Medea, Edipo e Le Troiane: spettacoli di fine anno per i ragazzi di Antonello De Rosa
Venerdì 23 giugno e successivi sabato e domenica si sono ritrovati al Centro Sociale di Pastena i ragazzi che partecipano ai laboratori teatrali, rispettivamente, del martedì, del lunedì e del mercoledì durante l’anno con il Maestro Antonello De Rosa.
Ve ne racconterò, con estremo dispiacere, solo due, perché Le Troiane, lo spettacolo della domenica, me lo sono perso. E quando si tratta degli spettacoli di Antonello, davvero se non ci sei ti perdi qualcosa.
Ma esserci stati nei giorni precedenti, ha avuto un sapore particolare per me.
Ogni volta che ritorno in quel teatro mi accorgo quanto un pezzo di me sia rimasto ormai sul verde delle sedie, nei quadri alle pareti, nelle assi di quel palco dove secoli di storia prendono vita ogni volta grazie alla stupenda lettura che Antonello sa fare del passato inserendolo nel quotidiano più attuale.
Il primo spettacolo è stato Medea. Una Medea “volgare” mi anticiperà Antonello.
La protagonista della tragedia di Euripide è sicuramente uno dei personaggi che può catturare l’attenzione nei nostri giorni. La sua personalità contrastante, tra la forza del non volere il tradimento del marito e allo stesso tempo il timore per il suo abbandono, rendono in maniera molto chiara la continua lotta tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, tra i vari ruoli che vogliamo vivere, se di vittime o di assassini.
E tutto questo Antonello lo legge come una forma di follia. E ci prepara una sala con tanti “letti”, o meglio scrivanie, ognuna con sopra un cuscino e mentre aspettiamo che inizi, davvero hai la sensazione di una gigantesca stanza di manicomio.
Ma la prima scena che arriva è di una festa, un matrimonio, gli sposi felici e gli invitati pronti ai brindisi di rito. Il ballo, le canzoni tipiche napoletane, cominciano a farci viaggiare sulla macchina del tempo che è sempre in moto quando Antonello è nei paraggi e all’improvviso una campanella che suona. La musica si interrompe. Gli abiti della festa vengono lentamente calati giù. Via i colori, via la gioia che resta attaccata alle spalline dei vestiti. Quando anche “l’infermiera” arriva a controllare i suoi pazienti, non abbiamo più molti dubbi.
Tutti su quei duri letti, ma qualcuno ha maggiori tormenti e il sonno non arriva. È Caterina – Medea. Il suo dolore è forte. Lei che ha avuto il coraggio di abbandonare la sua terra, di uccidere il fratello pur di sposare Giasone, si ritrova sola in quella terra straniera e con il marito che la tradisce per ottenere un matrimonio più conveniente. Incurante del suo dolore, della famiglia che sta distruggendo, dei figli che lei gli ha donato.
Ma il suo tormento disturba gli altri che inveiscono con offese e cattive parole. E come spesso accade, altre Medea prendono vita, ognuna pronta a raccontare un pezzo di quel tormento che però assume contorni attuali. Il tradimento, la solitudine che spesso si vive dentro le mura della propria casa, quella tragedia non più solo greca, ma semplicemente umana, si ripete nei litigi e nelle offese reciproche di coppie scoppiate e dominate da interessi piuttosto che dall’amore. “…noi che ci siamo incontrati per essere infelici…”
Questa è la follia di una donna che decide di non accettare passivamente la nuova realtà che la vita sembra imporle e le scelte che farà saranno terribili, ma la cosa che più stravolge, è quel messaggio alla radio che Antonello ci ricorda. Oggi le notizie dei nostri telegiornali o radiogiornali, ci raccontano le stesse storie.
Secoli fa Medea, per colpire il marito, decideva di compiere quell’atto inumano, che una mamma non dovrebbe nemmeno veder sfiorare i suoi pensieri più nascosti: uccidere i propri figli. Eppure, nonostante i tormenti, il dolore e lo strazio del gesto, lei lo compie. E la radio con una voce metallica e fredda, ci riporta le stesse notizie ancora adesso. Ancora oggi. Quello che era stato gesto insano nella mente di uno scrittore, oggi diventa fatto di cronaca.
Il tempo passa, ma non passa mai. Non ci saranno insegnamenti che potremo mai cogliere dal passato se il passato non lo conosciamo e se il nostro presente non lo sappiamo accettare. O scegliere.
Questi i ragazzi del gruppo del martedì: Caterina Ianni, Maria Giuseppina Russo, Marco Ronca, Simona Avallone, Rita Casale, Ilaria Sisti, Camilla Levita, Enza Barone, Loredana Veneziano, Donatella Forte, Sara Scalea, Camilla La Corte, Lucia Adinolfi, Laura Saviello, Emanuele Ferri, Francesca Ferraioli, Emilia Battipaglia, Pasquale Senatore, Alessandro Tedesco.
Anche sabato Antonello ci porta ad una festa. Il lavoro è Edipo e riporta la lettura che era stata fatta due anni fa, nello stage a casa Apicella, una delle rappresentazioni più belle e suggestive che abbiamo avuto il piacere di vivere nella nostra Cava, in uno scenario che davvero aveva esaltato la maestria di un regista come lui.
Ma anche qui, non avendo quella scenografia naturale, non è mancata la magia.
Gli sposi e gli invitati che arrivano alle nostre spalle e ancora una volta una festa interrotta sul gesto del piatto che non si rompe e il timore che quella profezia di dolore e orrore si possa davvero avverare.
Anche qui il gesto dello svestirsi ha un significato importante, come tutto possa davvero contenere il buono e il cattivo, la gioia e l’orrore. L’abito della sposa che viene sfilato in silenzio, in un tempo che si allarga in maniera esagerata a dare il contrasto dal bianco al nero, così come le altre invitate. Dal tanto al niente, dai sorrisi al silenzio.
Per ogni personaggio ce ne saranno delle copie. Cantastorie, Edipo, Giocasta, Tiresia. Tanti attori per raccontare la tragedia di Edipo, condannato dagli dei ad uccidere il padre e sposare la madre. E la cosa più tragica e profondamente cattiva era stata la conoscenza da parte di tutti i protagonisti del disegno degli dei, e proprio il tentativo di sfuggire a quel destino atroce, li aveva condotti sulla strada dell’adempimento del progetto iniziale.
Antonello ama lasciare che ogni attore sul palco si spogli di tutto il proprio essere e si inserisca completamente nel ruolo che gli viene assegnato. Per cui non c’è da meravigliarsi che una Giocasta venga interpretata da Gerardo o che un Tiresia sia Laura. Sono personaggi non più singole persone, anche se ce lo raccontano attraverso le loro emozioni. Ma il messaggio che arriva è che siamo uomini.
Come quando arrivano i tre Edipo, Francesco, Mario e Danilo. Il destino è lo stesso ma lo raccontano voci diverse e movenze personali e tempi unici.
E gli scenari che cambiano, la Sfinge che, stanca di uccidere rivela a Edipo la soluzione del suo enigma; anche questo si rivelerà il gesto che porterà l’eroe diritto nelle braccia di sua madre Giocasta.
Ogni passaggio sottolineato e spiegato dal giullare, la splendida Simona, che racconta la storia e ci mette in guardia su ciò che andremo a vedere nel futuro.
La prima notte di quell’incesto, la peste che miete vittime ovunque e che non tocca Edipo, lo rendono consapevole di un altro tipo di destino che lo sta inseguendo. E quando lo scoprirà, terribile sarà l’epilogo.
A Giocasta non resterà altra strada che la morte: la sciarpa rossa che le era stata già nemica in vita, l’accompagnerà nell’ultimo passaggio sulla scena e quando si tenderà, risulterà l’arma fatale. Ad ognuna delle Giocasta che pure si erano moltiplicate, resterà solo l’abbandono al dolore e il poter inveire contro colui che veniva visto ormai come l’unico colpevole di quello calamità che aveva invaso la città: Edipo.
A lui il destino della cecità, che pure compiranno in tanti, dopo il monologo di Alessandro: “…nun si salva nisciun…”
E così è. Non ci salveremo dai nostri destini. Forse cambierà solo la dignità con cui decideremo di affrontarli.
Questi i ragazzi del gruppo del lunedì: Mirella Costabile, Anna Maria Stimolo, Brunella Peduto, Daniela Guercio, Antoniella Mariella, Alessio Sordillo, Nicoletta Chianese, Rosalba Ronca, Grazia Savignano, Chiara Morandin, Danilo Ercolini, Gerardo Trezza, Lucia Adinolfi, Francesco Siani, Pasquale Senatore, Antonella Ciancio, Carmen Ferraioli, Diletta Imparato, Luciano Natella, Alessandro Tedesco, Simona Fredella, Mario Perna, Laura Saviello, Rossella de Martino.
Mi dispiace e lo sottolineo ancora una volta dover interrompere il racconto di questo fine settimana perdendo quello che, come mi hanno detto e non avevo dubbi, sia stato uno spettacolo da “standing ovation”. Ma mi hanno anticipato che “Le Troiane” a marzo lo rivedremo. E ci converrà non perderlo questa volta.
E dei protagonisti vi cito comunque i nomi: Teresa Massaro, Massimiliano Costabile, Maria Mazziotti, Fortuna Imparato, Antonio Iannone, Alessandra Pettinati, Anna Renzi, Anna Laura Mauriello, Angela Avallone, Rosalba Ronca, Francesco Siani, Alessandro Tedesco, Rossella De Martino, Cristina Mazzaccaro, Roberta Cavallaro, Giusy Lamberti, Roberta Buonfrisco.
Grazie dunque al solito meraviglioso lavoro di Antonello De Rosa, alla collaborazione per l’organizzazione di Pasquale Petrosino, all’aiuto regista Gina Ferri e a tutti quanti hanno reso possibile quanto di bello abbiamo visto.
E grazie a questo mondo del teatro che ci permette di guardare le nostre vite come dentro uno specchio senza doverlo provare davvero quel dolore, ma, assaporandolo comunque, ricordare come fare a non generarne di nuovi.
- Compleanno
- Giacomo Casaula, la sua band e un cielo blu
E si, abbiamo delle Medea dei giorni nostri. Tutto cambia e tutto si ripete…
Di Edipo, della tua esperienza alle prove, hai scritto un libro, bellissimo.
🙂 <3