Posti da raccontare
Avevo detto e pensato di voler scrivere di posti che a volte si guardano senza vedere.
Non immaginavo che stamattina avrei scritto qui, di questa sala d’attesa. Il posto è per malattie mentali. Noi traduciamo “per pazzi”. Ma io non sono pazza e sono qui lo stesso.
Mentre aspetto ho un sacco di cose da guardare e da pensare. Ci sono colori vivi, lavori, cose che non fanno venire in mente la follia, solo sensazioni forti. E si potrebbe aprire più di una parentesi tra quello che è il confine tra follia e sensibilità; quando le cose intorno le percepisci in maniera così profonda da non trovare corrispondenza con tanta superficialità.
Ma vedo altro: il muro della segretaria è decorato con disegni di rose. Ne intravedo quattro. Due sono quasi complete; di una è rimasto lo stelo e una foglia, ma il fiore non è stato solo cancellato: hanno grattato il muro in maniera definitiva. Non si può correggere più. E all’ultima invece si intravede solo il fiore, sospeso. Tanta bellezza senza radici. Bella perché bella è una rosa, un fiore, un frutto della terra.
No, non c’è traccia di pazzia qui.
Ci sono piuttosto urla di vita, di esplosioni che si leggono nei quadri esposti che non hanno quasi mai un soggetto, ma punti, macchie vive, marcate. Che si affermano su fondi scuri. Ci sono lavori di chi cerca di tornare “alla normalità”. Ma chiediamoci sinceramente: in quale posto oggi viviamo “in maniera normale”?
- Due euro
- Pezzi di vita… a pezzettini