Una vita a foglietti

Il verde di ottobre

10/10/18

Esco perché mi sento addosso troppe tensioni. Giornate chiusa in casa e la sensazione di scoppiare è sempre più forte.

Una passeggiata, uno sforzo fisico che possa distrarmi dalla fatica della mente. Perché penso. Sempre, continuamente, troppo. Penso a quello che voglio fare, a quello che voglio dire, a quello che leggo, a quello che spero di poter scrivere senza perdere nulla. E tutto mi investe come un peso che non mi lascia respirare.

Ma non pensate che siano brutti pensieri. No. I miei pensieri sono per le persone che amo.

Pensavo a Salvatore che stamattina ho lasciato alla fermata del pullman, al suo discorso di ieri, ai suoi scontri con la vita. Volevo dirgli che ciò che vede non è una realtà legata all’Università. Ciò che vede è l’inizio di quello che sono le persone. Quei caratteri egoisti, chiusi, lecchini e sgobboni, quelle persone se li porteranno dietro in tutto quello che saranno. Saranno capaci di guardare solo dentro le proprie tasche e non capiranno mai il bisogno di chi gli sta di fianco. Per questo saranno destinate ad essere sempre soli. Tu non puoi capire questo modo di fare, tu che ti preoccupi non solo dei tuoi amici, ma anche di chi non conosci ma sai che ha le tue stesse difficoltà. Tu che vuoi sempre tutelare chi sembra messo più in basso e difendere quel diritto allo studio, alla qualità che un ateneo dovrebbe garantire. Eppure questo scontro lo devi vivere e sappi anche che non finirà qui. Anzi. La scuola è palestra di vita. Chi ti circonda oggi come studente, sarà il tuo collega di domani, quello che forse svenderà il proprio lavoro per necessità o per pigrizia o per poca dignità. Tu non devi giudicare, devi guardare altri modi di fare e decidere, qualora non ti piacessero, di non imitarli mai.

Questo è quanto esiste, ma non è detto che debba sempre continuare. Persone come te possono dare un esempio diverso. Non ti posso garantire che funzionerà, ma tu devi credere in ciò che sei. Come Camilla che deve andare avanti con la sola certezza che sta facendo il massimo e, come nel racconto che lei stessa mi ha fatto, sta nutrendo radici di una pianta forse più lenta a crescere, ma che darà frutti grandi un domani.

Ecco i miei tanti pensieri. Io li tengo in testa, li coccolo, li ordino e poi ve li rimando come le carezze che non posso farvi, come gli abbracci che non posso prendermi. Ma sono qui. Sono per voi.

Conservateli. Ricordate che nelle vostre battaglie, nelle vostre conquiste, nelle vittorie come nelle sconfitte avrete sempre queste mie parole a ricordarvi che nell’uguaglianza siamo diversi e la diversità merita comunque rispetto.

Anche la passeggiata mi ha mostrato tutte queste cose. Perché la natura parla, ci racconta i suoi cambiamenti, la sua maturità, il suo declino. Avete mai pensato a quanti tipi di verde ci sono? Il verde dell’edera, dei nuovi broccoli, degli alberi rigogliosi, degli ulivi, del dorso delle stesse foglie, delle piante secche… Mi sono persa a guardare quante sfumature quanti riflessi diversi hanno, eppure sono tutti verdi. Le piante che fino ad un mese fa scoppiavano di fichi adesso sono spogli, non ostruiscono la vista, sono anime trasparenti.

Le viti sono avvizzite e i pochi grappoli rimasti sono secchi. In una sola pianta ho colto la magia degli stessi colori. Il rosso degli acini era identico a quello delle sue foglie, come se in un preciso istante del loro cammino, si fossero incontrate e si fossero specchiate l’una nell’altra, ritrovandosi come una coppia perfetta.

L’attimo. Quello fuggente, ma che se lo cogli non fugge più perché ti pone su una strada nuova, su quella strada che dovrà essere proprio la tua. Quella strada che ti mostrerà sempre ricchezza anche nella povertà, che ti farà sorridere anche tra le lacrime perché è la strada della speranza. Speranza di credere che la vita che stai vivendo ti appartiene, che la domini e non la subisci, che la guardi nei dettagli senza fermarti alle apparenze, che fai tua, unica e irripetibile.

One thought on “Il verde di ottobre

  1. casasenatore

    Fuggire da un’inquietudine cercando la solitudine dove intorno la natura esplode, è una terapia che funziona. Madre natura calma gli affanni.

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