Rassegna Li Curti – “A Chiena” Pippo Cangiano e Diego Sommaripa
Alla Rassegna Li Curti del 25 gennaio, tornavano a Cava Diego Sommaripa e Pippo Cangiano. Quest’ultimo era risultato il vincitore della Rassegna estiva con lo spettacolo “A Chiena”. In quella splendida serata, dopo l’esibizione che, come si evince dal risultato, aveva così tanto entusiasmato pubblico e soprattutto giurati, c’era stata una bella e proficua chiacchierata tra gli attori e il presidente della giuria Franco Bruno Vitolo, che aveva apprezzato ciò che aveva visto e aveva fatto delle osservazioni profonde, come è sua consuetudine. Osservazioni che Pippo aveva promesso di far sue e che noi avevamo sottolineato come dimostrazione di umiltà e maturità insieme. E non c’eravamo sbagliati.
Quando nel programma invernale ho rivisto lo stesso spettacolo, quelle promesse sembravano lontane e confesso di aver pensato che avevano avuto un bel coraggio ripresentandosi a distanza di pochi mesi sullo stesso palco, con gli stessi attori e con molto del pubblico che ha bissato la sua presenza in sala. Ma il coraggio non è una qualità che manca né ai giovani attori Diego Sommaripa, Emanuele Scherillo, Francesca Romana Bergamo, né alla loro consumata chioccia Pippo Cangiano.
Quando lo spettacolo è iniziato sapevamo che avremmo trovato il boss pentito Aniello Santanastasio, che in un covo sotto terra, in compagnia di Padre Pio e della musica di Maria Callas, vive i suoi ultimi quattro giorni di prigionia. Quello che abbiamo scoperto dopo è che lo spettacolo si era “trasformato”. Di fondo ci ha raccontato la stessa storia, ma c’era una freschezza diversa in tutti loro. La giovane giornalista Maria, Francesca Romana Bergamo, che alla prima uscita aveva quasi dovuto improvvisare essendo stata catapultata sul palco in pochi giorni, domenica ha preso pieno possesso del suo ruolo, del suo spazio. È diventata presenza viva, protagonista di quella “redenzione” che il cattivo sta cercando di recuperare. Diego Sommaripa, coautore insieme a Ivan Scherillo del testo, ha aggiunto pezzi musicali, da rapper e un modo nuovo di vivere lo stesso personaggio, Gennaro, che se anche incarnava ovviamente lo stesso giovane guappo che anela a sostituire il boss, lo ha fatto con un trasporto diverso, con una consapevolezza nuova. Lo stesso Emanuele Scherillo, con un fuori campo degno di “9 settimane e ½”, ha saputo essere lo stesso “figlio di papà” ma con una padronanza diversa, più sua.
E poi c’è lui, Pippo Cangiano. Non era stato un caso che fosse risultato il miglior attore, come dicevamo, nella Rassegna estiva. Pippo è uno che la scena la riempie, la comanda, la dirige. Il modo che ha di interpretare il “cattivo” della storia, è veramente particolare. Ha un’umanità che sa perfettamente riportare all’interno di quell’uomo che ha rubato, imbrogliato, ucciso, ma che prega il Santo più vicino a sé, che si augura una vita migliore per le persone a cui è affezionato, che spera che non siano le nuove mafie cinesi a prendere il comando delle nostre terre, che da loro vengono derubate, sfruttate e poi abbandonate.
Tutto lo spettacolo ha raggiunto un ritmo nuovo. La voglia di denunciare il male profondo che le nostre terre e le nostre generazioni vivono, è sempre forte, presente, gridata, ma è come se ci avessero messo molto più di loro stessi dentro quei personaggi, buoni o cattivi che fossero.
Carmela Novaldi arriva sorridente alla fine della rappresentazione, sa di avere di fronte personaggi consumati e non, ma tutti sono stati all’altezza della situazione. Diego Sommaripa, ci tiene a sottolineare la disponibilità di Pippo Cangiano nei confronti del suo testo, che onora sempre con la maestria e l’esperienza che lo contraddistingue, anche senza ricevere il solito cachet. La capacità di saper scegliere le compagnie giuste per la sua Rassegna, lo si deve, come ben sappiamo a Geltrude Barba, ma a quanto pare, le sue capacità stanno andando ben oltre i confini locali, perché condivide con noi la gioia di essere stata invitata, tra gli ospiti d’onore, a una manifestazione al teatro Bellini di Napoli, il 27 di gennaio, a rappresentare il Teatro Luca Barba e la città di Cava. La sua gioia è palese ed è una bella soddisfazione, anche per tutti noi, sapere che sempre, il lavoro fatto con passione, premia.
Il pubblico poi viene invitato a porre domande e una voce si leva dalla prima fila: ma non chiede, racconta. Racconta di come un giovane autore/attore vive la sua creatura: ci confessa di come lo sente girare per casa mentre inventa pezzi rap e battute che probabilmente gli affollano la mente mentre immagina di dare sempre di più, di migliorarsi. E ne dice tante che alla fine le dimentica, sono troppe. E si può improvvisare. È la madre di Diego che ce lo svela e noi apprezziamo questa confessione che abbraccia palco e casa, come a dimostrazione che il lavoro è vita.
La possibilità di parlare con Diego e Pippo a fine spettacolo, ci conferma ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, della grande umanità, della voglia di andare avanti in un mondo che, oggi come tanti altri, è pieno di difficoltà, di insidie e di sacrifici. Ma la spinta che li muove è data dalla passione, dalla certezza di non sapere fare altro per raccontare al mondo quello che sono e le loro realtà.
E noi andiamo via con il piacere di esserci come sempre arricchiti di una compagnia gradita, di nuovi sogni che si cerca di realizzare e dei soliti “pensieri” che la vita reale ci propone quotidianamente.
Mi auguro che le loro carriere siano luminose. Per Pippo Cangiano che continuino sulla via maestra che ha già percorso e che merita d continuare; per Diego, Francesca, Emanuele che si incamminino per quel destino che gli permetta di portare in giro il “loro” pensiero, la loro voglia di emergere in un contesto sociale non proprio semplice. Ma in fondo cosa è semplice nella vita? Se non appartenessero a queste terre, non avrebbero visto la vita con gli stessi occhi e non ci racconterebbero queste storie.
Noi aspettiamo i vostri successi, le vostre denunce, la vostra voglia di riscatto: in qualche modo saranno anche nostri.
- Benvenuta Greta
- Recensione de “L’oltraggio” – Sara Bilotti
Ancora una volta apparirà il mio nome ma per un commento di Angela Vitaliano. Non aggiungo niente perché lei ha già detto molto. Io posso solo ringraziarla per l’attenzione che mi dedica.
Paola sei grande. Ancora una volta le tue sensazioni hanno coinvolto l’animo di chi legge per cui spero, anzi sono sicura, molti leggeranno e capiranno che in un periodo di crisi, non solo economica, ma sopratutto di valori, assistere ad uno spettacolo “impegnato” può significare uscire con la sensazione di essere ,almeno per una serata, più ricchi dentro. Qualcuno , ben più importante di me, scriveva che “…Fatti non fosti per vivere come bruti ma per seguire virtute e conoscenza…”. In un’epoca di assenza di valori, dove la violenza sta per diventare la quotidianità, queste parole, scritte nel trecento, dovrebbero farci riflettere e fermare per domandarci perché siamo cambiati, perché preferiamo vivere come bruti. Il finale dello spettacolo ci ha dimostrato che anche nell’animo più abbrutito, quale era quello del boss, può albergare il desiderio di far vivere una vita diversa alle persone che più ama. Una vita migliore non piena di cattiveria e di malefatte, una vita serena. Paola continua a scrivere, i giovani devono avere buoni esempi dalle famiglie, dalla scuola, ma anche dai mass media che invece di invogliarli al male li portino ad emulare il bene e un buon articolo, scritto col cuore e la competenza, può aiutare. Tu svolgi bene il tuo ruolo sia che scrivi di teatro sia che scrivi di libri , es. L’oltraggio di Sara Bilotti dove non ti fermi a giudicare le parole per quello che sono ma vai a fondo , a scrutare quello che realmente dicono e svelano. LA CULTURA E ‘ BELLA , FA BENE ALLO SPIRITO E PUO’ SPESSO ANCHE AIUTARE: saper parlare e capire di cosa si parla è un buon biglietto da visita nel lavoro e nella vita sociale. Criticare senza sapere di cosa o di chi si parla invece è inutile, come pure l’indifferenza verso ogni forma di acculturamento è sterile e non da’ frutti né materiali né spirituali. Per amare la cultura basta poco :leggere un buon libro e parlarne con gli amici , assistere ad un buon spettacolo teatrale , ad un buon film, andare ad una mostra ecc. E’ anche vero che mi può rispondere che non a tutti piacciono le stesse cose, ma a volte basta un piccolo compromesso fra due persone o più: in fondo la civiltà è proprio questo accontentare una volta uno e una volta l’altro. Basta volere tutto e subito. Bisogna vivere assaporando i momenti belli che la vita ci dona e che di certo non sono la corsa alla ricchezza o all’IO SONO MEGLIO DI TE. Puaff! Ricordiamoci che ‘a livella viene per tutti. Scusa se mi sono dilungata.
Grazie a Paola La Valle, che ancora una volta ci dedica il suo tempo, la sua penna, la sua arte, che si fonde alla nostra, s’intrinseca perfettamente con il nostro spettacolo, i corsi del fiume si uniscono e diventano un unica Chiena, è stato bello e salutare ascoltare i suoi consigli per cercare di migliorare il nostro spettacolo, li abbiamo messi in pratica nella sera del 25 Gennaio, questo articolo è un piccolo premio , frutto di tanto lavoro da parte di Resistenza Teatro, siamo felici ed andiamo avanti anche Grazie a Persone come Paola che amano l’arte la sanno vivere e raccontare.
( Diego Sommaripa )
La passione, il cuore vivono in quello che facciamo. Ognuno poi lo racconta a modo suo: chi con la voce chi con la penna.
Grazie a voi che del teatro avete fatto scuola di vita.