Pensieri in un pomeriggio piovoso
In un pomeriggio, una settimana, in poche ore, in un tempo che noi stabiliamo e che in realtà non vuole essere misurato, quante cose possono succedere? Vai in un posto nuovo, conosci gente nuova, ne trovi di già conosciute, provi emozioni, gioie, sorprese e vengono fuori fiumi di parole. Un torrente, una cascata che quasi non ti permette di restare sulla tua barchetta, impreparata per queste onde che arrivano a più riprese, continuamente, da ogni parte. E tra le varie figure che si accavallano intorno, ne spuntano alcune. Ora ne vedo una in particolare.
Siamo due in balìa di onde uguali, ma che corrono in mari diversi. Io sono frastornata per quello che di nuovo provo, per quello che vedo si può realizzare, le mie onde mi sembrano montagne russe, per un giro di giostra che poi mi riporterà a terra; l’altra persona combatte contro onde che sembrano più grandi, che vogliono impedirgli di toccare la riva. E penso che mi dispiace non nuotare in quello stesso mare, mi dispiace pensare che forse non gli stringerò mai la mano, mi dispiace credere che il vento ha portato per un brevissimo attimo le nostre parole e i nostri pensieri così vicini da scoprirne l’esistenza senza la conoscenza. Potere della Natura regalare incontri a chi mai si vedrà, a chi mai affaccerà i suoi occhi in quelli dell’altro, a chi mai sentirà il suono di una voce. Mistero. Mistero è anche chiedersi perché, quando non c’è nessuna conoscenza, riusciamo a vivere con il cuore dell’altro.
E allora anche tu ti senti su una sedia, con il mondo ancora a portata di mano ma che non sai se domerai ancora; con i dubbi che prendono il sopravvento sulle certezze; con gli occhi che si chiudono cercando di immaginare un domani che non sai più cosa ti porterà. E le ore scorrono o corrono: sempre. E l’attesa è lunga e breve, divisa in concetti che hanno perso molto della loro importanza. Tutto fa ancora parte della vita, ma di una vita che ora pensa di allontanarsi senza chiedere il permesso. Proviamo a non concederlo, proviamo a rimanere a galla; chissà se la cresta della prossima onda non potrà farci scorgere uno scoglio, una spiaggia su cui riposare il corpo stanco e permettere alla mente, ancora vigile, di scrivere ancora pagine di vita.
- L’oltraggio – Sara Bilotti
- Benvenuta Greta