Resilienza
“Mi sono ritrovata a pensare ad un vecchio dolore. Pensarlo, non sentirlo.
Ed è una differenza notevole. Il pensiero di un dolore è la certezza di averlo vissuto; sentirlo, è averlo ancora vivo dentro di sé.”
Svegliarsi nel cuore della notte per cercare questa frase. Porta la data del 15 novembre dello scorso anno. L’avevo appoggiata lì, in uno dei tanti quaderni che continuo a portarmi dietro, che finiscono ma che non butto mai. Loro sono i mattoni che mi permettono di fare quel passo verso l’alto per prendere una boccata d’aria quando mi sento soffocare.
La vita mi butta giù e io mi preparo giubbini di salvataggio per poter risalire. È un gioco vecchio che ho cominciato a giocare quando ancora non ne capivo le regole. Non me le avevano spiegate e in verità non immaginavo di doverle sapere. Però poi lo scopri e devi decidere: gioco o vado via? Ma la vita è un bene prezioso, troppo prezioso per poterlo abbandonare con leggerezza.
Sfoglio ancora lo stesso quaderno, trovo parole già pubblicate e frasi scritte in fretta, che aspettano di trovare non il loro posto, lo hanno già, ma il loro momento. Perché a volte le parole colgono dei sentimenti in maniera anticipata, come se qualcuno ci venisse ad avvisare di ciò che sarà. E dobbiamo aver fiducia perché quelle porte che sembrano chiuse si apriranno e quello che sembra impossibile da sopportare diventerà nuova occasione, nuova scoperta.
“Ringraziare per aver capito la gioia e saperla raccontare. Capire che il cuore che sembrava spezzato doveva solo essere aperto per capirne tutto il contenuto. Mentre credevo di averlo perduto, vi scoprivo il seme del grande amore che vi era stato piantato. Mistero del Natale”
Altri pezzi di pensieri, altri momenti che sono parti della strada che mi riporta a casa. Una casa però diversa, non quella di sempre.
La cosa dura è stato capire proprio questo: dover accettare che doveva esistere una casa nuova.
Cosa c’è di più duro del dolore, della sofferenza che può farci comprendere davvero quello che siamo?
Quante meravigliose scoperte facciamo attraverso i riflessi che ci arrivano dalle lacrime che versiamo?
Quante strade scopriamo mentre cerchiamo di fuggire dalla prigione di un dolore che ci tiene legati e che allo stesso tempo ci lascia liberi di scappare senza sapere ancora verso dove?
Resilienza… parola inusuale parola difficile.
In ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di assorbire energia di deformazione elastica
In informatica, è la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d’uso e di resistere all’usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati
In ecologia e biologia, è la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato
In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici.
Nel risk management, la resilienza è la capacità intrinseca di un sistema di modificare il proprio funzionamento prima, durante e in seguito ad un cambiamento o ad una perturbazione, in modo da poter continuare le operazioni necessarie sia in condizioni previste che in condizioni impreviste.
Assorbire, adattarsi, autoripararsi, reagire, modificare.
Verbi, azioni da compiere, cose che tante volte facciamo in maniera inconsapevole, come istinto di sopravvivenza. Solo col tempo, se si è più fortunati, se si è più attenti, se si ha più voglia di capire, riusciamo anche a dare un senso a quanto accade. Trovare l’altro lato della medaglia senza volersi solo compiangere è la via d’uscita.
Cadere fa male ma ti fa scoprire quanto può essere gioiosa la risalita. Perdere una parte di te è un dramma, ma mette alla luce altre parti che avevi nascoste e che forse non avresti mai scoperto.
Perché il dolore? Credo che l’uomo ne abbia bisogno. Vogliamo un prezzo da pagare. È come andare al cinema e pagare il biglietto. Non si può essere “portoghesi” con la vita.
Credo che nessuno di quelli che hanno pagato dazio e ne hanno saputo cogliere benefici, possono dire che avrebbero capito le stesse cose della vita senza passare attraverso quella strada.
Ci potrebbero essere scorciatoie, quelle che si possono vivere con le esperienze degli altri, ma se così fosse l’umanità avrebbe avuto un altro corso storico. L’uomo, con le sole parole, dimostra di avere memoria corta.
Sono le cicatrici sulla nostra pelle a darci la sveglia ogni giorno, sono quelle ferite che continuano a sanguinare che ci ricordano che siamo ancora vivi e che dobbiamo meritare ogni alba che ci viene concessa.
- Padre camorra – Vittorio Vavuso
- Nevicata
Ho paura che ci siano dolori da cui non si scappa. E le porte che si aprono nel tentativo di ricostruire, si spalancano sul nulla, o su scenari sempre uguali. E la resilienza, miseramente, fallisce. Ce la inventiamo qualcosa che renda infallibile la resilienza?
Grazie Paola.
Percorriamo più volte quella strada che non si mostra mai uguale e quindi non ci trova mai abbastanza preparati. 🙂