Arte, Mito, Costume, Pensiero, Emozioni: una Vita nel mondo a colori dell’Agenda 2021 di Gabriella Pastorino
L’editrice Gabriella Pastorino e la sua famiglia, Pasquale Di Domenico e le sue radici, Franco Bruno Vitolo e la sua competenza: con questi presupposti, non potevo non cogliere l’opportunità per ospitare questa recensione di un lavoro che da quattordici anni, regala perle di letteratura. Faccio quindi solo gli onori di casa, pubblicando, con molto piacere, l’articolo a firma di Franco Bruno Vitolo.
Battipaglia – Cava de’ Tirreni
Si è vestita a festa l’Agenda 2021 di Gabriella Pastorino e della sua Casa Editrice Noitré.
Si è vestita a festa, pur in quest’anno in cui c’è ben poco da festeggiare, si è vestita di colori, pur nel tempo più grigio della nostra storia repubblicana. E ci porta, pur se solo nell’immaginario, una gradita ventata di vitalità, a cominciare dalla copertina, con quel sorriso dietro il ventaglio che è ben più corroborante di un ipotetico sorriso dietro una mascherina. Dopo tredici edizioni, infatti, per la prima volta l’Agenda è stata pubblicata in quadricromia su carta bella lucida e sgargiante.
Ed è decisamente un bel vedere, così come lo è la successioni delle immagini scelte per l’occasione, imperniate, a seconda dei giorni e dei mesi, sulle suggestioni delle opere del Caravaggio, sugli spettacolari vestiti del sarto Roberto Capucci, sulle pose bucascena dei protagonisti del Mondo Drag, sulla fantasia a colori per eccellenza, quella del mondo greco antico e dei suoi miti, sulle scenografiche illustrazioni dello zodiaco buddista e le misteriose, affascinanti e per certi versi “nostre” visioni del mondo di ispirazione cinese.
Luci e colori veri, concreti, che nello sfoglio delle pagine spupazzano le pupille e ben si sposano sia con la tradizionale serie di poesie, racconti, prose di meditazione, sia con le variazioni cromatiche dei sentimenti, delle riflessioni a tutto campo, delle notazioni satiriche, e stavolta perfino del tifo azzurro di un dodicenne tifoso napoletano.
È una bella squadra, quella di Gabriella Pastorino, (foto in alto) composta da affezionati amici dell’Agenda, come sua figlia Neve Pastorino, esperta della Cina e autrice di una delle sezioni più suggestive, come Beatrice Immediata, suora paolina, delicata poetessa di Dio e dell’Uomo, Jole Palumbo, delicata ricercatrice dei “giardini dell’uomo”, Donatella Palazzo, la psicologa che si affaccia con gli occhi che brillano sul significato dei miti, la nipote Elodie Yecko, tradizionale “mademoiselle ouverture dell’Agenda”, il collaboratore principe Pasquale Di Domenico, (foto in basso) il vate della sua “Terra Natia” (Sant’Anna di Cava de’ Tirreni), portatore e cantore sano di valori e lavori che danno colore e calore alle comunità. Accanto a loro, qua e là, giusto per dare lampi di creatività, dei “top player” come Pablo Neruda, Padre Turoldo, Cesare Pavese, Garcia Marquez, Eva Cantarella, Charles Baudelaire, l’Antico Testamento, di cui la curatrice ha saputo scegliere frammenti uno più coinvolgente dell’altro.
Già, le scelte… In un’antologia non solo rappresentano l’aspetto più eclatante, la bellezza più o meno avvolgente, ma permettono anche di cogliere nel filo rosso che cuce la loro varietà il messaggio di fondo e lo spirito che il curatore o la curatrice vogliono trasmettere, o che il lettore riesce a captare, o forse anche ad immaginare, nel suo approccio.
In primis, lo scoppio liberatorio del colore di oggi rispetto ai chiaroscuri del bianco e nero di ieri è l’eruzione anche visiva di quel vulcano che ci bolle dentro, è il trionfo della libertà espressiva, è la pittura in policromia della vita che riescono a fare le nostre pupille quando sono messe in libera uscita dai fermenti dell’anima. È qualcosa che risponde alle regole ma nello stesso tempo se ne divincola emettendo urli di emozione, costeggiando a braccia alzate il fascinoso pendio della trasgressione, o almeno della ricerca autonoma dell’alternativa.
Ferme restando tutte le considerazioni storiche e culturali, non possiamo non pensare a questo di fronte agli svolazzi di musicali colori degli ingegneristici vestiti del sarto Capucci, che sapevano esaltare l’eleganza ma anche suggerire le fantasie a colori della femminilità. E Caravaggio, con la sua innovativa ricerca della luce e quel suo “scandaloso” e tanto umano e realistico connubio di realismo terreno ed evocazioni divine, non è forse l’emblema di una rivoluzione nell’arte, che sublima, come ben chiarisce la “Maestra Gabriella”, gli eccessi di una vita ai confini del pudore e della legalità, ricca di cadute etiche ma anche di verità in volo?
Rientra nel messaggio “catartico” anche la storia colorata di fantasia, fin dai suoi primi maxieventi, come la madre di tutte le guerre, la guerra di Troia, raccontata con le parole della tradizione-traduzione di Vincenzo Monti, e analizzata con uno sguardo “storico-letterario” che va ben oltre il superficiale e stereotipato casus belli del capriccio sessuale di Elena “di Troia”. Questa storia è unita all’interpretazione dei grandi miti del mondo classico, che vanno dalle divinità olimpiche umanizzate e tanto diverse dalla nostra umanità “spiritualizzata a immagine e somiglianza del divino” fino ai mitici amori di Orfeo ed Euridice e Amore e Psiche, carichi di sentimento e di passione e anche di resilienze dagli inferi o da situazioni infernali, il che non guasta.
In questa rivisitazione c’è un tocco alternativo molto “pastorinico”: un tocco stimolante, offerto dall’attenzione sacrosanta rivolta alla figura di Tersite, il brutto e deforme guerriero preso a nerbate da Ulisse per aver osato contestare i sacrifici degli umili nella guerra degli aristocratici, che viene visto come il primo esempio di disabilità che si erge a protagonismo ed a voce di verità. Ed è anche un esempio opportuno di brutto e cattivo che dice cose giuste, in controtendenza rispetto alla tradiziona kalokagathìa greca.
Non c’è poi bisogno neppure di evidenziare quanto fuori schema, sia pure non disinserito dall’ordine costituito, possa essere il Mondo Drag, di coloro che amano vestirsi vistosamente e vivere “da ragazze-donne”, pur rimanendo se stessi e comunque urlando l’importanza di essere trattati prima di tutto come persone. Due esempi per tutti, e ben noti: i protagonisti de “Il vizietto”, la storia ambientata nel mondo del travestitismo portata sullo schermo da Michel Serrault e Ugo Tognazzi, e soprattutto Mauro Colucci, che tante volte si mostra come Platinette e ci tiene a non perdere nessuna delle due identità, in pieno rispetto della sua dignità
A fare da cornice, e forse anche da pennello, come sempre, il tocco personale della Pastorino, il suo essere donna, e donna di cultura, comunque persona autonoma, anche oltre la sua dimensione di genere. Basti seguire il filo di amore ora carnale ora spirituale che lega le poesie di autori noti, le pennellate nelle scelte o nei commenti delle frasi latine sparse qua e là (per tutte, il dissentire dall’opportunità del pensare secondo il senso comune rinunciando al proprio cervello). E, nelle varie tappe, scoprire in un racconto della Palumbo la coscienza di liberazione dal compagno “egotista” nei silenzi della quarantena, oppure, nel brano di Marquez, il valore della donna intelligente che non ha bisogno del corollario della bellezza, per finire alla consacrazione della Notte di Natale, con il brano di Gibran che esalta la bellezza interiore, profumata sempre, a dispetto dell’età, e non certo caduca come quella esteriore.
Insomma, ancora una volta la Pastorino attraverso l’Agenda si diverte a “scrivere un copione”, sfidandoci ad esplorare un mondo, giorno dopo giorno e poi legando tutto insieme, senza mai perdere una sola scena dello spettacolo che ci si pone davanti. Uno spettacolo prismatico e variegato, tanto che ad immergersi negli intrichi tematici dell’Agenda ci sarebbe da continuare all’infinito e di lasciarsi incastrare in uno straniante labirinto.
Per questo lasciamo al lettore il gusto di esplorare un sì accattivante dedalo e, magari, uscirne con la voglia di volare, in stile Icaro. Ma non certo con le ali di cera…
- Libertà. In un giorno di dicembre
- La Messa di Natale
Un grazie particolare a Paola La Valle e un mondo di complimenti all’inarrivabile critico letterario, Franco Bruno Vitolo. Molto affettuosamente, Pasquale Di Domenico.
Grazie a voi, che con il vostro impegno, tenete sempre aperte finestre di sapere…
Ed ancora una volta rimango interdetta dinnanzi alla capacità introspettiva di Franco Bruno Vitolo: Che io commenti i canti Apache, o le cupe malinconie di Kavafis, o tenti l’azzardo di una poesia, scopre sempre il mio sentire, quello che generalmente nascondo.
Grazie a Franco Bruno Vitolo per l’attenzione prestata al mio lavoro e grazie alla signora che “mi” ospita sulla pagine nate dai suoi studi e dal suo palese amore per la Cultura.
Gabriella
Ottime riflessioni Gabriella, quelle su Franco Bruno; con questi presupposti, come avrei potuto, non ospitarvi? Benvenuti
Thank you!!1
La conosco da soli tre anni l’agenda della professoressa Pastorino, e so che mi sono persa molto. È un piacere sfogliare quelle pagine, pare di partecipare a un incontro ravvicinato per creare sinergia tra le arti e la cultura.
E scopro tanto.