Scontro frontale
Da qualche tempo mi sto chiedendo se la mia anima si è indurita. Ci sono stati periodi in cui tutto entrava come un fiume in piena e travolgeva le piccole difese che erano rimaste in piedi nel corso degli anni. Ultimamente non è più così. Perché? Sono cambiata io o di vere emozioni in giro se ne trovano poche?
Come sempre la risposta è nel mezzo. Tanti anticorpi si sono riformati ma anche la capacità di verificare che su molte storie vengono costruite tante banalità da renderle vuote. Si è persa l’essenza delle cose. La necessità di giustificare tutto, di trovare spiegazioni e punti di vista che, pure se giusti nel concetto, in certe situazioni sono davvero inopportuni.
Dunque quello che manca è la spontaneità, la verità di un sentimento. La capacità di far trapelare ciò che si prova da un tono di voce diverso, da un’angoscia che attraversa chilometri e non mostra nemmeno il suo volto. Solo voce. Solo anima.
E questo ho sentito ieri sera in una telefonata con mia figlia. Il suo scontro frontale con la vita e la possibilità della morte, la malattia e il dolore, la paura e la rabbia.
Scoprire che una persona con cui hai condiviso lavoro tempo difficoltà sorrisi ora sta iniziando un percorso forse senza ritorno, ti può distruggere. Alla tua età cara Camilla, non sei ancora pronta per pensare alla morte. Alla sua possibile presenza.
E questa tua paura, questo tuo dolore improvviso per un amico più giovane di te ti ha sommersa. Me ne hai parlato in un solo fiato, mi chiedevi spiegazioni, come se io potessi avere la risposta per questa bruttissima storia di cancro che ancora una volta colpisce un giovane. Lo aveva già messo alla prova con l’amputazione di una gamba, ma non era bastata a fermarlo. “Mamma viene a lavorare come noi, viaggia, zompetta e va…” così mi avevi raccontato la prima volta che eravate andati insieme ad un evento. Mi avevi parlato della sua forza, della sua voglia di imparare, di quanto avesse apprezzato i consigli che gli davi e di come li avesse poi messi in pratica. Tu hai insegnato a lui il lavoro, lui ti ha dato lezione di vita.
Ora che non lo vedi più da tempo e ti hanno detto che la malattia è tornata e non si lascia combattere, sei disperata. Continuavi a ripetere “Ha 18 anni”.
E io lì non ho avuto nessuna barriera per difendermi dalla tua angoscia per una vita in pericolo, per la tua giovane disperazione, per lo scontro frontale che stavi vivendo.
“Cosa devo fare?” mi hai chiesto. “Gli scrivo qualcosa?” D’istinto ti ho risposto “Si”
Perché è giusto raccontare ad una persona così giovane e forse senza futuro che la sua breve vita è servita a qualcuno. Che la sua forza è stata d’esempio e il suo coraggio non sarà dimenticato. Che lamentarsi di un oggetto rotto o che non abbiamo, è un’offesa per chi non ha gambe o mani o occhi e continua a vedere e a cercare di andare avanti. Con quello che ha.
Perché la vita ha un inizio e una fine, questa è l’unica certezza, l’unica verità assoluta, l’unica giustizia imparziale. Ciò che conta è quello che lasciamo nel corso del tempo a noi concesso. Non ci sarà nessun portafoglio e nessuna arroganza, nessun gesto finalizzato ad interessi che ci renderà immortali; solo l’amore, la capacità di donare e di essere esempi.
Perché so che tu, questo ragazzo, non lo dimenticherai mai. Qualunque sarà il suo destino. Se avverrà un miracolo, o se la sua corsa finirà prima. Questi sono gli incontri speciali che ti cambiano la vita ma che non devono spaventarti.
Quel dolore che mi hai buttato addosso da così lontano era talmente vero e forte che mi ha travolta. Ti ho abbracciata con braccia che hanno attraversato montagne chilometri mare, ma so che sono arrivate fino a te perché non ti ho nascosto la mia di angoscia. Non ci sono falsità di fronte a queste notizie e a questi dolori.
La morte ci appartiene. Sembra sempre troppo presto quando la conosciamo, ma dobbiamo saperla affrontare. Se le daremo il giusto valore, il giusto posto, impareremo anche a vivere una vita migliore.
Si nasce e si muore. È un percorso di lunghezza sconosciuta per cui prima cominciamo a comportarci bene, prima sapremo di essere pronti ad incontrarla.
- Addio fantasmi – Nadia Terranova
- Associazione Cuba World, un calendario per la solidarietà.