Le parole e i fatti
Ho una grande difficoltà stamattina a raccogliere i pensieri perché ci ho dovuto pure provare a dormire sopra ( poi devo pagare i caffè, ma questa è un’altra storia), e non solo non li ho digeriti, ma mi hanno pure fatta dormire male.
Veniamo da giorni in cui si è fatta una grande polemica, nei tam tam virtual social, di una infelicissima frase che ha offeso un’intera fetta di popolazione. Il tema è affrontato in un altro spazio e non ci ritorno, anche se quelle reazioni, oggi sono ancora più rumorose, più stridenti, direi “offensive”.
Una persona che fa un’affermazione si assume la responsabilità del suo dire e pensare. Punto, davvero. La persona in questione non ha poteri decisionali, ma gliene potrebbero essere accollati altri di carattere influenzale, non da virus, ma di ideologia, ma è teoria al momento. Eppure in seguito a tanto clamore, a tanta indignazione, si è deciso addirittura di non comprare il suo giornale, tra le varie iniziative contro di lui.
Siamo in una repubblica democratica e se il signore è libero di avere una sua opinione, discutibile o meno, lo può ancora fare. Come altra gente, che se “liberamente”, e non strumentalizzata, non vuole comprare il suo giornale, che lo facesse. Liberi pure loro. Ripeto. Parliamo di frasi e di conseguenze relative ai singoli.
Ma ieri è accaduta una cosa davvero grave. Una cosa che non è opinabile, che non riguarda Tizio o Caio, ma riguarda il popolo. Riguarda lo Stato. Riguarda la Magistratura. Riguarda i morti e quelle persone che credono nel lavoro che svolgono e ci mettono non solo la faccia, ma pure la vita. E dove sono i cori, dove sono i facili moralisti, gli indignati dei virtual social?
È stato portato a casa Zagaria. Uno dei più pericolosi esponenti malavitosi che era in galera. Mandato a casa da quella solita burocrazia che molte volte è la protezione della incapacità o della malafede nel peggiore dei casi.
Vi ricordate voi tutti che noi il 9 marzo abbiamo avuto il lock down? Quel provvedimento che di fatto ci ha tolto la libertà di fare quasi tutto, in nome di una ragione superiore che era la tutela della nostra salute?
In quei primi giorni, se pure qualcuno, che in quel settore ci lavora e ci mangia, non se ne fosse accorto, c’era da valutare la situazione nelle carceri. E i detenuti, spontaneamente o meno, si sono fatti sentire subito. Rivolte, morti, evasioni. Quindi un problemuccio non di poco conto, che di certo, ai vertici della magistratura, del ministero addetto e a tutti gli organi competenti, doveva aver aperto gli occhi. Eppure magicamente, qualche giorno fa arrivava la richiesta, da parte di oltre 40 detenuti eccellenti, quelli che per essere messi in galera, hanno richiesto sforzi notevoli di tempo, risorse economiche e soprattutto umane, di essere trasferiti in nome di questa salute.
E che succede in questa meravigliosa Italia fatta da tanti italiani facilmente indignabili, facilmente manipolabili, facilmente indirizzabili? Il DAP, Dipartimento amministrazione penitenziaria, rallenta le sue risposte, supera i limiti consentiti ai giudici che ne hanno fatto richiesta e quindi, automaticamente, abbiamo pagato il viaggio di ritorno a casa di Zagaria a Brescia, piuttosto che tenerlo ancora sotto controllo in una delle strutture predisposte, che sempre noi paghiamo. La disputa, ieri sollevata da un Giletti, devo dire inviperito come mai mi è capitato di vedere un giornalista in TV, che si è dovuto accontentare di ascoltare un collegamento, non via Skype, “perché non funzionava” e una diretta telefonica che nemmeno se chiami in Oceania poteva essere di peggiore qualità. Il presidente del DAP, non riesce a fare, di questi tempi, un collegamento on line di qualità. E noi invece ci lavoriamo, ci studiamo, conseguiamo lauree e colloqui di lavoro. E tutto questo per sentire, davvero, delle offese a chiunque possa avere un minimo di intelligenza e anche offese dirette a magistrati che, con veri collegamenti, dove ci mettevano pure la faccia invece di una voce disturbata, si sentivano invitati “a studiare le leggi”.
Giletti nel frattempo mostrava i documenti sotto cui due magistrati, rispettabili e conosciuti, avevano apposto la loro firma in cui denunciavano, non una mancanza di motivazioni per mandare i detenuti dove dovevano stare, ma un RITARDO nella risposta che ovviamente li ha obbligati a prendere le decisioni che qualcuno di certo auspicava: cioè mandarli ai domiciliari.
Da questo punto in poi le considerazioni travolte da una rabbia crescente, davvero si moltiplicavano. Ma in che Paese siamo? Ieri un certo Presidente dell’Antimafia, non uno qualsiasi, ma forse chi quella gente l’ha davvero combattuta, aveva sottolineato che una cosa del genere era di una gravità ASSOLUTA sotto tutti i punti di vista.
Morale: quanto sarà costato l’arresto di questo personaggio? Abbiamo sottolineato l’aspetto economico, ma anche di tempo e di vite umane. Ma ci vogliamo mettere anche la fiducia? In questo Stato che ci opprime, che pretende, che ci mangia il cervello e la dignità ogni giorno di più, chi dovrà avere la forza di denunciare? Chi dovrà e potrà credere che questo Stato lavora per noi ed è al nostro fianco? Lo avete fatto uscire pochi giorni prima del 25 aprile. Prima del giorno della Liberazione, prima che la gente uscisse ad esporre quel tricolore di unità nazionale, prima che le solite grandi Istituzioni facessero le battute retoriche e intonassero “Bella ciao”. Prima che Conte nell’ennesimo discorso sul “Si farà” ad una Nazione ormai stremata, raccontava pure la barzelletta che gli hanno chiesto il decreto nostro per tenerlo ad esempio.
Ma veramente ci prendi per il culo? Ma chi vi deve tenere ad esempio? Siamo gli unici al mondo forse a non aver avuto praticamente nulla. Pure la Spagna, il Portogallo hanno già dato i soldi. Trump, che qualche nostra eminente giornalista sbeffeggia ad ogni occasione, e che pure fa di tutto per sparare stronzate, ha dato 1200 dollari ai single, raddoppiati per le coppie e 500 euro in più ad ogni figlio. Nota che riporto da giornalisti italiani che vivono in America!
Qui c’è gente che l’ultimo stipendio lo ha preso a febbraio e siamo quasi a maggio. E tu dici che chiedono il tuo decreto? Forse dovresti scoprire per cosa lo hanno chiesto. Probabilmente per capire tutto quello che non si deve fare o solo per accendere un falò e non sprecare altra carta e alberi innocenti, visto che sono sempre tanto lunghi che di fogli ne consumiamo tanti!
Parliamo dei diritti. Il mitico uomo del telefono, ci teneva a dire che bisogna tutelare il diritto alla salute di tutti, anche dei carcerati e che quindi, sviando la vera domanda e il vero oggetto di discussione col tipico atteggiamento di chi non vuole rispondere e usa paroloni pensando di spaventare i cretini in ascolto, tanto ci giudicano tutti allo stesso modo e noi spesso gliene diamo l’opportunità, metteva in ballo un discorso che non era oggetto del problema. Ma io lo voglio riprendere. Questo diritto alla salute, in nome del quale stiamo andando sul lastrico, che ha incenerito miliardi di soldi, di posti di lavoro e che ci fa tremare al pensiero del futuro, chi lo deve pretendere?
Io lo voglio sapere.
Voglio parlare a nome degli anziani lasciati morire come cani.
Voglio parlare dei medici e degli infermieri obbligati a lavorare senza tutela a cui rendiamo il titolo di eroi, ma tanto pagano loro.
Voglio parlare delle persone che non sono riuscite ad avere assistenza e sono morte in casa, abbandonati.
Voglio parlare di chi rischia il contagio e le multe per andare a fare la fila al banco di pegno per trovare pochi euro per sopravvivere e accettare di pagare interessi che ovviamente lo Stato non ha previsto di far abbassare, visto che a toglierli non ne parliamo proprio.
Voglio parlare di chi affossa mascherine, guanti, e tutto quello che serve per tutelarci dietro incompetenze e scartoffie e i soliti interessi.
Voglio una risposta. Perché non credo che il signore che arriva in ospedale con la febbre a 40, i problemi respiratori e viene rimandato a casa dove muore, non abbia gli stessi diritti di un detenuto. Non quello che ha rubato le mele. Quello che ha sulla coscienza ben altri crimini.
Non credo che il medico o l‘infermiere, che per fare il suo lavoro deve denunciare e temere per sé e per la famiglia, sia meno importante di uno che nella vita ha di certo pensato molto più al suo di bene che non a quello degli altri.
Parliamo di infiltrazioni. Non credo che la solitudine a cui ci state costringendo, possa adesso penalizzare un personaggio del genere che molto probabilmente, con attrezzature più adeguate di quelle del Presidente del DAP, avrà già rimesso in moto la sua struttura, i suoi uomini in giacca e cravatta che nei prossimi giorni potrebbero trovasi al posto giusto, al momento giusto, per mettere le mani sui tanti soldi che in qualche modo dovranno arrivare senza trovare le destinazioni giuste e dovute. Questo era il grande timore del Presidente dell’Antimafia!
Io voglio sapere dove sono gli indignati. Voglio sapere dove sono quelli che si sono scandalizzati per una frase e cosa pensano adesso. Vorrei davvero capire come facciamo ad essere un popolo così propenso a farsi calpestare in ogni ambito.
Noi non abbiamo morale, non abbiamo etica, non vogliamo ragionare, non vogliamo guardare null’altro che non sia solo il NOSTRO interesse personale.
Io vorrei sapere dove sono Mattarella, Conte, che reazioni hanno di fronte a questi scempi. Perché ora non vengono a parlare? Conte ha fatto il pazzo contro le opposizioni e ora non si scomoda il ciuffo? Loro sono le Istituzioni ma sono anche cittadini, non si sentono colpiti da tali azioni che ci mettono tutti in pericolo? Non ho nominato il Ministro della Giustizia perché, spero di sbagliarmi, ma a quanto pare ha avviato un’interrogazione, ma è rivolta ai magistrati che hanno firmato il decreto e non a quelli che non li hanno supportati. Meraviglia d’Italia che ogni dieci minuti continua a chiederci, negli spot pubblicitari, di essere solidali e di continuare a donare!!!
Ieri, uno dei tanti scontenti che poco spazio hanno nei TG delle ore di punta ma si devono accontentare di un minuto al massimo verso mezzanotte, ha chiaramente detto che non ce la fanno più. Che c’è gente disposta a pretendere un po’ più di rispetto, più ascolto. E mi chiedo: ma chi sono le persone che ancora si permettono di dire che va tutto bene? Chi sono le persone che aumentano lo share pro governo e mi chiedo chi cavolo pensa a fare il sondaggio in questo periodo, visto che non c’è chiaramente una situazione di pari possibilità. Mi chiedo come fanno a far arrivare decisioni così stupide, così lontane dalla realtà dopo due mesi di “riflessioni” di task force con centinaia di soggetti, ovviamente pagati bene e pagati da noi. Avevamo accennato alle librerie e ai negozi per bambini. Ora mettiamoci il bar!!!
Ma chi? CHI? Deve telefonare al bar per farsi portare il caffè a casa? Stiamo da talmente tanto tempo a casa che il caffè ci score nelle vene, figuriamoci se domani chiamo il bar e dico “Mi porti un bell’espresso?” OOOOOO Svegliamoci. Finiamola con le frasette ideologiche, con le puntatine verso destra e sinistra. Guardiamo le azioni che davvero compromettono il nostro futuro.
Un’attività che apre deve sanificare ogni giorno, deve pagare la corrente che consumerà con o senza avventori e come si riprenderà queste spese? Ma lo sapete che significa lavorare? Io me lo chiedo ogni giorno. Voi che avete l’autista, che non avete il problema del parcheggio, della benzina, del bollo della macchina, della produzione e di null’altro e quando vi capita davvero una dimostrazione di responsabilità, cosa fate? Giocate.
Quando una del Governo, interrogata sulla paralisi corrente, ti dice che stanno facendo e si farà, qualcuno la invita a fare un gesto semplicissimo: vai in una Banca. Vai a fare la fila che fa una persona qualsiasi. Vai a vedere cosa significa dover produrre quella quantità di documenti che chiedi. Vai a verificare perché non tutte le banche accettano di fare queste pratiche e perché di conseguenza, se ne devi trovare una nuova, non aprono nuovi conti. Perché cari miei, le garanzie alla banca, non le deve dare lo Stato, ma il cliente!
E le vostre squallide nozioni teoriche che fate come se fossimo i bambini all’asilo, non valgono a niente. Se ne ho mille davanti, in un salone, non posso promettere le caramelle a tutti e poi darle solo a dieci e non aspettarmi il pianto degli altri. Di tutti gli altri. Della maggioranza.
Voi non avete occhi per vedere, non avete orecchie per ascoltare. Io spero che questa massa che troppo spesso si è fatta mettere il guinzaglio, sappia trovare la forza di pretendere dignità e giustizia.
Quella che nominano continuamente, quella in nome della quale si deve fare tutto in regola, ma che nei fatti è “interpretabile”. E nella loro interpretazione, i colpevoli, siamo sempre noi.
- Il compleanno ai tempi del coronavirus
- Il valore della vita