Premio Li Curti – Carmine Borrino “Francischiello. Un Amleto re di Napoli”
L’avventura del Premio Li Curti 2015, dopo averlo “aspettato” con altre serate, parte con uno spirito nuovo. L’aria è diversa, si sente già la “competizione”. Ci saranno infatti cinque compagnie che si sfideranno davanti ad una giuria e il loro lavoro sarà poi premiato nel mese di settembre.
Inizia dunque il 17 Luglio a Casa Apicella, la nuova sfida di Geltrude Barba, Direttrice artistica della Rassegna e conoscendola, sono certa che vorrà vincere.
Si comincia con Carmine Borrino del Centro Artgarage Teatro e lo spettacolo “Francischiello. Un Amleto re di Napoli” di cui è attore e regista e la cui storia artistica fa decisamente colpo: Carlo Giuffrè, Conservatorio, Lina Sastri, Luca De Filippo, Francesco Rosi…
Quando ci accomodiamo, lo vediamo chiacchierare con il pubblico, parlare della piacevole scoperta di una città bella come Cava, di altri artisti, di ciò che si vede in giro, di teatro. Di teatro instabile, teatro difficile, teatro di sacrificio. Lui parla con tutti noi, come un re con i suoi sudditi, come uno del popolo e all’improvviso scopriamo che tra una parola e l’altra, lo spettacolo è davvero già iniziato.
Lui è qui, al centro del cortile e semplicemente parla a noi cominciando a raccontare una storia. O meglio: LA STORIA. Quella che hanno volutamente distorto, quella che hanno adattato e che oggi cominciamo a scoprire.
Carmine veste i panni di Francesco II di Borbone, ma anche di tutti i personaggi che gli servono per raccontare la storia di questo giovane re, buttato nella mischia in un momento storico così delicato, il magio del 1860, stordito dal tradimento dei parenti, confuso dal dolore per la perdita improvvisa del padre e il peso di gravi decisioni che avrebbe dovuto prendere.
Carmine fa tutto. Recita, canta, si spoglia, si riveste, tutto qui. Davanti a noi. Tutto il suo intento è quello di raccontare QUELLA STORIA, quella verità sepolta per così tanto tempo e che ha modificato la vita di una nazione, di un popolo, di tanti uomini.
Il microfono che diventa moglie grazie ad un cappello e ad un velo, un palloncino che raccoglie l’anima del padre re e vola via nel caldo cielo stellato, uno specchio per trasformarsi in un classico Felice Sosciammocca: tutto in un vortice che vuole raccogliere la forza di una scoperta, la necessità di raccontare un’altra verità, prima che venga completamente sommersa e sepolta dalle menti deboli e corrotte degli uomini.
La follia, l’amore, il coraggio, il dolore, la rabbia che Carmine ha trovato nell’uomo Francesco e che gli hanno ricordato altre follie, altri amori, altri tradimenti come quelli di un lontano ma molto vicino Amleto. Non ha voluto tralasciare nulla in questa storia che ha conquistato dopo due anni di studi e che oggi ha portato a noi.
Quando tutto finisce e gli applausi fanno fatica a fermarsi, Carmela Novaldi, presentatrice del premio Li Curti, arriva con molto “rispetto” davanti a d un Carmine spoglio di nuovo dalle vesti di re condottiero, di nuovo in mezzo a noi, come prima dello spettacolo, a spiegarci il perché di questa scelta, dell’esperienza di Parma, dove un pubblico altrettanto attento e numeroso, esclusi pochi (tre o quattro da citazione), si è mostrato desideroso di leggere quella parte del nostro passato con parole diverse da quelle che hanno fino ad ora usato per scrivere i vecchi libri di storia.
Riscoprire un Sud che non si aggrappa al Nord, ma “sfruttato” e tradito da quello stesso Nord che oggi ci maltratta, può servire; non a ribaltare la situazione attuale, ma semplicemente a ricreare un a sorta di maggiore rispetto, che sarebbe la base migliore per lottare e remare nella stessa direzione, soprattutto in tempi come quelli che stiamo attraversando.
Lo spettacolo di Carmine Borrino è uno di quelli che per me ha fatto un cammino diverso: ha preso prima la strada della mente, della ragione e poi quella del cuore. Perché l’argomento trattato è di quelli che meriterebbero convegni, tavole rotonde, studi, ulteriori approfondimenti e maggiore divulgazione, per rendere onore ad una verità che chiede di venire a galla.
E quando è lei a bussare alla tua porta, non c’è chiavistello che tenga. Mesi, anni, secoli non importa quanto. Il tempo è un problema dell’uomo. La verità appartiene ad un mondo diverso.
- Pippo e Viviana Cangiano – Family Match
- Premio Li Curti – L’Associazione I pensieri di Bo’ con Filumè. Una voce e mille pensieri