Le voci dell’alba
È una delle tante mattine in cui mi sveglio e potrei tranquillamente stare ancora a letto tanto è presto. Ma non fa molta differenza la notte e il giorno da un po’…
Con la monotona abitudine dei gesti ormai quasi meccanici apro il balcone in cucina. È ancora buio, ci sono le luci dei lampioni che comunque non danno una visione completa. Con gli occhi ancora semichiusi e un mal di testa atroce, ho l’impressione che stia piovendo. Ma il terrazzo è asciutto.
Mi fermo un attimo. L’aria non è fredda, posso restare. Non è la pioggia a far rumore e allora cos’è?
È la natura che sta parlando! Sommessi bisbigli volteggiano tra le foglie delle piante ormai rade. Anche i piccoli ciuffi delle giovani piantine da poco piantate dicono la loro, come i bambini che si intromettono nei discorsi dei grandi.
Per un momento questa natura mi permette di entrare nel loro privato. Una melodia, una ninna nanna, una delicata conversazione in questo verde salotto.
Accetto l’invito ma resto immobile perché non so cosa dire in questo meraviglioso discorso. Mi viene in mente un’immagine, un cartone animato visto e rivisto centinaia di volte, La carica dei 101. La scena dei cani che ululano nella notte per trasmettere un messaggio che arrivi lontano. Decido allora di inserirmi in quel discorso privato ma fatto davanti a tutti. Tutti quelli che porgono l’orecchio e decidono di ascoltare. E ne approfitto per affidare a loro i miei pensieri per le persone lontane, quelle che non possono ascoltare la mia voce ma a cui posso dedicare le mie emozioni.
Dura quanto questa confessione? Un minuto, dieci, quindici, non so, non ha nessuna importanza.
Quello che conta è ciò che ha lasciato dentro di me: un sorriso che mi fa svegliare del tutto e mi ripaga del sonno perso, un grazie per l’occasione che mi hanno offerto per capire che nel cuore c’è sempre più spazio per l’amore che per l’odio.
- Il verde di ottobre
- Sabbia nera – Cristina Cassar Scalia