giornate sempre con le stesse persone che in qualche caso sono ottima compagnia, in altre un po’ meno. E di tempo per riflettere ne avremmo. Tanto. Per ascoltare con maggiore attenzione cosa succede, per provare a riflettere da soli piuttosto che farci imbottire delle informazioni che vogliono gli altri. A cambiare umore se leggiamo un post piuttosto che quello che dice il suo contrario. Perché accade così. C’è chi sfoggia i propri pranzetti e chi li critica perché c’è chi muore di fame. C’è chi piange disperato e chi si diverte nonostante tutto. C’è chi insegna esercizi da casa in palestre attrezzate o almeno in spazi compatibili e chi vive in pochi metri quadrati. C’è chi esce di casa perché obbligato e viene additato come incosciente e chi esce per indolenza e viene giustificato.
Tutti hanno opinioni, tutti hanno potenzialmente ragione e torto allo stesso modo.
Ma in questo continuo ciarlare, chiacchierare, volersi per forza intrufolare nella case altrui, nelle vite altrui per giudicare, condannare, salvare, perché non riusciamo a fermarci e ad avere riflessioni più profonde, più ragionate? Di quelle che non devono prevedere la nostra presenza costante sui social altrimenti sembriamo scomparsi inesistenti e quasi inutili?
A me la testa ribolle di pensieri. Non su quello che devo cucinare o su quello che devo raccontare.
Penso a cosa succederà. A quali considerazioni si arriverà dopo questa batosta. Quali decisioni prenderanno questi nostri governanti che sembra si siano accorti solo da poco che, scegliendo la politica, avrebbero dovuto aver cura di popolazioni e non di interessi privati. Cosa succederà a questa Europa che era nata con tanti proclami, che ci ha voluto per forza mostrare tante cose belle da prendere nella vita comune e oggi, più che mai, mostra l’altra faccia della medaglia?
A me nasce il dubbio che in un momento storico di tale portata, a qualche governante stia sfuggendo la visione globale del problema.
Oggi i numeri, e forse non sono quelli reali, parlano di un tot di vittime e potenziali milioni di disoccupati. Milioni di disoccupati. Perché noi i conti li dobbiamo fare al plurale adesso. Non siamo solo noi a doverci leccare le ferite. È il mondo intero.
Cosa succederà se gli aiuti non saranno adeguati e tutta questa gente affamata si riverserà per strada a chiedere un aiuto? La storia ci ha insegnato delle cose. Quella storia che qualcuno ha pensato di far scomparire dalle scuole, che è stata considerata banale ed un inutile perdita di tempo. Ma se non conosciamo quella remota, dovremmo almeno conoscere la realtà attuale. I milioni di migranti che sono scappati negli anni dalle zone di guerra e di fame cosa hanno generato? A volte integrazione, a volte ulteriore degrado, ma erano comunque persone che immaginavano di avere in un altro posto un luogo in cui poter piantare una speranza. Oggi dove si potrebbe scappare? E per assurdo in questa nuova guerra, la terza guerra mondiale, come tutti ormai la definiscono, forse si combatterà una battaglia completamente diversa dal passato. Non più un paese contro l’altro, non più il desiderio di avere maggiori possedimenti e ricchezze, ma interi popoli contro chi li ha ridotti in tale povertà a semplice tutela di interessi di pochi. Accidenti. Allora non è una cosa nuova! È la solita vecchia storia!!! Cambierebbero i confini e gli eserciti forse.
Se la smettessimo di farci imbavagliare da false notizie, da interessi di parte, da piccoli compensi personali che nascondono grandissime trappole per la maggioranza. Perché sapete, se quella maggioranza dovesse essere messa nella condizione di essere affamata, qualche diritto verrebbe a reclamarlo.
Tantissimi anni fa un mio professore mi diceva che “finché le persone avranno un piatto a tavola, resteranno sempre al loro posto”, come facciamo con i tanti animali che oggi teniamo prigionieri in casa dicendo di amarli e avendoli trasformati e fatti adattare alle NOSTRE abitudini, guarda caso. Ma domani questo “piatto a tavola”, sarà davvero garantito per tutti?
Sarà quell’istinto di sopravvivenza che forse ci spingerà a chiedere qualcosa in più dell’elemosina che ci è stata concessa fino ad ora? E se riusciremo ad uscirne fuori, saremo davvero disposti a capire come dobbiamo comportarci per il futuro?
La Germania e l’Olanda non vogliono cedere agli aiuti chiesti dal resto del mondo; Trump continua, come un bambino viziato, a dare la colpa ai cinesi del disastro, dimenticando che il suo popolo è tra quelli che consumano circa 120 kg procapite di carne e quindi i maggiori fruitori di quegli allevamenti massificati che oggi ci chiedono il conto, ed è anche quello che ha negato il riscaldamento globale etc etc. L’Inghilterra ha a lungo ignorato il problema, la Spagna è crollata sotto la sua economia disastrata, come la Grecia e tanti altri paesi di cui si parla poco e l’Ungheria ha scelto la vecchia via della dittatura, ma la scuola e la storia di quel paese a chi risale? Dalle vecchissime occupazioni dei Turchi al dominio Austriaco degli Asburgo, poi le influenza tedesche e la sottomissione al dominio comunista della Russia. Vogliamo continuare? La storia, quella storia derisa, ci dice che ogni cosa è fatta con interessi precisi. Si coglie l’occasione da mandare in pasto al popolo, la priorità di un momento in cui bisogna per forza fare delle cose. Oggi tutti condannano questo gesto definito inconcepibile in un’Europa che tutela “certi valori”. Ma perché abbiamo due pesi e due misure? Ma che se un golpe viene fatto apertamente è più grave di uno uguale, che però è fatto in giacca e cravatta?
Vi ricordate Napolitano e Monti? Vi ricordate lo spread e la paura della recessione? Sono passati tanti anni e i documenti e i fatti hanno risposto a quelle manovre dittatoriali, che furono tanto ben vendute che tutti salutarono come “necessarie” per la nostra salvezza e che invece hanno salvato ben altri individui.
Eppure la loro ascesa fu accolta come una liberazione e fragorosi battimani seguirono a tanta “bellezza e giustizia”. Ma come diceva la principessa Padmé Amidala in Guerre Stellari, “è così che muore la libertà, sotto scroscianti applausi”.
E in tutto questo dimentichiamo l’Africa e i Paesi più poveri, da dove qualche voce fa arrivare eco di parole come ecatombe, ma che hanno poca presa. Ma se ci pensassimo un po’ noi, così colpiti dall’efficienza del nord e della mancanza del Sud Italia, a quale conclusione dovremmo giungere e cosa dovremmo rispondere alla domanda “con che cosa si staranno curando in quei luoghi?” Forse ci interessa poco, forse li sentiamo lontani. Forse noi che puntavamo il dito e definivamo razzisti quelli che volevano più regole per chi arrivava, anche per dargli maggiore dignità, ora giriamo la faccia dall’altra parte perché un problema lo abbiamo anche noi.
Riflettiamo dunque su ciò che accade, ma facciamolo non con la pancia, non con la fretta di un solo dettaglio. Creiamo una visone d’insieme, ragioniamo sulle informazioni che ci danno, non beviamole come filtro magico che soddisfa il bisogno di quel momento. E soprattutto non lo facciamo avvolti da bandiere ideologiche che offuscano la mente e ci rendono ottusi nella comprensione della realtà.
Perché oggi tante nazioni mandano aiuti all’Italia? Ci contendono la Cina, la Russia, la stessa America. Ora siamo davvero così indispensabili o come al solito la nostra Patria è strategicamente e culturalmente molto appetibile, soprattutto se abbiamo chi ci sa svendere? Noi siamo stati primi in Europa a chiudere i confini, siamo stati sbeffeggiati, ma oggi tutti ci vogliono. Dicono. E noi ci gonfiamo d’orgoglio e di sicuro possiamo farlo per i tantissimi che si stanno prodigando a costo della vita per salvarci. Ma quanti altri paesi hanno ancora più bisogno di noi? La Spagna sta usando le buste dell’immondizia per medici e infermieri perché non hanno niente. Noi continuiamo a sentire di milioni di pezzi di mascherine di attrezzature che arrivano da ogni parte del mondo, ma il vero lamento è che in realtà tante strutture non ne ricevono abbastanza. Sentiamo di numeri di tamponi e di sistemi di assistenza e poi nel piccolo sappiamo di persone lasciate per giorni e giorni senza assistenza. Non ci sarà il tempo per tutti ce ne rendiamo conto, ma per chi c’è? Ci saranno categorie anche in questo? Spero di no. Ma vi esorto davvero a guardare oltre i nostri confini, oltre le sole nostre esigenze. È un’esperienza nuova a cui nessuno era preparato ma a cui molti potevano pensare, perché è la conseguenza di scelte fatte in tanti anni, quando si è pensato di incrementare le entrate con abitudini scellerate senza tutelare la Terra dove siamo ospiti. Questo ruolo noi non lo abbiamo mai compreso veramente.
Oggi la natura fiorisce, gli animali si sentono liberi di camminare dentro spazi che gli sono stati preclusi da anni. Ma non saranno solo gli scoiattoli o le bellissime paperelle o i cuccioli di cinghiali a passeggiare. Potrebbero esserci ben altre specie, che non ci piacciono molto, ma che sono molto, davvero molto intelligenti.
La Terra sa vivere da sola. Noi non possiamo vivere senza la Terra. Scriviamolo a caratteri cubitali sulle nostre pareti adesso che siamo a casa. Incidiamolo in maniera indelebile nei nostri cuori e ricordiamolo quando prenderemo di nuovo decisioni .
Un vecchio poster di un indiano d’America, un certo Toro Seduto, uno di quelli la cui storia avrebbe già dovuto dirci molto, ma proprio molto, aveva lasciato questa frase in eredità. Un concetto espresso altre volte, che tantissime persone avranno letto, ma penso che pochi hanno fatto proprio:
“Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche.”
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