Una vita a foglietti

Marco Braico – La festa dei limoni

braicoDi questo libro credo sia stato detto molto, forse tutto. La storia di una malattia che ti sconvolge la vita e la battaglia che si decide di combattere per cercare di sconfiggerla. Tentare, perché prima non lo sai come andrà. Probabilmente esisteranno cassetti di tante scrivanie che conterranno inizi di storie che hanno avuto un finale diverso, che non è stato più scritto dalle stesse mani.

Ma Marco ce l’ha fatta. E tutto quello che gli è stato restituito nel giorno in cui è rinato, ha voluto che fosse per tutti, non più solo di sua proprietà.

Una delle prime cose che mi ha colpita è stata la considerazione sul tempo. È una componente fondamentale in questo libro. Non so quanto consapevolmente Marco vive e racconta la storia allungandola e restringendola nel tempo. Il passo che detta nella pedalata, non è sempre lo stesso; pianura e montagna hanno rapporti diversi. In alcuni momenti è frettoloso, veloce, come se ti costringesse a correre dietro tutti i suoi sentimenti, i suoi dolori, le sue paure, senza lasciarti troppo spazio per rifletterci. Ma quello che racconta non può non farti riflettere.

Gli uomini, la vita e la morte, l’essenza e la superficialità. La voglia di poter amare, di poter dedicare il proprio tempo agli altri, di poter essere fiero del proprio lavoro e della propria vita: in breve l’occasione per riflettere su quello che normalmente ci viene concesso e che non sempre sfruttiamo!

Di Marco colpisce la grande partecipazione alle cose che fa, il coinvolgimento nelle vite delle persone che frequenta, che non sono quelle “usa e getta”. No, lui ha un rapporto con chi gli passa accanto. La vita la guarda  negli occhi e sa ascoltarne i sussurri. Come tutti quelli nascosti nelle lettere che ha ricevuto. Quella a 25 mani è assurda nella sua bellezza. Un rigo ciascuno, un concentrato di vita in poche parole. Parole appunto, ma poche, che devono esprimere amore, gratitudine, coraggio, ammirazione, dedizione, ricordi e speranze. Perché la speranza è il succo dentro i limoni “gialli e pelati” che sanno regalare un odore unico.

E mi ricorda un film che trovo stupendo, The interpreter. Un film fatto di sogni, di vite da ricostruire dopo falsi inganni, che si basa sull’importanza delle parole, ma dove anche i bisbigli devono essere tradotti, perché hanno un significato profondo.

Ecco, io ho letto molte parole, ho vissuto tanti sentimenti, ma ho anche sentito quei sottili aliti di fiato che raccontavano tante altre storie. Il tempo che non ci viene concesso nel libro mentre leggiamo, ed è strano, perché è una storia di cui conosciamo il finale, è quello che risparmiamo per capire quale strada ha dovuto percorrere, dove ha trovato il coraggio per superare il dolore e la paura. In realtà vogliamo capire il prima e il dopo di una vita. Ma la storia che Marco ha raccontato, è di quelle che dovrebbero lasciare un segno non solo  per la forza e la determinazione nel combattere, ma soprattutto per quello che significa diventare un esempio.

Marco ha scritto questo libro per aiutare gli altri. Ha deciso che tutto quello che era capitato poteva e doveva avere un senso diverso e ha portato avanti un sogno: aiutare e sostenere chi è obbligato a combattere una battaglia che non si sceglie, ma per la quale vieni scelto. Può capitarti il bicchiere bucato e allora se pure è pieno, rischia di svuotarsi!

Ma il profumo  forte e penetrante che mi è rimasto, dopo aver finito, è stato quello del lavoro, dell’umanità, della realtà che gli esseri umani riescono a sprigionare per intero solo dentro camere chiuse, dentro reparti “speciali”. Quegli ambienti asettici, dove la contaminazione dello “sporco” non può entrare, altrimenti rischia di uccidere chi sta combattendo con tanta tenacia.

Eppure sarebbe bello immaginare una prospettiva diversa.

Se il limone giallo e lucido fosse nascosto dentro un bel bicchiere di succo profumato, non credete che gli ambienti asettici potrebbero diventare molto più ampi e si potrebbero rinchiudere quelli che sono sporchi e che contaminano dentro piccole celle in modo da poterli controllare?

Ci sarebbe più profumo, ci sarebbero più esempi positivi, perché noi abbiamo bisogno di buone frequentazioni e di buone “lezioni” di vita, vero professore?

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