Una vita a foglietti

Tentazioni di penna

pennaCava 20/11/13

Voi mi tentate. Troppo.

Io comincio una giornata bella e tranquilla. Mi sento buona, ho il primo pensiero per i miei adorati libri, i miei ricordi, i sogni che tornano a farmi sorridere e poi …

Poi sbatto nella realtà di altre parole, di altri pensieri che, come è giusto che sia, perché è quello che mi auguro sempre possano fare anche i miei, mi fanno pensare!

E se penso, devo tradurre su un foglio, mi dispiace per voi.

I pensieri pensati da altri riguardano Renzi. Il modo ironico in cui si parla dei suoi programmi, di quello che vorrebbe realizzare e che ovviamente non si fa in quattro e quattr’otto.  E sui tempi siamo d’accordo. Anche quando dobbiamo ripulire la soffitta speriamo in una bacchetta magica che faccia risplendere tutto. Ma non c’è. Bisogna sporcarsi, impolverarsi, rompersi la schiena e poi si vedranno i risultati. Ma banalmente dico: se non comincio mai, mai finirò.

E allora stamattina quelle parole mi sono sembrate di sfottò, quasi di derisione verso chi parla di qualcosa che si dovrebbe fare e che vorremmo tutti. Concorsi veri, tagli alle pensioni d’oro, riduzione degli sprechi, anche il rispetto per l’ambiente e il traffico, si. Sono tutti i nostri sogni. Anche vedere il baffo che diminuisce la spocchia non sarebbe male, ma quello migliorerebbe l’umore, non la realtà.

E questa volta l’altra penna mi ha dato l’idea di voler far male. Preciso che dubbi verso Renzi ne ho anche io, come ne abbiamo per tutti oggi. Il salvatore della patria non credo che lo vedremo facilmente all’orizzonte, ma una parvenza ci serve. Uno spiraglio di qualcosa che porti almeno speranza per una nuova generazione che avanza. Ci sono troppi vecchi lassù (e in genere dovrebbero essere più giù). C’è troppa gente che ha le mani in pasta in tutta quella che è la storia italiana, recente e non. E troppi interessi e intrecci, abbiamo visto bene a cosa portano.  Mi sarei aspettata forse stamattina un’altra cosa da quella penna: forse sapere di chi è la firma sotto il documento che ha reso segreto di stato l’avvelenamento di chilometri e chilometri quadrati di regioni che in sedici anni hanno visto nascere case e paesi, ma anche morire centinaia di persone che avevano avuto la colpa di non sapere. Questo non mi avrebbe fatto scrivere altro, era già abbastanza.

Siamo messi male, lo sappiamo bene, ma se siamo pronti a criticare tutto, cerchiamo anche di dare una via d’uscita. Chiedevamo la riforma elettorale, la facessero. Poi se ci sarà altro di buono, che non cavalchi nessuna onda personale, non tuteli nessun’altra lobby di potere, si faccia avanti e proponga.

La speranza è che non avremo perso del tutto, nell’attesa, l’istinto verso il buono. Non l’optimum, ma il meno peggio.

Siamo ridotti a questo, ma non toglieteci anche questo.

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