Una vita a foglietti

Perché leggere e scrivere

lettereCava 6/11/13

Ecco perché bisogna scrivere e leggere.

E’ da ieri sera che penso parole che se ne tirano dietro talmente tante che non le sopporto più. Sono indisciplinate e confusionarie. E il bello è che hanno pure ragione. Tutte meriterebbero un posto, un minimo di attenzione, ma io sono sola, come faccio a correre dietro a tutte? Ieri le ho mischiate alla cena, stamattina mi stavano costando un piatto “buono”. Calma. Un po’ le avevo anche catturate, ma non erano proprio tutte e, cercando sempre di non essere ingiusta, avevo deciso di non portarmene nessuna.

Ma poi, “colpo di scena”. Arriva Gramellini e libera tutti. Lui ha scritto, e per fortuna ho letto, un articolo sugli algoritmi. In realtà su quella ricerca che fanno dei luminari per inquadrare dentro le statistiche tutto il nostro essere.

E allora a me riparte l’area arrabbiata. Quella che esplode quando si vuole incatenare il cuore e il cervello dentro schemi stabiliti, in cui tutto è deciso, organizzato e “scientificamente provato”. Ma davvero questi pensano che grazie ad uno studio comportamentale saprò come e quanto durerà la mia relazione? Come i messaggi al cellulare che ti fanno sapere dal tuo nome se sei ben assortito con l’altro? PRRRRRR. Non so come si scrive una pernacchia, ma il senso è quello.

E’ proprio questo che hanno fatto in questi anni di lavaggio del cervello. Ci hanno resi “allineati” a comportamenti che sceglievano loro. Questo è giusto e questo è sbagliato. Ho sentito che Marrazzo tornerà a fare il suo mestiere di giornalista. Va bene, si rimette in discussione.  Forse è uno dei pochi in Italia che ha pagato un prezzo per le sue scelte. Giuste o sbagliate, deve dar conto, nel privato , alla sua famiglia. Per la politica si è dimesso, parola sconosciuta in Italia, e quindi noi stiamo zitti. Questo ho sempre pensato. E se ha avuto il coraggio di sottrarsi ad un ricatto, io ne tengo conto. Sono proprio i burattini nelle mani sbagliate che fanno guai.

Vi avverto, sta ritornando il branco di parole, ma ora non ho più tempo. Una cosa vorrei davvero gridare: SORPRENDIAMOLI. Usciamo dagli schemi, da quei binari che hanno creato per noi. Mi viene in mente la scena dei deportati lungo i binari. Può sembrare eccessiva, ma anche se non andiamo a morire in un forno, non stiamo ammazzando il nostro essere persone libere? Ci hanno voluti tutti uguali, tutti con le stesse reazioni, tutti con gli stessi pensieri, tutti con un solo obiettivo: i soldi.

Ma un bell’indiano, un certo Toro Seduto, su un poster che avevo  a casa mi ricordava: Quando l’ultima fiamma sarà spenta, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro.

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