15.50 – 16.20
Sono uscita per regalarmi del tempo. Sono uscita per portarmi dietro i miei occhi nuovi. Sono uscita per ascoltare il mio corpo. Sono uscita per scoprire i miei soliti spazi.
E mi sono arricchita di tanti dettagli. Le stesse cose che vedo da sempre e che ho guardato come per la prima volta.
La gente invece non sa e continua ad ignorare. Perché camminano ad occhi bassi, o perché cercano risposte dentro schermi di cellulari sempre accesi e sempre in mano. È la cosa che fanno in tanti, non dico tutti, ma tanti. Seduti al tavolino di un bar non guardano il loro vicino ma scrivono su chat. Passeggiano con i loro bambini e non gli raccontano il mondo che vedono, perché sono impegnati in altre conversazioni. Sono in tanti e sono soli.
Io pure ero sola per strada, ma ero in compagnia di me stessa. Ero occupata a riempire i miei sensi di nuove scoperte e…
…ho visto la lontananza del corso;
ho scoperto la crepa sul muro che somiglia alla stella cometa;
ho guardato campane immobili che hanno di certo suonato i loro rintocchi;
ho percepito la fretta nei gesti ansiosi delle persone e l’incapacità di vivere attimi che non torneranno mai più;
ho sentito la vita dentro le piante silenziose e umide;
ho riascoltato le parole che restano nella mente;
ho provato di nuovo le lacrime che un cuore lontano mi regala, perché le lacrime si regalano: l’ho scoperto da poco;
ho avvertito il dolore che cresceva passo dopo passo, quello che avevo provocato e cercato, solo per conoscerlo un po’ di più.
Pochi minuti e mi sono accorta di essere ancora viva.
- Marco Braico – La festa dei limoni
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