Una lettera dal cuore
ti scrivo una lettera perché non vengo a trovarti. In verità vorrei, mi sono anche vestita per venire, ma quando ero vicina sono tornata indietro.
E per questo ti racconto i miei pensieri. Perché credo che servano. A qualcosa. A qualcuno. A me solo forse.
Hai scritto una semplice frase “Sto con mamma”, e si è acceso il solito televisore sintonizzato sempre sullo stesso canale: quello delle piaghe, quello del dolore.
E ti ho immaginata vicino al letto di tua madre, a guardarla dormire, a fissare le cicatrici del suo dolore, i lividi della malattia.
Non deve essere facile.
Però ti volevo raccontare un altro punto di vista, che spero possa alleviare un po’ della tua sofferenza.
I genitori ci sono per questo: per insegnarci cose. Loro ci portano per mano nel primo approccio verso la vita. Ci insegnano i passi per camminare, le regole per convivere con gli altri. In che modo poi ognuno lo faccia è un altro discorso. Ma lo fanno.
E quando poi gli anni passano e ce li ritroviamo anziani, a volte malati, ancora cercano di insegnarci qualcosa. Ci abituano al distacco.
Con i loro giorni più lenti, con i loro acciacchi, con i loro silenzi sempre un po’ più lunghi, ci accompagnano al giorno in cui non ci saranno più. Anche questo può essere amore.
Non lasciarci all’improvviso, non tradirci, non farci sprofondare in un burrone che non ha vie di fuga né scale da risalire: solo buio e perdizione.
Per questo non sono venuta.
Perché questo è il tuo tempo per imparare ancora. Non posso togliertene. Adesso stai mettendo tutto da parte. Ora niente è più importante degli attimi da dedicare a chi ami, a chi ha bisogno di te, ma di cui tu hai ancora tanto bisogno. Non ci sono passeggiate, lavoro, mestieri, chiacchiere che possano avere la precedenza. “Sto con mamma”. Ed è tutto lì, in quelle tre parole.
Io faccio altro. Io in quel tempo, di tempo non ne ho avuto. E ora rispetto il tuo.
Forse un giorno me ne parlerai, me lo racconterai. A te farà bene ricordare, a me servirà per scoprire una storia che non mi è stato possibile vivere.
Ti saluto amica mia. Ti ho preso solo pochi minuti per dirti che ti sono vicina anche se sono lontana.
Soffri, guarda, ama.
Tutto quanto è quello che ti spetta. Ancora una volta.
Prendilo come un dono, come qualche altra cosa che ti è stato dato di vivere.
Solo quello che non vediamo, quello che ci viene strappato è dolore. Di quelli che non hanno conforto.
- Metti una sera a cena. Con?
- Felice
“Soffri, guarda, ama. Prendilo come un dono”.
Mi spaventi. (Un altro tipo di dono? Grazie.)
Eppure so che bisogna agire così. So che sono le parole giuste.
Per la tua amica e per tutti.
Ma che fatica…